La grande lezione che viene da un’enea dell’amazzonia. Grazie, “Avvenire”  

0 0

Non so se sarà una delle foto dell’anno. Di sicuro quella pubblicata  da “Avvenire” nella sua edizione del 13 gennaio è una delle foto “del giorno”: tra le più significative, emblematiche; sarebbe bello se ne venissero ricavate cartoline, manifesti: accompagnate con il titolo da voi scelto: “L’Enea d’Amazzonia fa vaccinare il padre. Il gesto del giovane riproposto come monito”. E con l’incipit del bell’articolo di  Lucia Capuzzi: “Ha caricato il padre disabile Wahu sulle spalle. L’ha legato con il suo jamanzim, una portantina di corde intrecciate, e s’è messo in viaggio. Un passo dopo l’altro, ha camminato nella foresta fitta per dodici ore – sei all’andata e altre sei al ritorno . guadando ruscelli, arrampicandosi su pendii scoscesi, schivando rami-trappola. Ha scavalcato le barriere vegetali e, soprattutto, quelle culturali. Non è stato facile per Tawy, 24 anni, indigeno…”.

Che straordinaria “lezione” di vita e di etica ci viene, in queste ore, da questo giornale e da questo Pontefice che di tutta evidenza vi ispira: “Pensando “a tanti padri, a tante madri, a tante famiglie che scappano dalle guerre, che sono respinte ai confini dell’Europa e non solo, e che vivono situazioni di dolore, di ingiustizia e che nessuno prende sul serio o ignora volutamente…questi padri, queste madri…per me sono degli eroi perché trovo in loro il coraggio di chi rischia la propria vita per amore dei propri figli, per amore della propria famiglia…”.

Anche il più irriducibile e incallito dei laici e anticlericali ai quali appartengo, non può non riconoscerlo e inchinarsi: riverente e riconoscente. Tutto questo in ore, in giorni in cui un “semplice” invisibile virus spazza via tutte le nostre certezze: se una cosa questa pandemia insegna (dovrebbe insegnare), è che il virus non è “solo” uno spartiacque storico, un mutamento epocale: “prima” del Covid; “dopo” il Covid (questo l’abbiamo capito? E’ il passaggio dall’Evo medio al rinascimentale; la scoperta dell’America, che cambia tutto; gli ordigni su Hiroshima e Nagasaki…).

Si dovrebbe davvero cambiare di mentalità: uscire dalle nostre anguste caverne mentali. Virus ed emergenza ambientale: sono questi i due “detonatori”: effetti e cause insieme di un mutamento che forse non è azzardato definire antropologico.

In queste ore in tanti hanno ricordato – giustamente – David Sassoli, la sua idea di comunità al di là dei confini nazionali: “L’Italia è diventata un laboratorio per l’Europa. Il Pnrr è una scommessa che non possiamo perdere, perché il suo successo sarà la vittoria dell’Europa della solidarietà su quella del rigore, che sta osservando in silenzio e non vede l’ora di tornare. Sarà il rafforzamento degli europeisti sui sovranisti che in questo momento sono stati messi nell’angolo”.

E’ tempo di recuperare grandi maestri: gli Ernesto Rossi, gli Altiero Spinelli, gli Eugenio Colorni, quel loro/”nostro” “Manifesto di Ventotene”, frutto e fonte di tante “culture” che si intrecciano, intersecano, ibridano: da Luigi Einaudi a Ignazio Silone; Carlo Cattaneo e poi Konrad Adenauer, Alcide De Gasperi, Robert Schuman; perfino Winston Churchill, che lucidamente capisce come l’impero della “dear old England” è finito; riattualizzare quella straordinaria intuizione che si chiama Stati Uniti d’Europa: quella comunità che vorremmo e non riusciamo a essere; che per “essere”, occorre rilanciare: perché quell’orizzonte appare già superato, insufficiente. C’è un “Est”, c’è un “Sud”, c’è anche un “Ovest” che ci riguardano, coinvolgono, di cui siamo “parte”, ci piaccia o no.

Il Covid dovrebbe farci ragionare come già all’indomani della seconda guerra mondiale, cominciarono a pensare Giuseppe Antonio Borgese (uno dei tredici professori universitari che non giurarono fedeltà al regime fascista e per questo loro NO vennero licenziati in tronco), assieme al gruppo di eminenti giuristi dell’università di Chicago: nientemeno che “Una Costituzione per il mondo”. Iniziativa che ottenne il plauso, il consenso e il sostegno di Thomas Mann e, in Italia, di Piero Calamandrei. Costituzione: cioè diritto: diritto al diritto, e diritto alla conoscenza, presupposti per una uguaglianza nella democrazia: quello che nei suoi ultimi anni, instancabile, ci raccomandava Marco Pannella di cui si ricorda la “prassi”, e molto meno la “teoria” che ne era parte inscindibile.

Virus ed emergenza ambientale: sono questi i due “detonatori”: effetti e cause insieme di un mutamento che forse non è azzardato definire antropologico.

Conforta che ci siano giornali come questo “Avvenire” “presenti”, e in quei “luoghi” dove tanti sono invece, per scelta o incapacità, “assenti”.


Iscriviti alla Newsletter di Articolo21