Sul posto di lavoro, si continua a morire…

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Altri tre morti sul lavoro e questa volta a Torino. É successo due giorni fa. Quella che segnaliamo oggi con ritardo è una strage quotidiana che denunciamo e da tempo.

La triste lista ufficiale dei morti è ferma a ottobre e ci dice che dopo i primi dieci mesi dell’anno i morti sul lavoro hanno superato la soglia dei mille.

Al dato di questa mattanza quotidiana, inarrestabile e con una media di 3 vittime al giorno, si devono aggiungere le decine di vittime degli ultimi due mesi.

L’ultima tragedia, dicevamo in apertura, ha colpito tre famglie del Piemonte e ucciso Roberto Peretto di 52 anni, Marco Pozzetti di 54 e Filippo Falotico (che di anni ne aveva solo 20); operai, lavoratori. La gru che stavano montando in via Genova (vicino al Lingotto e alla riva del Po) non ha retto, un cedimento strutturale o del suolo le possibili cause, le indagini sono in corso. Altri lavori di rifacimento… Torino è un immenso cantiere, l’accelerazione dei ponteggi per le operazioni di ristrutturazione dei palazzi è stata incentivata dalle agevolazioni governative, concesse per ristrutturare mi vecchi palazzi grazie al «bonus facciate».

Certo, non è il bonus casa (che Draghi ha prorogato con notevoli tagli) a mieter vittime, può esserlo invece la corsa all’accaparramento di appalti, una corsa che non facilita una situazione già precaria, quella della sicurezza sul lavoro. Statisticamente, poi, e senza gli accurati controlli da parte delle ditte, il bonus rischia di far aumentare la possibilità di incidenti, di infortuni e di morti.

«I cantieri edili sono come il far west», ha denunciato il segretario della Cgil Maurizio Landini, un’affermazione avvalorata dal direttore dell’ispettorato nazionale del lavoro Bruno Giordano che, intervistato dal Tg3, ha rincarato la dose: «Nove imprese edili su dieci non risultano in regola».

«Quando c’è un morto sul lavoro c’è sempre un responsabile, a volte anche più di uno», afferma invece Marco Bazzoni su Articolo 21.

«Quante volte – rileva l’operaio metalmeccanico e Rappresentante dei lavoratori per la sicurezza – abbiamo sentito dire che sarebbero necessari più controlli per ridurre gli infortuni e le morti sul lavoro; che ci vorrebbe più personale ispettivo. É stato mai fatto davvero qualcosa in questi anni affinché ciò avvenisse? Purtroppo no. I Dipartimenti di Prevenzione delle Asl (che dipendono dalla Regioni), hanno il personale ispettivo ridotto all’osso. E allora perché alle soglie del 2022 c’è ancora chi chiama queste morti: “morti bianche”? Che di bianco non hanno proprio nulla! La risposta evidente è: perché le normative per la sicurezza sul lavoro sono poco rispettate da troppe aziende».

Un dramma quello delle morti sul lavoro ben documentato e del quale poco si parla, se non quando vi è un decesso da segnalare o in occasioni di giornate dedicate, come quella del 13 ottobre, la Giornata nazionale per le vittime degli incidenti sul lavoro.

Stime recenti dell’Organizzazione internazionale del lavoro (Oil), dicono che ogni anno nel mondo sono circa 2,78 milioni le persone (tra le quali 12.000 bambini) che muoiono mentre svolgono un’attività lavorativa; in Italia si contano mediamente 1 milione di infortuni e circa 1300 decessi l’anno sul lavoro (17 mila morti negli ultimi dieci anni; dunque, facendo una media, quasi 4 morti al giorno.

Eppure, nel tempo, la diffusione di nuove tecnologie nei processi produttivi e i risultati della ricerca in questo settore (così come l’applicazione di nuove norme in materia di salute e sicurezza), hanno consentito di ridurre l’incidenza del fenomeno nel tempo. Negli ultimi cinquant’anni, infatti, si è registrato un calo progressivo di infortuni (nel 1963 i morti del lavoro erano stati 4644, un picco altissimo). Dal 2000 al 2016 il numero si è progressivamente ridotto. In questi ultimi anni, tuttavia, i decessi sono tornati purtroppo a crescere. E oggi assistiamo a un’impennata.

«La fascia di lavoratori più esposta agli incidenti è quella dei 50-60 anni – ricorda su Rifroma.it Marco Rostan -, ma anche oltre i 60… Un’altra causa è il grande aumento dei contratti precari: poca formazione, uso di imprese esterne per svolgere il lavoro, appalti e subappalti, lavori più pericolosi e condizioni peggiori per i precari, i quali tra l’altro temono di andare in malattia e di perdere così eventuali premi di produzione o miglioramenti nelle condizioni di lavoro».

Cgil, Cisl e Uil di Torino, insieme, hanno diramato un comunicato stampa nel quale ricordano che a seguito dell’ennesimo tragico esito mortale, invitano, coloro che lo vorranno, domani (martedì21 dicembre) a un presidio di fronte alla Prefettura di Torino, in piazza Castello alle 15.

La tragedia della gru via Genova a Torino fa salire a 40 i morti sul lavoro in Piemonte nel corso del 2021.
(Foto Avvenire)


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