Uomini di stato o ultràs?

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E’ sorprendente verificare quanti illustri soloni garantisti e magnanimi scendono in campo quando si tratta di giustificare o addirittura difendere uomini legati al potere coinvolti in storie poco chiare. L’ultimo caso della lunga serie, Morisi e la droga, ha agitato le coscienze tanto da far scrivere a qualcuno che ‘il moralismo rischia di uccidere la morale’. Nulla quaestio su questo modo di leggere fatti di cronaca prima ancora che si pronunci la magistratura; ma la domanda che immediatamente sorge spontanea in chi non fa differenze tra uomini e donne sulla base del loro, diciamo così, ‘peso specifico’, è che gli stessi soloni ipergarantisti spesso sono assenti, perché distratti o disinteressati, quando le stesse vicende riguardano uomini e donne senza ‘agganci’. Il caso emblematico, ricordato in questi giorni, è stato quello di Stefano Cucchi; ma quanti altri casi simili sono stati ignorati? Perché la vicenda di Stefano venisse finalmente ‘letta’ e interpretata con correttezza c’è voluto l’indomito coraggio di sua sorella Ilaria e la determinazione di magistrati inquirenti e giudicanti. Per anni è stata trattata solo come ‘la morte di un drogato’. Ora a sostegno di Morisi scende in campo la cavalleria, guidata dallo stesso Salvini che mette in dubbio tutto, compresa la correttezza della magistratura. A lui ha risposto, dando una profonda lezione di umanità, la stessa Ilaria Cucchi. Dal confronto tra queste due posizioni nasce la riflessione che qui intendo proporre.

Può un politico che si candida ad essere un importante uomo di stato, dopo aver già vestito quei panni, comportarsi come un qualunque ultrà da stadio? Qual è la sua idea di governo di un Paese complesso come l’Italia, di un popolo intero, non solo dei suoi sostenitori? Perché i tanti soloni che occupano paginate intere non pongono questo problema fondamentale per il nostro futuro? Perché non cominciano a chiedergli come vede la situazione demografica italiana di fronte allo spaventoso decremento di nascite e la sua ostinata opposizione allo jus soli segno della sua idea di impedire che il Paese vada verso quella naturale trasformazione, già avvenuta in quasi tutto il mondo, in una società multietnica e multiculturale che arricchisce e non impoverisce la collettività? Se questo diventerà il futuro ‘capitano manovratore’ saremo trascinati in una alleanza con i governi ungherese, polacco, bielorusso e contro il resto dell’Unione Europea?

E se la sua principale alleata italiana sarà Giorgia Meloni, che ne sarà del suo programma di schierare le navi militari al limite delle acque territoriali italiane per fermare (come, mitragliando?) i barconi dei disperati che si mettono in mare, nascondendosi dietro l’alibi che è quello l’unico modo per fermare gli scafisti? Chi, quando, porrà queste domande invece di invadere il campo della magistratura che sta indagando sull’ennesima oscura vicenda italiana?

Certo è più comodo discettare su moralismo e morale, ma alle prossime elezioni politiche, non più tanto lontane, non dovremo giudicare Morisi e la sua vita, ma piuttosto quale qualità, quali competenze, quali progetti di progresso per il Paese avranno quelli che sceglieremo come uomini di stato, ricordando che gli ultràs spesso fanno danni anche alle loro stesse squadre.


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