Non abbiamo mai commentato una sentenza della magistratura e non cominceremo adesso. Rispettiamo i magistrati, la loro dignità, il loro ruolo essenziale all’interno della società e, naturalmente, anche le loro sentenze. Ciò premesso, esprimiamo il nostro sgomento nei confronti della sentenza di Primo grado che ha condannato Mimmo Lucano a oltre tredici anni di carcere. La sua colpa? Aver esercitato in maniera umana il proprio mandato. È colpevole, dunque, di solidarietà. Ammesso e non concesso che abbia commesso degli errori, abbiamo visto noti malavitosi condannati a pene assai più lievi.
Spiace dirlo, ma questa mannaia ci sembra francamente inaccettabile. Avvertiamo il dovere di esprimere a Lucano amicizia, affetto, vicinanza, la nostra massima stima e la più sincera gratitudine per il suo impegno e la sua dolcezza. Un uomo che ha dedicato la vita agli ultimi, restituito vivibilità a un paese destinato a morire, accolto i disperati della Terra, abbracciato i deboli e costruito un modello meraviglioso che il mondo intero ci invidiava non può essere trattato alla stregua di un mafioso.
Esistono momenti nella vita di una persona in cui è doveroso schierarsi e questo è uno di quei momenti. Ci schieriamo, pertanto, a sostegno di Lucano e della sua battaglia, ci schieriamo in favore dell’amore per il prossimo, che in questo Paese barbaro sembra essere diventato un reato, ci schieriamo affinché Mimmo non si senta solo in una situazione in cui molti gli volteranno le spalle e altri metteranno in dubbio la sua onestà. Noi no. Non abbiamo altro da aggiungere perché questa mostruosità si commenta da sola. Ci auguriamo che Lucano venga assolto in Appello e in Cassazione, ma la ferita resta aperta e il dolore non può essere riassorbito da una futura richiesta di scuse, che peraltro non arriverà mai.
Mimmo Lucano e la sua storia ci dicono chiaramente che è sotto attacco l’articolo 3 della Costituzione. Non abbiamo più la certezza che la legge sia uguale per tutti, forse non da oggi.
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