Il bagaglio di un’inchiesta. Diario dei finalisti della 10a edizione del Premio Morrione

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Dopo i viaggi, gli incontri e le pagine di appunti presi è giunto il momento dei tagli e di selezionare le varie interviste per inserirle nella nostra inchiesta video finale. Torniamo a Roma dopo un mese di viaggio nella sponda sud del Mediterraneo dove abbiamo ascoltato storie personali diverse tra loro: alcune raccontate in arabo, altre in francese e alcune anche in italiano, ma ce le siamo portate tutte nei nostri bagagli sulla strada del ritorno.

Dopo due mesi di lavoro dare vita a un video di venti minuti non è facile, ogni personaggio deve incastrarsi come un ingranaggio perfetto tra le altre parti. Continuiamo a cercare notizie e informazioni tra documenti, FOIA e registrazioni audio. Cosa lasciare e cosa invece raccontare e approfondire? Sono le domande più frequenti. Domande che ci poniamo mentre aumentano le discussioni, i caffè bevuti e i pranzi insieme con l’obiettivo di chiudere il lavoro entro la deadline di fine agosto.

 

 

Il dialogo e il confronto con i tutor diventa fondamentale e necessario. Un occhio terzo ti permette di vedere i dettagli mancanti e quelli ridondanti. Quale musiche scegliere? Quali immagini di archivio prendere? Come raccontare in maniera semplice e diretta l’intero lavoro? È il mantra di questi ultimi giorni di montaggio.

La timeline si allunga, si accorcia e si stravolge. Rivediamo la bozza del video decine di volte con la sensazione di non essere mai sazi del lavoro finale. Nel frattempo la nostra estate avanza tra interviste dell’ultimo minuto e il caldo torrido romano. Ma la soddisfazione nel vedere il prodotto finale, frutto di lavoro e fatica, è indescrivibile.


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