Giornalismo sotto attacco in Italia

Fnsi Anso e Fisc firmano il contratto di lavoro giornalistico per l’editoria locale

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Federazione nazionale della Stampa italiana (Fnsi), Federazione italiana settimanali cattolici (Fisc) e Associazione nazionale stampa online (Anso) hanno sottoscritto oggi il contratto nazionale di lavoro giornalistico per le testate periodiche a diffusione locale e per le testate online locali. Il nuovo contratto entrerà in vigore domani, 1° luglio, e avrà durata triennale.

Numerosi gli elementi di innovazione. A cominciare dalla flessibilità delle mansioni, che va nella direzione di allargare l’attività giornalistica a nuove professionalità necessarie per lo sviluppo digitale. Vengono inoltre rafforzati diritti e tutele sindacali e definito il protocollo per regolare lo smart working.

Anche nella parte che riguarda il lavoro autonomo sono state fissate regole per definire, anche sotto il profilo quantitativo, l’ambito entro il quale devono essere contenute le attività di collaborazione e di lavoro autonomo, con la previsione di procedure per impedire che il ricorso a queste forme di inquadramento serva a mascherare il lavoro subordinato.

Nella parte economica sono previsti aumenti in busta paga rispetto ai minimi dell’accordo temporaneo sottoscritto a ottobre 2020, che a regime saranno compresi fra 80 e 120 euro.

«Il contratto accoglie le esigenze di innovazione e flessibilità, essenziali per stare al passo con i cambiamenti che il settore dell’informazione sta già affrontando e dovrà affrontare nei prossimi mesi», commenta Raffaele Lorusso, segretario generale della Fnsi.

«La transizione al digitale – prosegue – è un passaggio ineludibile, ma non può diventare l’occasione per precarizzare e indebolire ulteriormente il lavoro. Per queste ragioni vengono rafforzati i diritti e le tutele per i giornalisti. Anche sul fronte del lavoro non dipendente sono stati introdotti elementi innovativi volti a evitare che i contratti di collaborazione vengano utilizzati per mascherare il lavoro subordinato e sfruttare i colleghi. È stato così sancito un principio di civiltà e di equità sociale, che ci auguriamo possa essere mutuato al tavolo governativo per la definizione dell’equo compenso, per il quale fino ad oggi alle parole non sono seguiti i fatti».


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