La cultura maschilista è un problema, non un equivoco

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Rula Jebreal ha rifiutato all’ultimo minuto l’invito di PropagandaLive e sui tribunali social è partita la solita campagna denigratoria, perché la giornalista avrebbe dato prova di poca professionalità, negando la sua presenza last minute senza averne a priori alcun diritto. Eppure la Jabreal ha spiegato la sua defezione in un tweet: “7 ospiti… solo una donna. Come mai? Con rammarico devo declinare l’invito, come scelta professionale non partecipo a nessun evento che non implementa la parità e l’inclusione”.

Il direttore di La7, Andrea Salerno, le risponde parlando di “equivoco”, ma è veramente difficile equivocare i dati reali sulla presenza femminile nei principali talk show italiani.

Nel 2020 le figure femminili sono state in media il 32% a fronte del 68% di ospiti maschili. Quindi lungi dall’essere un equivoco, è un vero e proprio problema culturale, come conferma anche il Global Media Monitoring Project che dal 1995 controlla l’incidenza  femminile nel sistema della comunicazione.
Quello che emerge è disarmante. Sulle prime pagine dei quotidiani le firme femminili sono solo il 20% rispetto all’80% di quelle maschili e le donne “in copertina” sono state solo il 17% contro l’83% delle presenze maschili.
Per non parlare dell’informazione politica, per cui le donne sono l’8% rispetto al 91 % degli uomini.
Tranne quando si parla di vittime, perchè allora le donne nei palinsesti raggiungono il 48% e addirittura al 70% quando si tratta di tratta di casalinghe o di accudimento dei figli.

Altro dato significativo proviene dal numero di donne nell’informazione televisiva.
Il Tg1 è il più ” virtuoso” con il 19% e quello più penalizzante è proprio quello di La7.
Allora di nuovo si pone la questione culturale, per cui si reputa che l’invito di una donna ad un evento sia un impegno sociale “demagogico”, oppure peggio una necessità convenzionale alla quale si è costretti per evitare critiche.

Le donne non sono una “minoranza” da valorizzare o sulla quale richiamare l’opinione pubblica.
E soprattutto non si può continuare a fornire della figura femminile la consueta immagine negativa poco professionale e incompetente.
Perché questo è il messaggio che passa quando Diego Bianchi dal suo palco implicitamente colpevolizza la Jabral, rassicurandola con tono paternalistico che le presenze nel suo programma sono scelte solo in base al livello di competenza.
Quindi poche donne presenti in TV significa poca bravura?

Per rispondere alla provocazione di Rula Jebreal mi permetto di suggerire a La7 un bel reportage sulla condizione e sulle opportunità delle donne oggi in Italia.
Sarebbe bello che Diego Bianchi replicasse a chi come la Jebreal ha notato la poca cultura femminile del suo format, preparando un bel servizio su come devono combattere le donne oggi in Italia per vedersi riconosciuti i propri diritti, dal lavoro alla giustizia.
Perché questa è una grave emergenza sociale della quale PropagandaLive si dovrebbe occupare proprio come giustamente fa delle altre, dalla ricostruzione post terremoto allo sfruttamento lavorativo dei migranti.
Magari Zoro capirebbe anche le ragioni della collega, invece di pubblicamente solo lamentarsene.


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