Ora basta! Le intercettazioni sono un valido strumento d’indagine non di bavaglio per i giornalisti. Attendiamo risposte dal Governo

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Potrebbe interessare tutte le inchieste ed i processi in corso sulle Ong o nei confronti di chi si prodigava o continua a farlo per l’accoglienza ai migranti. E’ un’ipotesi, ma proprio perché è tale sia il Ministero della Giustizia che dell’Interno dovranno far luce al più presto su quanto sta emergendo dai vari brogliacci delle inchieste. Giornalisti intercettati per aver parlato con persone sottoposte ad indagini, spesso concluse con non luogo a procedere o per aver contattato gli avvocati. Quanto pubblicato oggi dal quotidiano Domani, a firma di Enrico Fierro, sui giornalisti intercettati dalla Procura di Locri è ancor più grave rispetto ai fatti di Trapani, perché conferma che la questione immigrazione è questione sensibile per certa politica in particolare per chi ha imbastito campagne elettorali su presunte invasioni creando ad arte un clima di paura.

Conosciamo bene la vicenda di Mimmo Lucano, per averla raccontata più volte sul nostro sito, più volte è stato da noi intervistato. L’ abbiamo seguito prima dell’inchiesta, per conoscere meglio il modello Riace,apprezzato in tutto il mondo, ma abbiamo seguito soprattutto la sua vicenda giudiziaria. A partire dal 2016, quando iniziarono le prime ispezioni dalla Prefettura di Reggio Calabria che fecero poi scattare le indagini da parte della Procura di Locri. Anche in quel periodo abbiamo intervistato Lucano diverse volte. Alcune accuse scritte in quei rapporti sono successivamente risultate infondate, come emerso durante il dibattimento del processo all’ex sindaco ed alcuni ispettori sono anche finiti nel registro degli indagati per altre inchieste sempre riguardanti controlli presso centri d’accoglienza. Non solo: molte delle accuse mosse a Lucano sono cadute durante le varie udienze e diversi testimoni dell’accusa si sono trincerati dietro un “non ricordo”.

Per questo è importante ora conoscere nei minimi dettagli come si sono svolti i fatti. Per questo l’intero Governo deve sentirsi impegnato a dare delle risposte. L’attacco alla libertà di stampa ed all’articolo 21 della nostra Costituzione è palese. Le intercettazioni sono un valido strumento d’indagine, ma a nessuno può essere concesso di trascrivere dialoghi che i giornalisti hanno con le proprie fonti o i propri avvocati, o ancor peggio quando le telefonate sono private. Per questo è necessario mobilitarsi per sensibilizzare l’opinione pubblica affinché, come ha scritto nell’editoriale il direttore del Domani Stefano Feltri, possa compiere un’azione di monitoraggio “per evitare che politica ed autorità giudiziaria ne abusino”.


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