A proposito di Covid e “Titolo V”

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Mettiamo in fila le cifre dei decessi Covid della settimana che ci si è lasciati alle spalle:

domenica: 331 morti;
sabato 334 morti;
venerdì 718 morti;
giovedì 487 morti;
mercoledì 627 morti;
martedì 421 morti;
lunedì 296 morti…

Più di tremila decessi, e si parla di quelli ufficiali. Ogni giorno è come se precipitasse un aereo Roma-New York, o venisse cancellato un paese.

Nei primi tempi sui giornali si pubblicavano nomi, fotografie, storie; ormai a queste cifre sembra ci si sia fatta l’abitudine.

E’ così, o è scattata una sorta di consegna: per non creare “ansia”, non dare troppa enfasi alla cosa (e infatti nei notiziari TV la cifra è “affogata” a tante altre, un cenno e via: “voltiamo pagina”)?

Restiamoci, invece, nella pagina:

su questi tremila e passa di decessi di questa ultima settimana, si dovrebbe saperne di più: dove si muore? In quali regioni e città? Si tratta di anziani (e quale età?) o mezza età? Che tipo di altre patologie presentavano? Cosa facevano, come attività lavorativa? Ecco, qualche dato in più aiuterebbe a capire il fenomeno.

Certo, per quel che riguarda i giornalisti questo comporta andare nei luoghi; parlare con operatori, raccogliere testimonianze e notizie; fare interviste, colloqui con esperti e scienziati direttamente impegnati nel lavoro scientifico su una data questione…Lavorare, insomma. Studiare, non foss’altro per piantarla di continuare a ritenere che siano la stessa cosa “vaccino” e “siero” (piccola cosa, questo errore; ma rivelatore dell’ignoranza di tanti che si occupano della questione).

Poi bisognerebbe avere direttori non animati dalla fregola dell’arrivo quaranta secondi prima io, e poco importa se si tratta di una corbelleria; disposti a investire qualche euro su queste inchieste…

Un appello a giuristi e studiosi di cose legislative: la riforma del titolo V confezionata in modo frettoloso e imbecille nell’illusione di frenare l’irrompere della Lega sulla scena politica, produce, giorno dopo giorno, i danni e i guasti che vediamo. I “governatori” (e bene sarebbe tornare alla ormai perduta dizione: “Presidenti di regione”), non possono continuare (come fanno) a procedere in ordine sparso, ognuno per proprio conto: vale per tutti, si chiamino De Luca o Bonaccini, Fontana o Toti. Non si è mai visto combattere una guerra (così viene comunemente definita da tutti), dove lo Stato Maggiore dice e dispone una cosa, e i mille caporali fanno quello che pare a loro.

Ecco una cosa da apprendere da questa Pandemia: quel titolo V, così come l’hanno confezionato, non funziona, non va. Si cominci a pensare a come riformare (bene) la (pessima) riforma.


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