Coronavirus: riflessioni sul 2020, un anno che ha segnato la storia

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Il 2020 sarà ricordato per sempre come l’anno del Coronavirus. Difficile dimenticare la sofferenza e l’impatto che ha avuto questo virus sulla vita di ognuno di ogni cittadino del mondo. Molti si sono ammalati, altri sono riusciti a guarire e altri ancora purtroppo sono morti perché non hanno avuto la forza per sconfiggerlo. Alcuni erano fisicamente provati da patologie pregresse altri ancora invece stavano bene. Si, proprio così, il covid non seleziona le proprie vittime in base a criteri unici, non le sceglie solo ed esclusivamente sulla base di una determinata fascia di rischio. No. Il covid può colpire chiunque, dal soggetto con il fisico più atletico e ben curato alla persona fortemente provata da patologie pregresse. E’ stato un anno difficile il 2020, segnato da un lockdown che ha chiuso tutti in casa per diversi mesi, facendo cantare intere città dal balcone al grido di “andrà tutto bene”, mentre i medici, gli infermieri e operatori socio sanitari lavoravano senza sosta lungo le corsie ospedaliere, giorno e notte, per salvare le vite. Tanti gli anziani morti, tanti i medici che si sono ammalati e poi non ce l’hanno fatta. Eroi di una guerra silenziosa che è stata combattuta in trincea da operatori diligenti, in camice bianco, sempre pronti ad aiutare il prossimo.

Il Coronavirus ha avuto un forte impatto anche sul mondo del lavoro: scuole chiuse, smart working, home delivery ma non tutti sono riusciti a sostenere questi cambiamenti. Piccoli e grandi imprenditori hanno dovuto abbassare per sempre la saracinesca delle propria attività perché non disponevano delle risorse necessarie per sostenere le spese di ripartenza e di adeguamento delle loro strutture con le apparecchiature per la sanificazione. Tante famiglie sono finite in rovina e hanno perso tutto. Tanti gli aiuti per le famiglie in difficoltà che non potevano neppure permettersi di fare la spesa o mettere sul tavolo il pranzo con la cena. Per tutti loro è stata garantita la consegna a domicilio della spesa tramite volontari, da parte dalle amministrazioni comunali, da enti privati o ecclesiastici. Nessuno è rimasto solo.

Mascherine, guanti e gel igienizzante, sono elementi che durante questa pandemia tutti hanno imparato a conoscere. Oggi fanno parte della quotidianità. Durante una prima fase non è stato semplice trovarli: le corse in farmacia con l’autocertificazione in mano per trovarli senza alcun esito, i prezzi altissimi su internet e poi ancora i tutorial e le istruzioni in TV per la costruzione casalinga delle mascherine. Tutti volevano il dispositivo e tutti si proteggevano da questo virus silenzioso e invisibile, comparso per la prima volta nel dicembre 2019 a Wuhan, una metropoli di 11 milioni di abitanti che si trova nella provincia di Hubei. In poche settimane, la metropoli cinese diventava l’epicentro di una pandemia mondiale. Gli occhi del mondo venivano subito puntati sul mercato di Wuhan e le teorie a riguardo diventavano tante, talvolta anche spropositare. Il virus si allargava a macchia d’olio, velocemente e in tutto il mondo. Il Coronavirus –ricordiamo- viene scoperto in Italia il 21 novembre 2019. Gli aeroporti chiudono, chiudono i voli con la Cina, la gente inizia ad indossare la mascherina e ad uscire sempre meno. La paura è tanta, la normalità viene interrotta improvvisamente. “Era in quel giorno morta di peste, tra gli altri, un’intera famiglia. Nell’ora del maggior concorso, in mezzo alle carrozze, i cadaveri di quella famiglia furono, d’ordine della Sanità, condotti al cimitero suddetto, sur un carro, ignudi, affinché la folla potesse vedere in essi il marchio manifesto della pestilenza. Un grido di ribrezzo, di terrore, s’alzava per tutto dove passava il carro; un lungo mormorìo regnava dove era passato; un altro mormorìo lo precorreva. La peste fu più creduta: ma del resto andava acquistandosi fede da sé, ogni giorno di più; e quella riunione medesima non dové servir poco a propagarla.”
(Alessandro Manzoni, Promessi sposi, capitolo XXXI, descrivendo l’epidemia di peste)

Ci sono stati anche altri eventi che hanno segnato il 2020 come gli incendi in Australia, l’uccisione di George Floyd da parte di un poliziotto a Minneapolis e la nascita del movimento “Black Lives Matter”, la petroliera giapponese Wakashio che ha riversato 3.800 tonnellate di petrolio nella barriera corallina a sul dell’isola di Mauritius, le bombe a Beirut con i suoi 200 morti e 7000 feriti, la morte di Maradona e quella di Kobe Bryant, poi ancora le elezioni presidenziali americane che hanno portato alla vittoria di Joe Biden contro Donald Trump e infine il terremoto di magnitudo 6,4 in Croazia che è stata avvertita anche in Italia. Mentre l’andamento dei contagi da Covid continua a mantenersi stabile, con una terza ondata che si paventa all’orizzonte e che rischia di complicare ulteriormente la situazione di un paese già fortemente provato dalle rinunce a cui è stato chiamato a rispondere, dalla Gran Bretagna è arrivata la notizia di una mutazione del virus. La “variante inglese” del coronavirus Sars-CoV-2 si chiama VUI-202012/01 e si diffonde molto rapidamente. Ha già colpito tutta Europa. In Italia è stato già registrato il primo caso e i voli con la Gran Bretagna sono stati sospesi.

Il 2020 si chiude simbolicamente con un camion- frigo contenente un primo lotto con 9-750 vaccini Pfizer/BioNTech, proveniente dal Belgio, arrivato ufficialmente in Italia, dopo un lungo viaggio dallo stabilimento di Puurs. La prima dose di vaccino in Italia è stata somministrata, alle ore 7.20, presso l’Istituto nazionale malattie infettive Lazzaro Spallanzani di Roma, all’infermiera Claudia Alivernini, di 29 anni. Oltre all’infermiera, altre due persone hanno ricevuto le prime dosi di vaccino: la professoressa Maria Rosaria Capobianchi e l’operatore sociosanitario Omar Altobelli. Il 2021 sarà l’anno della rinascita? Del vaccino? Nelle ore successive e nei giorni successivi sono stati vaccinati altri operatori sanitari e persone appartenenti alle categorie a rischio. La domanda sul vaccino da parte dei cittadini è tanta, ma l’offerta sarà sufficiente per coprire tutto lo stivale nei tempi stabiliti? Lo avranno tutti i cittadini il vaccino? Se si, quando? La distribuzione delle fiale, nei vari paesi europei, verrà fatta in modo proporzionato e con il giusto criterio? Vedremo…

In tutta questa tela distorta dal coronavirus e dalle mille sfaccettature che si sono innestate le manifestazioni di protesta in piazza, anche quelle violente tra estremisti e forze dell’ordine. Ci sono stati anche i negazionisti, ovvero tutti quei soggetti che negato la veridicità scientifica. Soggetti che sin dall’inizio della pandemia hanno negato l’approccio scientifico, le terapie intensive, i ricoveri, le morti, il trasporto delle salme, degli ospedali al collasso e dei medici affranti dal dolore e dalla fatica. Sono gli stessi che oppongono alla scienza e ritengono la mascherina inutile perché rappresenta –sempre secondo loro- un privazione della libertà. I negazionisti sono quelle persone che sono scese in piazza, durante la riapertura, urlando a gran voce, senza mascherina. Alcuni hanno tentato di bruciarle, altri ancora hanno aggredito giornalisti e oppositori al pensiero negazionista. Nella maggior parte dei casi, i negazionisti puntano alle offese sui social, minacciano chi non la pensa come loro. Talvolta le minacce diventando di morte, proprio come accaduto di recente alla prima infermiera italiana che si è sottoposta al vaccino anti-covid.

Ma l’uomo ha imparato realmente qualcosa da questa pandemia?  E’ diventato più altruista? Più buono e più responsabile verso se stesso e verso il prossimo? Assolutamente no. Purtroppo è rimasto il solito egoista, menefreghista e sadico di sempre che per un po’ di visibilità sui social network è in grado di insultare e umiliare il prossimo . E’ lo stesso sadico, egoista e menefreghista che coltiva il proprio orticello senza tendere la mano a chi ha bisogno, ma guarda il giardino del proprio vicino e magari gli ruba pure una mela. Forse alcuni sono realmente cambiati durante questa pandemia, forse alcuni si e in questo clima caotico saranno sicuramente sbocciati come fiori in un campo incolto. La verità è che il Covid  ha messo l’uomo davanti allo specchio, spogliandolo di qualsiasi costrutto mentale e classismo sociale, facendogli capire che non esiste differenza alcuna di fronte al dolore.


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