“Un posto tranquillo” – di Matsumoto Seichō

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Un romanzo poliziesco dalla trama originalissima, dove non c’è nessun “caso” aperto, nessuna indagine in corso, ma dove si può diventare colpevoli

Il 19 novembre scorso’ Adelphi Editore ha portato nelle librerie, per la collana Fabula, un poliziesco d’autore ancora inedito in Italia: “Un posto tranquillo” (18€ – 195pp), di Matsumoto Seichō (1909 – 1992). Il romanzo viene pubblicato da Adelphi a distanza di due anni da Tokio Express e ad un anno da La ragazza di Kyushu, dello stesso autore. Matsumoto Seichō è stato uno scrittore prolifico, molto conosciuto all’estero – con all’attivo più di 300 romanzi – pluripremiato in patria, e, colpevolmente, ancora poco conosciuto da noi. I suoi romanzi hanno avuto ben 19 trasposizioni cinematografiche e alcune serie televisive.

Matsumoto Seichō, dopo aver pubblicato alcuni racconti storici, che nel 1953 gli valgono il premio Akutagawa (premio istituito in onore dello scrittore e poeta giapponese Ryunosuke Akutagawa), nel 1955 inizia a pubblicare racconti gialli dal taglio originale, realistici, in netto contrasto con la letteratura gialla giapponese dell’epoca, più incline al fantastico. E’ del 1957 forse il suo romanzo più noto: Ten to sen (Tokio Express), che riscuote un grande successo di pubblico internazionale.

I temi ricorrenti nella produzione letteraria di Matsumoto Seichō, spesso definito come il Simenon giapponese, sono i problemi presenti nella società giapponese, i quali vengono raccontati criticamente ricorrendo più ad analisi logico deduttive che secondo gli schemi classici della letteratura poliziesca.

In “Un posto tranquillo” il protagonista del romanzo è Tsuneo Asai, un fidato e scrupoloso funzionario del Ministero dell’Agricoltura giapponese che si troverà ben presto a confrontarsi con le proprie ansie, paure, certezze. Ma veniamo alla trama.

Siamo a Kobe, nell’isola giapponese di Honschu, quando, durante una cena di lavoro offerta da alcuni industriali del settore alimentare, Tsuneo Asai riceve una telefonata da Tokyo che gli annuncia la morte della sua giovane moglie Eiko, poco più che trentenne. Un attacco cardiaco! Una morte avvenuta nella piccola profumeria Takahashi, dalle parti di San’ya, nel quartiere di Yoyogi. Una morte improvvisa, inaspettata, sebbene, in verità, il cuore di Eiko fosse sempre stato fragile, tanto che due anni prima aveva già subito un leggero infarto. Circostanza quest’ultima che, tra l’altro, aveva provocato una certa distanza affettiva tra i coniugi. Era da quell’episodio, infatti, che Eiko sopportava sempre meno le “attenzioni” di Asai, soprattutto quelle più intime. Lei diceva che la sua ritrosia affettiva dipendeva dal fatto di aver letto su di un testo di medicina che un secondo infarto poteva esserle fatale: doveva evitare ogni stress! ed era per questa ragione che aveva deciso di dedicarsi agli haiku (componimenti poetici).

Ma che ci faceva Eiko in quel quartiere fuori mano?  Lei non gli aveva mai parlato di quel quartiere. Forse conosceva qualcuno a Yoyogi? Qualcuno della scuola haiku? Forse conduceva una doppia vita? Aveva un amante?

Queste domande incominciavano ad insinuarsi stabilmente nella mente di Asai, sino a diventare, con il passar dei giorni, delle settimane, una vera e propria ossessione. Ma ciò che lo gettava nello sconforto più buio erano le risposte che la sua mente era in grado di partorire, le quali tutte concordavano nel proiettare un’ombra sul comportamento sino ad allora irreprensibile della giovane moglie. Ed era per queste ragioni che doveva saperne di più delle circostanze antecedenti il suo decesso e, in definitiva, se avesse condotto una vita parallela a lui ignota. Ad ogni costo!

Ma la ricerca della verità sarà per Asai un percorso faticoso: le risposte alle sue domande saranno il frutto delle sue elaborazioni mentali e non il risultato di indagini sul campo. Dall’ ossessione per i dettagli, ai condizionamenti circa le possibili conseguenze di ogni sua singola, possibile, azione, tenuto conto delle convenzioni sociali; queste ultime ritenute in grado di modificare pesantemente gli eventi.

Temi questi, del resto, molto cari all’autore e sempre presenti nella sua produzione letteraria.

Insomma, un noir anomalo, dileggiatore, sardonico, con una forte critica agli usi e ai costumi imperanti nella società giapponese dell’epoca. Con una trama originalissima, dove non c’è nessun “caso” aperto, nessuna indagine in corso, ma dove si può diventare colpevoli.


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