‘Nomadland’, la fine del sogno americano

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Ambulanti, vagabondi, lavoratori stagionali e anime inquiete ci sono sempre stati. Ma adesso, nel secondo millennio, un nuovo tipo di tribù errante sta emergendo. Persone che non avevano mai immaginato di diventare nomadi si mettono in viaggio. Abbandonano case e appartamenti tradizionali per vivere in quelli che alcuni chiamano “immobili su ruote” – furgoni, camper di seconda mano, scuolabus, pick-up, roulotte da viaggio. Così Jessica Bruder giornalista e autrice del racconto d’inchiesta ”Nomadland”, pubblicato nel 2017 dalla casa editrice Clichy, ci descrive quella working e middle class tradite dal sogno americano e distrutte dalla grande recessione del 2008. Un popolo di alcune migliaia di persone che avendo perso i propri risparmi e non riuscendo più a pagare l’affitto, le bollette, l’assicurazione, iniziano il loro nomadismo lungo la Interstate Highway System, il grande sistema autostradale americano, alla ricerca di lavori temporanei o stagionali che gli permettano di sopravvivere. Questi travellers rappresentano una forza lavoro molto richiesta. Si tratta prevalentemente di ultrasessantenni e ultrasettantenni che a seguito della recessione hanno visto il proprio piano di pensionamento distrutto e la Social Security come l’unica e insufficiente fonte di reddito.

Jessica Bruder li segue con il proprio camper e in tre anni percorre 25.000 chilometri da costa a costa e dal Messico al confine con il Canada.

La Bruder già nel 2014 aveva pubblicato su Harper’s Magazine The end of retirement il reportage in cui denuncia un quadro agghiacciante: ”circa 7,7 milioni di americani dai 65 anni in su sono stati impiegati lo scorso anno. Il 60% in più dell’anno precedente. C’è un circuito nazionale che si estende da costa a costa fino al Canada di cui centinaia di annunci compaiono sul web con la denominazione di Workers, Wheels, Workampers News. In molti casi il compenso è un posto per parcheggiare, l’allaccio per l’acqua, l’elettricità e lo scarico delle acque scure, mentre altri danno una paga ad ore.”

Nel 2017 – lo stesso anno in cui viene pubblicato il racconto d’inchiesta Nomadland – insieme al produttore Brett Story, la Bruder gira il documentario ”CamperForce” in cui l’attenzione è focalizzata sul più importante reclutatore di questi anziani lavoratori temporanei: Amazon.

Vi si racconta la nascita di CamperForce, la prima unità sperimentale di lavoro costruita appositamente per questo tipo di operai, proprio nel 2008, anno dell’implosione del mercato immobiliare. Ogni autunno, infatti, Amazon organizza per i travellers un raduno di  reclutamento e contemporaneamente di vendita dei suoi prodotti specifici per la loro vita. Un ecosistema, un microcosmo o forse potremmo dire addirittura un macrocosmo. La multinazionale offre una possibilità di sopravvivenza: quel poco che guadagni puoi spenderlo all’interno dello stesso sistema.

Nomadland raccoglie e riorganizza tutto questo materiale ma arricchendolo di un’anima, di volti, di nomi: quello di Linda May che nel 2010, il giorno del Ringraziamento, all’età di 60 anni siede nella sua roulotte senza elettricità, senza acqua e con l’assegno di disoccupazione ormai al termine. Il suo unico pensiero è quello di farla finita: aprire la bombola del gas e farsi esplodere. Qualche anno dopo scopre la filosofia di Bob Wells, traveller, ex magazziniere Safeway dell’Alaska. Anche lui come milioni di americani, a seguito della recessione, ha visto il proprio piano di pensionamento distrutto. Bob è autore del sito  CheapRVLiving.com il cui traffico di utenti è esploso dopo il collasso finanziario del 2008. Bob ancora oggi insegna a vivere risparmiando ma soprattutto a trasformare lo stile di vita traveller in una filosofia: per me  – dice – vivere una vita mobile è una vera pentola d’oro alla fine dell’arcobaleno. E’ un brillante raggio di speranza in un mondo tenebroso e tempestoso.

Quell’utopia suburbana della casa con lo steccato bianco, un prato all’ingresso e un cortile sul retro era stato il più importante prodotto del boom economico e della esponenziale crescita del mercato immobiliare. Negli anni 2000 il grande sogno americano è andato in pezzi e con lui anche un ordine sociale che continua a sgretolarsi.

La Fox Searchlight Pictures nel febbraio del 2019 ha annunciato che il racconto d’inchiesta  della Bruder era stato scelto da Frances McDormand e Peter Spears per un film: è appunto Nomadland con la regia e la sceneggiatura di Chloé Zhao, che, presentato a Venezia alla Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica 2020 ha vinto il Leone d’Oro al miglior film.

Milioni di americani sono i nuovi migranti alla ricerca di un West che ha perso la sua utopia.

E’ questa la nuova frontiera? E i travellers saranno i nuovi pionieri?

 

Jessica Bruder  Nomadland 2017

Edito in Italia nel 2020,tradotto da Giada Diano, Edizioni Clichy, Euro 17


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