Aggressione a Michele Santagata (Iacchité) manifestazione a Cosenza. “Ho paura, ma continuerò a raccontare il malaffare”

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Sono tanti in via Miceli a Cosenza sede della redazione di Iacchite. Arrivati anche dai paesi vicini, tutti per esprimere solidarietà a Michele Santagata vittima di un’aggressione su cui ora indaga la Direzione Distrettuale Antimafia di Catanzaro. Sulle gambe una lunga sequenza di abrasioni, segno del pestaggio subito da parte di due uomini che chiedevano di non pubblicare inchieste sul sindaco di Rende, comune confinante con Cosenza, indagato dalla procura di Salerno per un presunto caso di corruzione di un giudice della Corte d’Appello di Catanzaro per far assolvere un boss della ndrangheta suo assistito. Numerosi sono stati gli attestati di solidarietà ricevuti in questi giorni. Da cinque anni lui ed il direttore della testata Gabriele Carchidi svolgono inchieste sugl’intrecci tra politica, massoneria e ndrangheta. “La violenza di questi mafiosi – ci racconta Michele –  si è scatenata perché per la prima volta hanno trovato sulla loro strada qualcuno che racconta la loro vita, che fa i loro nomi, che racconta i loro intrallazzi”.

Dalle prime pubblicazioni sul sito avete sempre denunciato l’intreccio tra politica, massoneria deviata e ndrangheta, anzi sostenete che la parte più forte è la massoneria deviata, dove sono coinvolti uomini delle istituzioni. Uno Stato che a Cosenza diventa “antistato”.

“Noi da quando abbiamo iniziato l’esperienza con il sito abbiamo sempre sostenuto che gran parte della regione Calabria è governata da una cupola “masso mafiosa”, che gestisce la vita pubblica di ognuno di noi in ogni aspetto, sociale culturale ed economico. Le prove di questa cupola sono evidenti ed emergono da letture di fascicoli d’inchieste e ricostruzioni che abbiamo negli anni effettuato”.

Un esempio?

“Gli esempi sono tanti, ma ne racconto uno che è emblematico. Abbiamo una Procura che da 25 anni non ha mai prodotto un atto amministrativo a livello giudiziario nei riguardi della pubblica amministrazione, nonostante quest’ultima abbia prodotto decine di “determine” dirigenziali fasulle: cioè la prova dei reati è scritta negli stessi atti amministrativi. E’ come se vari soggetti legati alla politica, allo Stato, al potere giudiziario, si coalizzassero per fornirsi vicendevoli coperture”.

In effetti negli ultimi anni alcune indagini hanno coinvolto un Prefetto, il comandante dei vigili del fuoco, magistrati, uomini delle forze dell’ordine, Lo dimostra al momento, in attesa dei giudizi del processo in corso nell’aula bunker di Rebibbia, anche l’inchiesta Rinascita Scott.

“E’ proprio ciò che affermavo prima. Alcune, poche, inchieste dimostrano l’esistenza di questo sistema. Oramai questo sistema è talmente consolidato nella cultura cittadina che è accettato”.

Ed allora come si fa a scuotere quella che tu chiami la “cultura cittadina”?

“Continuando a pubblicare inchieste e parlando soprattutto con i ragazzi spiegando loro cos’è il malaffare di questa città. Altro esempio. Qui la disoccupazione giovanile arriva al 70 per cento, nel solo corso principale della città, corso Mazzini, ci sono una trentina di sportelli bancari. Ora in una città dove non c’è alcuna attività produttiva, il terziario arranca, il commercio è alla frutta, l’unico lavoro è quello pubblico, la domanda è:”Chi mette i soldi dentro queste banche?” Non sono banche di credito, sono banche che raccolgono. Possibile che nessuno si sia fatto una domanda sulla provenienza di tale raccolto? Per questo abbiamo sempre scritto di “masso mafia”. Cosenza è una lavatrice di denaro degli affari della massoneria deviata di tutta Italia, soprattutto sulle truffe all’Unione Europea”.

Hai paura?

“Non avere paura è da idioti. Io convivo con la paura perché mi fa stare sveglio e solerte rispetto alla vita di tutti i giorni. Avere paura è anche umano. Subire un’aggressione di quel genere sembra quasi un film, ma poi ti accorgi che è realtà ed è capitato a te. Ma comunque continueremo a raccontarla questa realtà”.

Michele ci lascia perché sono tante le persone che lo chiamano per esprimergli solidarietà o per un saluto, gente a cui non vuol far mancare il suo ringraziamento. Cento metri più avanti, sulla via principale, corso Mazzini, continua la solita movida del fine settimana, con gli sportelli bancari chiusi. Riapriranno lunedì.


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