Siria. La grande fuga da Idlib dei profughi dimenticati: 235mila in cerca di salvezza

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Un marea umana cerca di sottrarsi agli attacchi aerei del regime siriano e dell’alleato russo avviati il 15 dicembre contro i gruppi terroristi. Ma che colpisce i civili rimasti intrappolati

«Alla mia età dovrei lasciare definitivamente la mia casa solo per il cimitero», afferma tra le lacrime un’anziana donna di Maarrat al-Numan, incontrata e immortalata dal giornalista siriano Saad Zaidan.

Costretta su una sedia a rotelle, una coperta sulle ginocchia e un gatto nascosto tra le braccia. È forse una delle immagini più emblematiche della tragedia in corso in questi giorni nella regione di Idlib. L’offensiva aerea congiunta del regime siriano e dell’alleato russo, iniziata lo scorso 15 dicembre, ha già provocato, secondo le stime dell’Onu, oltre 235mila nuovi sfollati e più di 80 vittime.

Che l’escalation di violenze sarebbe ripresa non stupisce nessuno. Il governo di Damasco aveva infatti annunciato più volte la sua intenzione di riconquistare Idlib, ultima città ribelle, dove si nascondono alcune migliaia di uomini appartenenti a gruppi terroristi vicini ad al-Qaeda, tra cui Hayat Tahrir al-Sham.

Ciò che rende questa operazione militare una tragedia umanitaria è la presenza nell’area di circa tre milioni di civili, fuggiti negli scorsi anni da altre zone della Siria e rimasti praticamente intrappolati, in condizioni di grande vulnerabilità, tra questa zona rurale e la frontiera turca, che in questo periodo è rimasta blindata. Le fazioni estremiste si sono praticamente fatte scudo dei bambini, delle donne e degli anziani arrivati qui, confermando la loro barbarie.

«Nessuno qui protegge i civili e la Turchia non permette l’ingresso nel suo territorio nemmeno ai feriti», denuncia al telefono ad Avvenire il giornalista Fareed. E l’opinione pubblica internazionale si trova di fronte a un grande interrogativo a livello etico, umano, e umanitario: l’infiltrazione di gruppi criminali in questo territorio giustifica i bombardamenti indiscriminati e lo sterminio della popolazione locale? I terroristi meritano una condanna unanime e forte, ma i civili di Idlib non meritano forse la stessa pietas di tutti gli altri esseri umani, di tutte le altre vittime di conflitto?

«A Maarrat al-Numan ci sono corpi ovunque, ma nessuno riesce a scavare fosse e seppellire quelle vittime a causa dei bombardamenti», racconta Jamil Alhasan, un giornalista di Orient News raggiunto via WhatsApp. «Tutte le strade in ingresso e in uscita sono state prese di mira. Non sono stati risparmiati nemmeno gli accampamenti degli sfollati».

«Tra le scene più drammatiche a cui ho assistito – prosegue il reporter –, c’è quella di una madre che ha ritrovato il corpo smembrato della figlia. Non c’era nulla per coprirla, se non un sacco di tela per la raccolta delle olive: glielo ha posato sopra, piangendo».


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