Morti Casteldaccia. Un bollettino di guerra, una mattanza che non conosce fine

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Risparmiate le solite tiritere sulla sicurezza sui posti del lavoro. Quanto accaduto ancora oggi a Casteldaccia merita il silenzio da parte di chi ha precise responsabilità, diretto o indirette, e silenzio da parte di chi ogni volta si adira, reclama verità e giustizia. Il silenzio da parte di quest’ultimi, noi compresi, deve fare ancora più rumore delle parole. Un silenzio di rispetto nei confronti di chi ha trovato la morte in un cunicolo, per chi in ospedale combatte per aver salva la vita, dei loro familiari e colleghi di lavoro. In questo nostro Paese c’è chi con le regole non vuole avere a che fare. Le disprezza. Accade per il lavoro e per tanto altro ancora. Non sono morti bianche, ma omicidi preordinati, i mandanti si nascondono in chi dovrebbe nominare gli ispettori sul lavoro che in Sicilia sono mosche bianche, rarissimi, in chi fa impresa senza andare tanto per il sottile, e poi a cascata sulla catena di comando dove tanti ci sono solo per scaldare la poltrona. A Casteldaccia cinque operai sono morti intrappolati nei cunicoli dell’impianto di sollevamento delle acque reflue dell’Azienda municipale acquedotti, lavoravano alla manutenzione delle condotte proprio sotto le condotte fognarie di un’azienda vitivinicola. Intossicati, morti per essersi trovati dentro in camera a gas, avrebbero respirato esalazioni tossiche.

E’ un bollettino di guerra, una mattanza che non conosce fine. In Sicilia dove il lavoro manca, quello che c’è ogni giorno deve fare i conti con i pericoli, e la politica, ma non solo qui in Sicilia, resta a guardare, magari oggi ci diranno in tanti di essere attoniti, ma noi abbiamo il dovere di dire loro che moralmente non possono essere assolti. I cinque morti di Casteldaccia dimostrano che tanti errori non sono stati rimossi, che tanti vuoti non sono stati colmati, che tanti sono quelli che non guardano al rispetto delle norme. Morti bianche? Fatalità? Ma quando mai! C’è chi si è nuovamente sporcato le mani. Quante battaglie, quante lotte per la sicurezza sul lavoro, forse abbiamo sbagliato, il problema resta quello del lavoro sicuro. Morti bianche? No sono morti sporche, vite sporcate, calpestate da chi sa solo essere disonesto e ingiusto


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