Veltroni, il nuovo libro sugli anni da primo cittadino

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È una città capitale, sede delle istituzioni italiane e di quelle dello Stato Vaticano, vero. È una città cresciuta a caso, strappata e vilipesa, stravolta e confusa dalla speculazione edilizia degli anni Cinquanta e Sessanta, dall’abusivismo sfrenato, dall’assenza di un Piano regolatore, vero. Ma è una città meravigliosa, unica al mondo. Certamente per le ragioni che ciascuno, chiudendo gli occhi, può desumere dalla propria memoria della bellezza antica e moderna della città”. E’ così che Veltroni inizia a descrivere la Capitale della quale è stato primo cittadino per sette anni nel suo nuovo libro, scritto con Claudio Novelli ed edito da Rizzoli “Roma. Storie per ritrovare la mia città”.

Il libro non vuole essere prodromico ad una ricandidatura, ci tiene a chiarire In quell’ufficio, che ho lasciato un giorno di undici anni fa con il groppo alla gola, ci devono essere, ci saranno persone nuove. Che abbiano a cuore Roma e non se stesse”.

Il saggio si presenta dunque come un diario dei suoi sette anni in Campidoglio – dagli inizi degli anni 2000 fino al 2008 – anni che si inseriscono in un quindicennio di importante rinascita della Capitale iniziato con Rutelli nel 1993, quasi un invito a riprendere le fila di un discorso interrotto. Erano gli anni di una Roma diversa, la prova che quella città spesso definita ingovernabile in realtà si poteva governare, erano gli anni di una Roma che “cresceva tre volte più della media nazionale e l’occupazione lo stesso, 10,3 contro 3,8. Il 78% dei cittadini sentiva di stare bene nella città e l’88% dei giovani tra i 18 e 24 anni dichiarava nel 2005 di vivere bene a Roma”.

Veltroni si racconta, ricostruendo quegli anni attraverso un diario fatto di eventi scanditi da date importanti. C’è spazio per le grandi opere – l’Auditorium in primis, che la città attendeva dal 1936, ma anche la riapertura di tanti edifici di Villa Borghese, lo spostamento del Mercato di Piazza Vittorio, la pedonalizzazione del Tridente, il recupero di Piazza San Cosimato – ma anche e soprattutto c’è l’impegno continuo e costante volto a semplificare e migliorare la vita dei suoi cittadini – dal potenziamento degli asili nido ai servizi in favore degli anziani.

Tutt’altro che autocelebrativo, il racconto dell’esperienza di Veltroni Sindaco si mescola agli eventi che in quel periodo scossero non soltanto la Capitale, ma il mondo intero: la tragedia dell’11 settembre, gli attentati di Nassiriya, il rapimento di Giuliana Sgrena, le morti in mare dei migranti… L’esperienza di Veltroni è civica ancor prima che politica e amministrativa, un’esperienza di impegno e di correttezza per fare della Capitale d’Italia una realtà aperta e inclusiva.

La Roma di Veltroni era infatti quella città sicura dove festeggiare la Notte Bianca e quella metropoli inclusiva che per la prima volta concesse il diritto di voto a oltre 30mila cittadini delle comunità straniere, chiamati a eleggere i loro rappresentanti in Consiglio comunale.

C’era la voglia di accorciare le distanze tra centro e periferia, creando eventi gratuiti per tutti – come il Don Giovanni di Mozart in Piazza Del Popolo – ma anche portando la cultura in quelle aree della città più difficili. La cultura – ma anche lo sport e soprattutto la memoria storica – diventano strumento cardine di unione, per abbattere i confini e ricucire un tessuto sociale forte. E’ nata la Festa del Cinema, il Festival delle Letterature a Massenzio, il Globe Theatre, la Casa del Cinema…

Questo libro è la testimonianza dell’impegno e del lavoro di una squadra e di quanto non sia vero che ogni volta bisogna ripartire da zero.

Non mancano le battaglie importanti, contro l’abusivismo, per la bonifica di Tor di Nona o per l’abbattimento dei ponti del Laurentino, così come non manca un puntiglioso capitolo sul bilancio, fino all’addio in Campidoglio nel 2008.

L’effervescenza di quegli anni non lasciava presagire la crisi e il degrado che oggi è sotto gli occhi di tutti.

Come scrive Gigi Proietti nella prefazione “Finito di leggere mi chiedo: ma poi che è successo? Tutto si è fermato, ma quando è stato? Sarà possibile ricominciare?”.


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