Il futuro delle edicole, le edicole del futuro

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Cosa dice la regola? Cambiando l’ordine dei fattori il prodotto non cambia. Già nel lontano, lontanissimo se dovessimo adottare i tempi della rivoluzione digitale, 2010,  Pier Luca Santoro in epoca “molto meno sospetta” di questa – quando ancora potevano esserci larghi margini di miglioramento e forse la crisi, sebbene già presente, poteva non apparire così terribile – scriveva un lungo documento raccontando lo stato dell’arte delle edicole e suggerendo correttivi per il futuro dei giornalai. Da sempre anello debole della filiera dell’industria dell’informazione. Tre anni dopo lo stesso esperto di marketing, all’argomento, dedicava un e-book che si intitolava “L’edicola del futuro, il futuro delle edicole”. Un ricco pamphlet in cui veniva approfondito l’argomento, e offerte, ancora una volta, numerose strade alternative per provare a scongiurare la crisi in atto nel settore della produzione editoriale, e la conseguente moria dei punti vendita di giornali sul territorio nazionale. Sono passati nel frattempo altri sei anni. Non molto, purtroppo, è stato fatto, come ben sappiamo,  per le edicole e/o per la crisi industriale del comparto dell’informazione, in Italia,  ma anche nel resto del mondo. Si ritorna a parlare di edicole e di crisi delle stesse dentro agli Stati generali dell’informazione voluti dal Governo proprio per mettere mano alla crisi del comparto. Ecco dunque di seguito il resoconto di questo nuovo dibattito all’interno della seconda fase degli Stati generali.

L’incontro pubblico intitolato, appunto: “Il futuro delle edicole, le edicole del futuro” si è svolto presso la Sala Polifunzionale della Presidenza del Consiglio dei Ministri, in Via Santa Maria in Via, n°37  il  30 maggio scorso, a partire dalle ore 9:00.

All’incontro erano presenti il Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei Ministri,con delega all’informazione e all’editoria, Vito Claudio Crimi,  che ha introdotto il convegno; Ferruccio Sepe, Capo Dipartimento per l’Informazione e l’Editoria, e  Pier Luca Santoro, Consulente di Marketing, Comunicazione & Sales Intelligence, Project Manager di Datamediahub, che hanno moderato e aggiunto contenuti e spunti di riflessione al dibattito.

Primi di andare avanti nel racconto della giornata, riportando alcune delle dichiarazioni dei relatori e del pubblico, a nostro avviso particolarmente significative; introduciamo l’argomento, prendendo a prestito la definizione di edicola dell’enciclopedia Treccani:

edìcola s. f. [dal lat. aedicŭla «tempietto», dim. di aedes «tempio»]. – 1. a. Tempietto o cappellina con dentro, nel mezzo, una statua. b. Piccolo organismo architettonico, costituito per lo più da due colonne con sovrapposto un frontone, spesso annesso a un edificio maggiore, per servire da ornamento e protezione a immagini sacre, raffigurazioni celebrative, epigrafi, o a nicchie e finestre (nicchie, finestre a edicola). 2. Costruzione in ferro, in legno o in muratura, collocata sul suolo di una strada o piazza pubblica, nell’atrio di una stazione o altrove, e destinata alla vendita di giornali, periodici e altre pubblicazioni.

Partiamo dunque dall’introduzione del senatore Crimi e le successive relazioni del consigliere Ferruccio Sepe e dell’esperto e consulente del dipartimento per l’editoria, Pier Luca Santoro:

Vito Crimi: Una delle prime cose che abbiamo realizzato proprio per questo settore è stato l’intervento con il credito d’imposta, un piccolo respiro. Siamo riusciti a recuperare delle risorse che erano state stanziate tanti anni fa per un processo di digitalizzazione che non era mai partito. Abbiamo deciso di recuperarli e renderli disponibili. Ci sono 30 milioni di euro stanziati per sostenere un po’ le spese vive dei giornalai, quelle che oggi forse pesano di più, quei costi che non sono recuperabili in alcun modo, sono dei costi fissi che ognuno ha a prescindere.

Sappiamo che  ci sono scuole di pensiero diverse: c’è chi l’edicola la vuole ancora come era una volta, l’edicola che vende i giornali, che è il luogo dell’informazione. C’è chi oggi pensa che l’edicola possa diventare altro. Un punto di servizio, un punto di contatto, un presidio sul territorio, di vendita di altro, come sapete. Due scuole di pensiero… Continua su lsdi


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