A proposito dell’informazione cattolica sulla Siria

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Di teorie sulla Siria ne sono state espresse tante, ma tra quelle che vengono presentate da Fulvio Scaglione in “Siria, i cristiani nella guerra” , edito dalle Paoline, ve ne sono alcune che sorprendono, come alcuni errori. E’ la prima volta, ad esempio, che leggo un racconto dettagliato delle tremende torture inflitte ai ragazzini di Dar’a per aver scritto sui muri “il popolo vuole la caduta del regime”. Ragazzini piccoli, seviziati per questo, e che conducono a questa domanda: “ragazzini come tanti, che non avevano mai fatto politica, né avevano intenzione di farla, di colpo scrivono sui muri che è arrivata l’ora di cacciare il Presidente. Non è strano? E chi erano quei ragazzi più grandi che li incitavano a farlo? E perché?”

Chi ha frequentato le scuole, i licei, le università, magari tra gli anni Sessanta e l’inizio degli anni Ottanta, può aver scoperto così cosa sia l’empatia, qualcosa che anche gli arabi, i giovani arabi, i ragazzi arabi, possono aver provato e provare, ad esempio davanti alle immagini di Tunisi, del Cairo, dello Yemen nel 2011. L’empatia non è un complotto, è un comprovato motore del cervello umano, e forse dell’animo umano. Ci induce a essere empatici, ad esempio, con chi soffre. Forse è anche per questo che Papa Francesco recentemente ha detto che le Beatitudini arrivano, ai credenti e ai non credenti. E’ una delle migliori fotografie della forza dell’empatia. Non del complotto. Ognuno la vede come ritiene giusto vederla. Ma l’introduzione del libro di Scaglione contiene anche una ricostruzione erronea che deve essere indicata. Vi è scritto,  dopo tante cose sorprendenti: “per non parlare, infine, dei tentativi di coinvolgere un tanto al chilo le “Chiese siriane” o i “vescovi siriani” (tutte le Chiese? Tutti i vescovi?) nella sparizione di padre Paolo Dall’Oglio, il gesuita fondatore della comunità di Deir Mar Musa, rapito il 29 luglio del 2013 mentre si trovava a Raqqa, capitale dell’autoproclamato Califfato, e mai più ricomparso.” Scritta così non potrebbe indurre a dedurre che qualche vescovo potrebbe essere coinvolto?  E perché mai? Ma sbagliato e fuorviante è il resto, dove si afferma che il gesuita romano sarebbe andato nella capitale dell’autoproclamato Califfato. Falso.

Dall’Oglio è andato a Raqqa sul finire del luglio 2013, la data indicata è giusta, ma allora Raqqa non era ancora caduta nelle mani dell’Isis. Se lo fosse stata, come avrebbe fatto ad andarvi? Avrebbe ottenuto il visto dell’Isis? Non è stato forse sequestrato mentre cercava un colloquio con qualche leader dell’Isis per chiedere di rilasciare alcuni ostaggi? A quel tempo l’Isis a Raqqa c’era, ma non la governava né controllava, infatti è caduta nelle mani dell’Isis all’inizio del 2014: a tutti può capitare di sbagliare, ma questo errore andrebbe corretto perché potrebbe, appunto, indurre chi non sappia a chiedersi: e come c’è andato? Ha forse chiesto e ottenuto un visto per entrare nei territori dell’Isis? Siccome non credo che si voglia far supporre questo , una correzione, visto che il libro è pubblicato dalle Paoline, sarebbe apprezzabile.

Ma c’è un altro passaggio, forse un parto di fantasia, visto che non vi si citano nomi, che può far fare a qualche Chiesa una figura diversa da quel che è.  L’autore lo sceglie come episodio d’apertura. E scrive: “ Una la chiameremo la Suora. L’altra, la Giornalista. La Giornalista non è mai stata in Siria ma ha notato la Suora, a vario titolo protagonista di articoli e servizi comparsi sulla stampa italiana. Così la contatta e le chiede aiuto. La Suora si dà da fare, la invita a Damasco, le procura il visto che altrimenti non avrebbe mai ottenuto, la ospita, la mette in contatto con le comunità cristiane di altre città, le passa indirizzi e riferimenti. Siamo nella primavera del 2018, nelle settimane in cui l’esercito siriano, che ha appena riconquistato Dar’a, città del Sud prossima al confine con la Giordania, sembra apprestarsi a muovere verso Nord contro Idlib, ultimo baluardo dei jihadisti e dei ribelli. Al ritorno in Italia la Giornalista pubblica una serie di articoli che la Suora contesta, perché offrono un ritratto della situazione che a lei pare tendenzioso e non veritiero. E si sente rispondere che lei, la Giornalista, “si occupa di verità” e che la Suora farebbe meglio a tacere perché “la politica e la propaganda non le competono”.

Francamente sembra che la collega senza volto e senza nome abbia ragione, non torto, ma il punto è un altro. Come avrebbe fatto questa ipotetica suora,  a far ottenere un visto d’ingresso per motivi di lavoro a una giornalista italiana mai stata in Siria? Sappiamo tutti quanto sia difficile. E l’ambasciata siriana a Roma è stata chiusa da molti anni prima di quel 2018 in cui questo “racconto” è collocato. Si parla dei mesi del temuto attacco ad Idlib, per scongiurare il quale intervenne Papa Francesco, all’Angelus del 2 settembre di quell’anno. E una suora in quella situazione drammatica cosa avrebbe fatto? Si sarebbe messa a sindacare l’orientamento politico di qualche articolo? In un libro che ci spiega come solo i cristiani capiscono il Medio Oriente e la Siria, e probabilmente è vero visto che tanto tempo dopo la “vittoria di Assad” non tornano, una suora avrà pensato a promuovere le opere caritative cristiane, l’ impegno per i sofferenti in Siria, non qualche soggetto politico. I cristiani in Siria propongono progetti di assistenza e sollievo, come gli Ospedali Aperti fortemente voluti dal Vaticano e della Conferenza Episcopale Italiana o l’intervento della Caritas di Aleppo nei quartieri bombardati da Assad e dai russi, non credo facciano Public Relations. Per fortuna l’informazione cattolica sulla Siria è molto più accurata. Per fare un esempio, la collega Sara Lucaroni fu attaccata per articoli scritti su Avvenire proprio dalla Siria, anche da personaggi politici come il leader di Forza Nuova, assiduo frequentatore del Medio Oriente. Ma una considerazione non può non essere fatta:  dispiace molto che un importante editore cattolico sia stato indotto in un simile errore al riguardo di chi, essendo stato sequestrato, non può chiarire, come padre Dall’Oglio.


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