Il giornalismo costruttivo, nuovo modello per i media del futuro

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Le notizie negative, se sono troppe, martellanti ed enfatizzate, nuocciono gravemente alla salute “personale” e “sociale”. È intorno a questo nucleo che ieri sera, 14 maggio, al Circolo Volta di Milano, ha ruotato un evento dal titolo eloquente: “Cambiamo il mondo dell’informazione per cambiare la visione del mondo”. A condurlo Silvio Malvolti, fondatore e presidente dell’Associazione Italiana Giornalismo Costruttivo, evoluzione di un percorso che è iniziato 18 anni fa con l’esperienza del sito Buonenotizie. “Ho capito nel tempo che non era sufficiente contrastare la negatività debordante dei media solo contrapponendo a questa la positività delle buone notizie. Era fondamentale fare un passo in più: capire che le cattive notizie, le uniche che trovano cittadinanza nei nuovi e nei vecchi media, sono solo una parte della realtà e neanche la più significativa. Eppure creano una visione negativa della realtà che non è neutra, ma ha pesanti ricadute nella vita di tutti, influenzando le scelte personali e collettive, intaccando le relazioni sociali, ostacolando persino la crescita economica”.

Malvolti dà ampia prova di questa disfunzionalità del sistema dell’informazione, che deriva da un problema di fondo: le notizie sono sovrastate dal marketing, dal bisogno delle imprese editoriali di attrarre lettori e click facili. Ma è davvero quello che vuole la gente? Una ricerca dell’Università dell’Insubria dell’aprile 2018 conferma che la credibilità dei media italiani è in caduta libera. I motivi della scarsa fiducia sarebbero soprattutto tre: il 55 per cento del campione pensa che le notizie siano troppo spettacolarizzate, il 44 per cento non si fida perché le ritiene il frutto della corruzione, il 39 per cento le considera non attendibili. Completa il quadro una ricerca del Reuters Institute del 2017, che analizza i motivi per cui le persone si allontanano dalle notizie: il 48 per cento perché esse hanno un’influenza negativa sull’umore, il 38 per cento perché non si fida e il 28 per cento perché le notizie rappresentano una realtà così negativa da far prevalere un senso d’impotenza, espresso dalla frase: “non ci posso far nulla”.

Ce n’è abbastanza per iniziare una riflessione seria sui modelli di giornalismo e quello costruttivo – che è ormai una realtà consolidata soprattutto nel Nord Europa e in alcuni grandi giornali in America – può diventare un riferimento importante per il futuro: “Non si tratta assolutamente di evitare le cattive notizie – chiarisce Malvolti -, ma di dare un frame, di inserirle cioè in un contesto più ampio, che fa capire la loro vera incidenza sulla realtà. Questo tipo di giornalismo tende anche a cercare le possibili soluzioni, in modo da coinvolgere il fruitore e stimolare risposte sociali”. Un giornalismo prossimo a quello d’inchiesta, più profondo e più attento alle sfumature e alla complessità. Un modello che potrebbe essere un ottimo deterrente alla semplificazione e alle fake news, che attecchiscono proprio là dove dominano la superficialità, il pregiudizio e la paura.

Info: www.giornalismocostruttivo.com


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