Europee 2019. Ambiente, salario minimo e migrazioni: ecco i programmi

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La lotta ai cambiamenti climatici e il salario minimo sono nei programmi di quasi tutti i partiti. Fa eccezione la Lega che ha due sole priorità: chiusura dei porti e flat tax. Gli altri temi? Le migrazioni, con posizioni opposte e la riforma del Regolamento di Dublino su cui alcuni convergono, e i cambiamenti nelle istituzioni europee

 

BOLOGNA – È la difesa dell’ambiente il tema che “mette d’accordo” quasi tutti i partiti che si presentano alle prossime elezioni europee. Fa eccezione la Lega di Matteo Salvini che, oltre a non avere un programma scritto (per sapere quali sono le sue proposte bisogna andarsi a rivedere i video di comizi e trasmissioni tv o leggere i suoi post sui social), ha sole due priorità: la riduzione delle tasse e la chiusura dei porti. L’altro tema ricorrente è quello del lavoro e, in particolare, l’introduzione di un salario minimo garantito. A proporlo sono sia il Movimento 5 Stelle, che ne fa il nuovo cavallo di battaglia, scegliendolo come primo dei suoi 10 obiettivi per le europee, che la Sinistra che lo sostiene insieme a una riduzione generalizzata dell’orario di lavoro a 32 ore. Ne parlano il Partito democratico che chiede “parità di retribuzione per lo stesso lavoro”, così come Europa Verde.

Le migrazioni sono presenti in tutti i programmi elettorali dei partiti con posizioni opposte e la riforma del Regolamento di Dublino su cui (alcuni) convergono. Le posizioni di chiusura sono quelle di Fratelli d’Italia che propone l’uscita dell’Ue dal Global compact Onu (e vorrebbe anche il controllo armato delle frontiere esterne e una missione europea per il blocco navale ai barconi) e della Lega. Il Movimento 5 Stelle richiama a una responsabilità europea rilanciando la redistribuzione dei migranti, chiede di migliorare la direttiva sui rimpatri e sottolinea la necessità di una riforma “vera e non ipocrita” del Regolamento di Dublino. Quest’ultima è una priorità anche per Forza Italia che vuole uno “stop dell’immigrazione irregolare” ma spiega che “non basterà la chiusura di qualche porto o lasciare in mare qualche barcone per fermare un movimento migratorio epocale”, e per il Popolo della famiglia che ne propone lo stralcio e propone di riprendere un modello di flussi concordati. Il Partito democratico, oltre alla riforma di Dublino, punta su equa ripartizione dei migranti, gestione comune delle frontiere, definizione di vie legali di migrazione e politiche di integrazione, Europa Verde aggiunge anche il ripristino di una missione europea di soccorso in mare, +Europa ripudia la logica del reato di soccorso e punta a istituire un diritto di asilo europeo, la Sinistra vuole costruire un’Europa dell’accoglienza, antirazzista e inclusiva.

Per quanto riguarda l’Unione europea le proposte sono diverse: un’Europa federale (Fratelli d’Italia, la Sinistra), il taglio degli stipendi e dei privilegi di commissari e parlamentari europei (M5s) e della sede di Strasburgo (M5s, Europa Verde), spostamento della “capitale europea” a Roma o Atene (Fratelli d’Italia), il rafforzamento dei poteri del Parlamento europeo (Forza Italia, Popolo della famiglia, Europa Verde, +Europa, la Sinistra), stop a burocrati (Fratelli d’Italia, Lega), una sola politica estera e un solo esercito (Forza Italia, Popolo della famiglia), un esercito e una guardia costiera comune (+Europa), presidente della Commissione eletto dai cittadini (Popolo della famiglia, +Europa), cittadinanza attiva europea (Pd), Banca centrale europea sottoposta ai poteri del Parlamento (la Sinistra) o riforma della Banca centrale europea (Fratelli d’Italia), rimozione del veto nel Consiglio dei ministri e nel Consiglio europeo (Europa Verde), seggio permanente all’Onu per l’Ue (+Europa).

Una nuova fase costituente per un’Europa dei diritti. È la proposta della Sinistra per le prossime elezioni europee. Tra le priorità, la riduzione dell’orario di lavoro a 32 ore settimanali a parità di salario, la transizione ecologica dell’economia, i canali di ingresso certi per i richiedenti asilo e la riforma del Regolamento di Dublino, un nuovo modello per il Sud e la bonifica fiscale, la parità di genere e lo stop al Ttip. Obiettivo del programma in 11 punti è “costruire un’Europa che si fonda sulla democrazia reale e sull’autodeterminazione di donne e uomini, sulla giustizia sociale, ambientale e fiscale, sulla redistribuzione della ricchezza e del lavoro, sulla riconversione ambientale e sociale dell’economia, sul diritto al reddito e sui diritti dei lavoratori, sulla solidarietà contro le politiche securitarie e di respingimento dei migranti, sulla pace, il disarmo e la cooperazione internazionale”.

Prima gli italiani e difesa della cristianità. “Una confederazione di Stati liberi e sovrani, che cooperino sulle questioni di sicurezza, mercato unico, difesa, immigrazione, ricerca, politica estera, ma siano liberi di autodeterminarsi su tutto ciò che può essere deciso a livello nazionale”. È il modello di Europa che secondo Fratelli d’Italia dovrebbe uscire dalle imminenti elezioni europee alle quali si presenta con un programma in 15 punti legati dal principio del “prima gli italiani”. Tra le priorità infatti c’è la difesa del made in Italy, delle aziende che assumono in Italia e difendono il lavoro italiano, dei confini, della cristianità, e l’introduzione del principio della priorità per gli italiani nell’accesso a servizi sociali, asili nido, case popolari e di esclusione di stranieri e comunitari da determinati provvedimenti pubblici di sostegno economico diretto”.

Crescita, sostenibilità e diritti. Rilanciare crescita e occupazione, affrontare le sfide della sostenibilità sociale e ambientale, più diritti per i lavoratori e i disoccupati, ma anche lotta alla povertà infantile e l’impegno per una politica comune su immigrazione e asilo. Sono questi i temi che il Partito democratico individua come prioritari nel proprio programma per le imminenti elezioni europee del 2019. Una “nuova Europa” immaginata dal Pd il cui futuro prossimo deve articolarsi attorno a tre parole: “verde, giusta e democratica”. Sfogliando il programma e le “10 idee” per l’Europa del Pd, infatti, in pole position troviamo sia il tema del lavoro, con l’indennità di disoccupazione per i Paesi con un alto numero di persone senza lavoro o in recessione, che quello della necessità di un piano di investimenti per opere pubbliche, lavoro e sostenibilità.

Lotta alla denatalità e alle dipendenze. Sono le priorità del Popolo della famiglia (che alle Europee si presenta con Alternativa popolare) che nel programma in 4 punti per le Europee richiama il discorso fatto da Benedetto XVI nel 2006 al Partito popolare europeo sui principi “non negoziabili” ovvero “la tutela della vita dalla nascita fino al concepimento, sostegno alla famiglia naturale fondata sul matrimonio tra uomo e donna e libertà educativa”. Adinolfi dice che “il discorso di Ratzinger potrebbe esaurire la questione del programma politico per cui chiediamo di essere votati il 26 maggio alle elezioni europee” ma precisa che da lì derivano i quattro pilastri “che vogliamo costruire sulle radici cristiane, per vedere operativamente edificata la casa della nuova Europa”.

La crescita vada di pari passo con diritti e sostenibilità. Un’Europa “riformata e davvero federale”, che “non lasci indietro nessuno” e che torni a crescere coniugando sostenibilità ambientale e progresso tecnologico, protezione dei diritti e sviluppo economico. È questo l’impegno politico promesso da +Europa (che alle europee si presenta con Italia in comune, il partito fondato da Federico Pizzarotti) per le imminenti elezioni europee. Un’Europa diversa, chiede il partito guidato da Emma Bonino, che al primo posto tra le priorità elencate nel proprio programma chiede “innovazioni politico-istituzionali e sociali mediante ciò che i trattati e il diritto europeo già consentono di realizzare: liste elettorali transnazionali e collegio elettorale europeo; capacità legislativa propositiva del Parlamento europeo al pari dei parlamenti nazionali; istituzione di veri e propri ministri europei; elezione diretta del Presidente della Commissione europea”. 

Porti chiusi e flat tax per tutti. La Lega per le prossime elezioni europee ha deciso di affidare le proposte alle parole pronunciate nei comizi elettorali, senza presentare né rendere disponibile un documento programmatico scritto. A confermare l’assenza di un programma della Lega è lo stesso ufficio stampa di Matteo Salvini, che rimanda a quanto detto nei comizi. Quali sono dunque le priorità della Lega? La chiusura delle frontiere, la flat tax al 15% per tutti e lo stop a “burocrati, buonisti, banchieri e barconi”. In generale, il sito della Lega rimanda al Manifesto del Menl, il Movimento per un’Europa delle nazioni e della libertà di cui il partito fa parte in Europa e il cui programma politico si basa sui principi del sovranismo.

Un green new deal per l’Unione europea. Lotta per l’ambiente e diritti sociali sono al primo posto nell’Unione europea che dovrà uscire dalle elezioni del 23-26 maggio secondo Europa Verde, lista che riunisce Verdi e Possibile ed è affiliata al Partito verde europeo. Nel programma di Europa Verde, da un lato, ci sono la difesa dello Stato di diritto e dei diritti fondamentali contro ogni forma di razzismo, omofobia ed esclusione, ma anche l’aumento della trasparenza e il contrasto alla corruzione, dall’altro, c’è il “green new deal” ovvero la trasformazione della produzione e del consumo di energia a livello globale e del sistema economico in generale per una nuova economia e una nuova società fondata su “efficienza energetica, fonti rinnovabili, energia verde e circolare”.

La sfida dell’Africa e una stoccata alla cooperazione. Parlamento europeo e politica estera al primo posto nella “nuova Europa” immaginata da Forza Italia, poi temi come disoccupazione e immigrazione e agli ultimi posti quelli della sicurezza e del rispetto dell’ambiente. Il programma del partito guidato da Silvio Berlusconi per le Europee 2019 mette al primo posto la riforma delle istituzioni europee, con la proposta di dare al Parlamento europeo più poteri. Sull’immigrazione la linea è chiara: “Stop irregolari” ma “non basta chiudere qualche porto”. E poi serve un Piano Marshall per l’Africa perché “l’assistenzialismo internazionale non ha funzionato”.

Salario minimo, il nuovo cavallo di battagliaSalario minimo europeo e stop all’austerity, ridistribuzione dei migranti e lotta alla grande evasione, ma anche tutela del Made in Italy, divieto di Ogm e pesticidi e tagli a stipendi e privilegi di commissari e parlamentari europei. Sono questi i pilastri del programma presentato dal Movimento 5 stelle per le elezioni europee previste il prossimo 26 maggio. Un programma già ampiamente reso pubblico online e su cui la base del movimento ha già espresso il proprio parere lo scorso 29 aprile sulla piattaforma Rousseau, dove l’hanno votato oltre 14 mila iscritti, un dato piuttosto basso rispetto ad altre votazioni (basti pensare i 54 mila votanti sul cado Diciotti e l’autorizzazione a procedere sul ministro dell’Interno Salvini). (lp)

 

Da redattoresociale


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