Contro le fake news un rinnovato patto tra società, scuola ed informazione

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Un nuovo patto tra società, scuola ed informazione è l’appello lanciato ieri a Rovereto al Festival Nazionale sulla Formazione EDUCA durante la tavola rotonda alla quale hanno partecipato Francesco Profumo, presidente della Fondazione Bruno Kessler di Trento, Manlio De Domenico, ricercatore presso la stessa FBK, Roberto Rinaldi, giornalista e docente alla Scuola delle professioni sociali di Bolzano in rappresentanza della Federazione Nazionale della Stampa Italiana e Giampaolo Pedrotti, responsabile dell’Ufficio stampa della Provincia autonoma di Trento e presidente di Trentino Film Commission.

Nella tavola rotonda sulle fake news, il professor Profumo ha auspicato un nuovo Umanesimo per salvarci dalle notizie false. Come chiarito da Francesco Profumo, infatti, nel capire se un’informazione è vera o falsa serve una relazione, un’alleanza fra uomo e macchina, ovvero il comportamento umano non va dimenticato e, accanto a questo, hanno un ruolo importante le scuole che devono insegnare le regole dell’educazione civica. Come ha spiegato Profumo “credo che sia necessario un atto che non può essere del singolo Paese, un progetto europeo che avvii i nostri bambini ad essere bravi cittadini attivi, che fornisca loro gli attrezzi per vivere in questo mondo sempre più complicato”. In questo senso fondamentale potrebbe essere un nuovo patto fra mondo della ricerca e mondo della formazione, del quale il Trentino potrebbe porsi come apripista: “Il prossimo anno – ha aggiunto Profumo – potremmo lanciare il tema dell’alleanza scuola – società, e capire come si possano mettere competenze nuove nella scuola, attraverso una relazione fra corpo docente e soggetti che si occupano di ricerca e sviluppo”.

A questo riguardo, il segretario regionale del sindacato giornalisti del Trentino Alto Adige Rocco Cerone ha ricordato il protocollo quinquennale siglato da sindacato ed ordine regionale insieme ad Assostampa Trento con la Provincia Autonoma contro la diffusione delle fake news, del linguaggio dell’odio e di insegnamento dell’articolo 21 in tutte le scuole del Trentino.

Quindi Francesco Profumo ha spostato l’attenzione sull’intelligenza artificiale, una sfida che FBK ha iniziato a metà degli anni ’80 grazie a un’intuizione dell’allora presidente della Provincia Bruno Kessler che a Trento creò il primo gruppo di ricerca sull’Intelligenza Artificiale in Italia: “Oggi abbiamo gli strumenti e dobbiamo lavorare sugli algoritmi, anche se dal punto di vista della capacità di calcolo di queste macchine siamo quasi al limite dal punto di vista energetico”. E anche qui ancora una volta il Trentino è all’avanguardia: “Stiamo passando – ha proseguito Profumo – da una trasmissione elettronica ad una ottica, ovvero alla quantum technology, che avverrà attraverso l’utilizzo della luce”. Sui contenuti poi della rete, a garantire un presidio, per il presidente Profumo, può essere la nostra “vecchia Europa”, che in molte occasioni ha già fatto da apripista: “Pensiamo alla concorrenza a fronte del liberismo imperante, oppure ai diritti d’autore”, sono state le conclusioni di Profumo.

Infine Roberto Rinaldi ha spiegato quali sono i rischi della professione del giornalista, che si deve confrontare con un “flusso di informazioni costante, 24 ore su 24” e che corre il pericolo di “stare sempre connesso” di soffrire di “narcisismo digitale causato dall’utilizzo sempre più eccessivo dei canali comunicativi sul Web e in particolare attraverso i social network”. Il giornalista deve mantenere alta la sua professionalità avvalendosi di fonti e ricerca delle notizie che siano verificabili per garantire una corretta informazione. Un’etica a cui attenersi per evitare la disinformazione che sta minando la credibilità nei confronti della categoria ma non solo: la stessa società vive una fase di disorientamento nei suoi valori costitutivi”. Rinaldi ha poi citato il problema di recepire da parte delle nuove generazioni di una formazione culturale adeguata che sia fonte di conoscenza e pensiero critico, e non veicolata dalle tecnologie come lo smartphone.

Manlio De Domenico ha spiegato il funzionamento dei “bot”, robot digitali, software che accedono alla rete sfruttando gli stessi canali degli utenti e sono controllati da intelligenze artificiali, una sorta di “esercito digitale” che indirizza le notizie e aumenta il volume online dei social network. “Oggi i bot sono particolarmente sofisticati al punto da attirare l’attenzione degli esseri umani, ha continuato De Domenico .

Un panorama complesso quello dei social, che risultano molto diffusi anche in Trentino dove, come ha chiarito Giampaolo Pedrotti, ricordando una ricerca commissionata dal Comitato Regionale sulle Comunicazioni di qualche anno fa, “il 67% delle persone utilizza Facebook e ben l’84% si serve di WhatsApp”. Difficile riconoscere una fake news: “Ancora non sappiamo come distinguerle – ha proseguito De Domenico – se non che le false sembrano correre più velocemente delle notizie vere. Non va infatti dimenticato il comportamento umano: gli esseri umani reagiscono in modo diverso alle situazioni positive o negative, ovvero il cervello è disegnato per reagire in modo più rapido alle notizie negative, questo perché aiuta la sopravvivenza”.

A fronte di questo panorama ci si può difendere solo con una solida preparazione culturale ed un forte senso dell’etica e della deontologia professionale in modo da fornire alla informazione giornalistica di qualità il cosiddetto “bollino blu” della affidabilità, credibilità e riconoscibilità, ha commentato infine Rocco Cerone.


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