Le mele dell’Aspromonte

0 0
di Francesco Altomonte

cooperativa resort«Questa è una realtà imprenditoriale vera. Alla cooperativa Resort di Zomaro produciamo veramente. Al contrario di quello che fanno certi personaggi che bazzicano il mondo dell’antimafia. Gente che passa da un convegno all’altro senza creare mai nulla».
Nino Cento è un personaggio sui generis: imprenditore e testimone di giustizia che ama poco le passerelle e ancor meno la diplomazia.
Nel 2016 Cento ha denunciato alcuni picciotti della cosca Raso-Gullace di Cittanova, cittadina del reggino ai piedi dell’Aspromonte, perché avevano tentato di imporgli il pizzo. La sua denuncia ha dato il via alla maxi operazione della Dda di Reggio Calabria denominata “Alchemia”. Da alcuni giorni, però, gli è stata revocata la scorta, che lo aveva protetto negli ultimi due anni. Dalla Prefettura non è giunta nessuna comunicazione ufficiale. Un caso più unico che raro: il processo nato dalla sue dichiarazioni, infatti, è ancora in corso…
Mentre racconta la sua storia, Nino Cento cammina fiero tra i filari di mele parlando delle cinque qualità messe a dimora lo scorso anno e che dal prossimo entreranno in produzione a pieno regime.
È l’animatore della “cooperativa Resort” che gestisce un terreno comunale di 7 ettari in località Zomaro, nel cuore dell’Aspromonte. La sua collaborazione con la Procura antimafia inizia proprio per quei terreni. L’azienda agricola non era ancora stata aperta che già i clan di Cittanova volevano imporgli il pizzo. Nino Cento registra il tentativo di estorsione e denuncia alla Distrettuale antimafia di Reggio Calabria.
Raccontando la sua storia, però, Cento non vuole sentire parlare di messaggio di speranza: «Questa è una realtà imprenditoriale vera. Alla cooperativa Resort di Zomaro produciamo veramente. La ‘ndrangheta si combatte con il lavoro, non con le chiacchiere».
Una realtà imprenditoriale affermatasi negli ultimi anni grazie alla sua caparbietà. La prima sfida, quando gli venne in mente di chiedere in affitto questo grande appezzamento di terra, fu proprio contro la pubblica amministrazione. Per ottenere una risposta dagli uffici comunali non esitò a incatenarsi in piazza o inscenare una protesta nel campanile di una delle chiese del paese.
Il secondo passo fu allontanare gli appetiti degli uomini delle cosche di Cittanova, che si consideravano i padroni di quella montagna. «Li ho denunciati e anche se mi hanno tolto la scorta non mi pento – aggiunge – Ho paura, ma dal sudore della mia fronte do da mangiare alla mia famiglia e a quella di tanti altri che lavorano al mio fianco».
Dal prossimo anno, quando le colture di mele entreranno seriamente in produzione sui campi della coop cominceranno a lavorare circa 40 persone. «Abbiamo iniziato – spiega Cento – con more e lamponi, con l’origano e le patate. Poi un amico mi ha detto: “I terreni sono a più di 900 metri sul livello del mare perché non provi a impiantare dei meleti”. E lo abbiamo fatto». Quella delle mele è forse la scommessa più importante vinta da Cento. Iniziata come una sperimentazione dal prossimo anno potrebbe divenire il progetto principale su cui sviluppare l’idea dell’azienda. «Ai giovani e meno giovani dico di restare in Calabria, di chiedere ai loro comuni di poter lavorare sulla nostra terra. I fondi regionali e europei aiutano e ci permettono di sviluppare progetti seri. Questa terra è ricca».

Da mafie


Iscriviti alla Newsletter di Articolo21