Tagli all’editoria, appello a Mattarella: Fnsi e Cnog al fianco dei giornalisti delle testate a rischio chiusura

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La norma inserita nel testo della manovra è una «pugnalata alla schiena di tante piccole realtà editoriali espressioni di minoranze politiche, culturali, linguistiche», rilevano sindacato e Ordine, il cui auspicio «è che i singoli parlamentari facciano appello alla loro libertà di coscienza e votino contro». Il testo dell’appello al presidente della Repubblica.
Federazione nazionale della Stampa italiana e Consiglio nazionale dell’Ordine dei giornalisti condividono l’appello al presidente della Repubblica lanciato dai giornalisti di tante piccole testate che rischiano la chiusura a causa del taglio del fondo per l’editoria messo a punto dal governo 5 Stelle-Lega.

«La norma inserita nel testo della manovra – osservano Fnsi e Cnog – non ha niente a che vedere con la riforma del settore, pure necessaria, ma rappresenta un mero regolamento di conti con la categoria. Si tratta di una pugnalata alla schiena di tante piccole realtà editoriali espressioni di minoranze politiche, culturali, linguistiche e un chiaro avvertimento a tutti gli altri: chi crede di poter portare avanti battaglie ideali e culturali, anche in contrapposizione al governo, d’ora in avanti avrà vita dura».

Per sindacato e Ordine si tratta di «un colpo mortale al pluralismo dell’informazione, alla funzione critica della stampa, al ruolo dei corpi intermedi» che «sarà messo a segno con un maxiemendamento alla manovra, senza alcun confronto con gli operatori del settore».

L’auspicio, concludono Fnsi e Ordine, «è che i singoli parlamentari di maggioranza e di opposizione facciano appello alla loro libertà di coscienza e votino contro una norma che condannerà a morte decine di testate e allungherà la lista di giornalisti e lavoratori precari e disoccupati».

PER APPROFONDIRE
Di seguito il testo della lettera-appello rivolta al presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, pubblicata su quotidiani e periodici nazionali e locali.

La Federazione italiana liberi editori scende in campo in difesa della libertà di stampa con una iniziativa lanciata oggi e che proseguirà nei prossimi giorni. Nel mirino un emendamento del capogruppo del Movimento 5 Stelle Stefano Patuanelli, segnalato dal Governo e quindi fatto proprio dalla maggioranza, alla legge di Bilancio in discussione in questi giorni al Senato. L’emendamento prevede l’abolizione dei contributi pubblici all’editoria.
‘Il Governo vuole far chiudere centinaia di giornali, il Presidente della Repubblica impedisca questo colpo di spugna’, è il titolo della lettera-appello della File.
‘Il sostegno pubblico all’editoria e la trasparenza dei mezzi di finanziamento sono previsti dall’articolo 21 della Costituzione e interventi legislativi su argomenti del genere richiederebbero, in un sistema democratico, un confronto civile, sociale e parlamentare. Tutto, invece, verrà risolto con un maxiemendamento e qualche tweet, e a partire dal 2019, cioè a dire tra due settimane’, si legge ancora nell’appello.
La File afferma che ‘molti giornali editi da cooperative no profit o da enti morali chiuderanno a breve, o saranno costretti a operare drastici tagli; perché ridurre o azzerare i contributi pubblici senza aver prima provveduto ad una riforma organica del settore significa, semplicemente, chiudere i giornali’.
Nella lettera aperta si ricorda che ‘il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, più volte negli ultimi giorni ha richiamato il Governo sull’esigenza di tutelare i giornali, i giornalisti e tutte le minoranze, linguistiche, culturali, politiche e sociali che ancora animano il pluralismo nel Paese. Pluralismo che è un servizio pubblico essenziale e il cui costo di breve termine non è mai superiore al beneficio in termini di democrazia nel medio periodo’.
Infine l’appello al Quirinale: ‘Chiediamo al Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, di intervenire per chiedere al Presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, di sottoporre misure di rilievo costituzionale ad un confronto civile e democratico che non può avvenire in poche ore con un maxiemendamento ad una legge di bilancio’.


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