Contrastare l’odio diventa oggi un dovere collettivo

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Abbiamo appena passato un’estate piena di dolore e di lutti e l’autunno non è iniziato meglio. Mesi di parole, inutili a risolvere problemi ma utili a confondere, illudere e manovrare ansie e inquietudini. La fabbrica della paura e del rancore non conosce sosta. In continuità con una campagna elettorale piena d’odio, le parole di questi ultimi mesi sono state intrise di veleno: divisive, incendiarie, gravissime eppure sempre più “accettate”, capaci di smantellare un po’ alla volta l’edificio stesso della convivenza civile. Il prossimo passo rischia di essere la convivenza incivile. Poi, il trionfo dell’inciviltà sulla convivenza.

Come la Storia c’insegna, quello tra il discorso d’odio e il crimine d’odio è un confine (quello sì!) aperto e facilmente valicabile. Contrastare l’odio, che già avvertimmo come una pressante esigenza l’anno scorso, diventa oggi un dovere collettivo, cui non è più possibile sottrarsi minimizzando o giustificando. Credo che, senza mai perdere l’etica che contraddistingue la nostra azione e professione, sia anche giunto il momento di un “upgrading” tecnologico. Un paio di persone, lavorandoci un’ora o due nottetempo, riescono a fabbricare notizie che la mattina dopo saranno giunte a milioni di persone. Come riuscire a far giungere la nostra voce, le nostre notizie, la nostra verità contro il falso, con altrettanta efficacia, è un tema che lascio alla vostra riflessione scusandomi per non poter essere fisicamente con voi


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