Approvato all’Ars ddl che obbliga i parlamentari a svelare appartenenza alla massoneria.

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È un grande passo avanti per rendere trasparente il ruolo di politico e di parlamentare regionale. Ma anche per rendere trasparente l’attività degli enti locali. L’Ars ha infatti approvato il ddl , primo firmatario l’on. Claudio Fava, presidente della commissione regionale antimafia, e che nella trascorsa legislatura nazionale fu vice presidente della commissione nazionale antimafia, che obbliga i deputati regionali di Palazzo dei Normanni, a dichiarare la propria appartenenza alla massoneria. Fu un lavoro intenso quello svolto da Fava con la commissione nazionale antimafia a proposito delle ingerenze illecite della massoneria nell’attività politica e delle amministrazioni locali, massoneria che in qualche caso con le proprie logge si è relazionata anche con le organizzazioni mafiose. Intrecci che negli anni spesso sono stati raccontati da giornalisti poi ammazzati dalla mafia, come accadde trent’anni addietro al sociologo e giornalista Mauro Rostagno. Lo spaccato emerso dal lavoro della commissione nazionale antimafia non fu presentato come un fatto risalente al passato ma ancora attuale. Oggi quella relazione finale dell’antimafia, e le denunce giornalistiche di tanti cronisti, trovano sponda nell’aula del parlamento regionale siciliano. “La Sicilia da oggi è la prima regione d’Italia in cui i parlamentari regionali hanno l’obbligo di dichiarare l’eventuale iscrizione ad una loggia massonica – ha dichiarato l’on. Fava- Nonostante le fortissime pressioni in senso contrario, abbiamo affermato un dovere di trasparenza e di responsabilità che adesso andrebbe esteso a tutte le cariche elettive in Italia”. Secondo la nuova legge i deputati regionali e i membri del Governo regionale dovranno dichiarare l’eventuale iscrizione a logge massoniche. La norma approvata recita: “Entro quarantacinque giorni dall’insediamento, i deputati dell’Assemblea regionale siciliana, il Presidente della Regione ed i componenti della Giunta regionale sono tenuti a depositare, presso l’Ufficio di Presidenza dell’Assemblea regionale siciliana, una dichiarazione, anche negativa, sull’eventuale appartenenza a qualunque titolo ad associazioni massoniche o similari che creano vincoli gerarchici, solidaristici e di obbedienza, precisandone la denominazione, qualora tale condizione sussista”. Ma la cosa non riguarderà solo i parlamentari regionali. Un emendamento proposto dai deputati del gruppo 5 stelle ha esteso questo obbligo anche ai consiglieri e alle giunte comunali. Non è stato un percorso facile. In aula c’è stato chi ha dato battaglia contro la proposta di legge, come di Udc e Fdi, Eleonora Lo Curto e Antonio Catalfamo: “Diciamo no ad una legge – si legge sul sito di Repubblica.it circa la dichiarazione resa dall’on. Eleonora Lo Curto – che attacca indiscriminatamente la massoneria, che ha una storia alle spalle anche positiva, stiamo legiferando sul nulla perché questa norma è incostituzionale, questa legge non doveva arrivare in aula, non c’è nulla nello statuto del Goi che vada contro la legge italiana e contro la costituzione. Sono cattolica, non sono lesbica, cosa aggiungo ai cittadini su di me se dico che sono o meno massone”. A parte le nobili intenzioni dichiarate dalla parlamentare, potrebbe essersi trattata di una difesa diciamo di carattere familiare: negli elenchi che la commissione nazionale antimafia ha acquisito sulle logge massoniche trapanesi, durante l’indagine sulle connessioni tra mafia, politica e massoneria, compare infatti il nome del marito della parlamentare, Pasquale Surace, indicato come “maestro in sonno” all’interno di una loggia comunque regolare e storicamente riconosciuta, l'”Abele Damiani” di Marsala, così risulta nel report consegnato all’antimafia nazionale dalla Questura di Trapani; Surace è un ex dirigente del servizio veterinario dell’Asp di Trapani, e anche lui fu un politico in carriera e certamente oggi non è tra i destinatari della legge regionale. Contrario anche l’on. Catalfamo del gruppo Fratelli d’Italia: “A nostro avviso – ha sostenuto – va contro la Costituzione”. I 5 Stelle hanno premuto poi il piede sull’acceleratore con il loro emendamento: “Noi – hanno detto i pentastellati con il loro capogruppo Valentina Zafarana secondo quanto riporta ancora il sito di Repubblica – a prescindere da questo ddl consegneremo a breve le nostre venti autocertificazioni sulla non iscrizione dei deputato del gruppo 5 stelle alla massoneria”. Favorevole il Pd anche se l’emendamento 5 Stelle ha fatto arrabbiare l’on. Cracolici: “Mi pare una norma di buon senso, non si lede alcun diritto costituzionale, ci stiamo dando delle regole di trasparenza”, ma poi ha dichiarato voto contrario dopo l’approvazione dell’emendamento che estende l’obbligo di dichiarare l’iscrizione alla massoneria anche ai consiglieri e alle giunte comunali. Perplessità sono arrivate da Forza Italia, con il capogruppo di Forza Italia Giuseppe Milazzo: “Io comunque non sono massone, non sono stato mai chiamato da massone. Io giuro di non essere massone. Io penso che la norma vada approvata ma dobbiamo adeguarci da alcuni richiami arrivati da Consiglio di stato e Corte dei conti in altre Regioni che hanno legiferato su materie analoghe. Rischiamo delle sanzioni, come accaduto. La norma va approvata sapendo che non possiamo riferirci soltanto alla massoneria, ma anche a qualsiasi associazione. La norma deve essere generale e astratta”. E Milazzo ha provato a essere di parola, presentando anche un emendamento per estendere l’obbligo anche agli iscritti all’Opus Dei. L’emendamento è stato bocciato. E infine Claudio Fava: “Questa è una legge di grande trasparenza, non è una legge punitiva – dice – e chiediamo trasparenza sulla iscrizione alla massoneria, perché questa è una associazione che ha peculiarità particolare che non hanno altri associazioni”.


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