Svezia, avanza ma non sfonda l’estrema destra che intimidisce elettori e giornalisti. Segretario stampa svedese: scattate foto ai seggi

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Non è stato uno tsunami politico com’era nelle peggiori previsioni, ma la decisa avanzata dell’estrema destra in Svezia è un dato di fatto. Quella stessa destra che ha cercato di influenzare il voto fotografando elettori ai segni e contestando sui social i giornalisti che criticava le sue politiche. Mentre le votazioni erano in corsa sarebbero stati riscontrati problemi a Boden, Ludvika e Kungalv dove dei neonazsti avrebbero aggredito operatori dell’informazione o semplici cittadini.
A certificare la crescita dei populisti i quasi cinque punti in più rispetto alle precedenti elezioni del partito anti-immigrazione dei Svedesi Democratici.
Con il 17,6% dei voti ottenuti Jimmie Akesson, il leader della formazione populista, è pronto a dare un grosso scossone alla politica interna e all’intera Unione europea.
Lo spoglio dei voti ha confermato l’ottima performance di SD, il terzo partito del paese.
Seppure il ridimensionando dei partiti tradizionali sia stato contenuto e il sistema bipolare in Svezia abbia retto – socialdemocratiti e conservatori sono appaiati attorno al 40% – entrambi rischiano lo stallo, a meno di un accordo di non belligeranza che, come già avvenuto in passato, consentirebbe ad uno dei due blocchi la formazione di un governo di minoranza.
Ma se così non fosse in soccorso della governabilità del paese potrebbero allora arrivare i populisti.
Non è escluso che il centro-destra possa decidere di avviare un canale negoziale con la destra radicale. Non con un’alleanza di governo ma un accordo per un sostegno esterno al nuovo esecutivo.
Abbiamo parlato del risultato elettorale e del tentativo di condizionare il voto con minacce e intimidazioni con il segretario nazionale del Sindacato dei giornalisti svedesi, Jonas Nordiing.
Il voto in Svezia si è concluso con una sostanziale parità tra centro sinistra e centro destra. Qual è il quadro a risultati acquisiti?
“Al momento nessuno dei due blocchi ha la maggioranza assoluta mentre i Democratici svedesi, con la loro retorica populista, le politiche anti migratorie, ha attirato i voti del diffuso malcontento, ma senza proporre una valida alternativa. Il risultato può essere letto come un divario tra gli elettori nelle grandi città e quelli nei piccoli municipi. Ma sono un giornalista, non un analista, quindi non ni spingo oltre”.
A detta dei sondaggi il popolo svedese era deluso dal governo sulla questione della migrazione eppure il successo della destra radicale è stato contenuto?
“Il partito neonazista aveva già corso in tre elezioni municipali locali, ma non era riuscito a prendere posto in nessuna delle tre amministrazioni. Si era auto-relegato finora a forza di sola protesta, ma non di proposta. Qualcosa è cambiato. Il 17,5% è un risultato importante. Ma per ora non riesce ad andare oltre”.
Si è parlato di un tentativo di intimidazione nei confronti di elettori e giornalisti. Cosa è successo?
“Il partito neonazista ha scattato foto di persone che votavano, cosa che alcune persone hanno ovviamente trovato spiacevoli. Ma non hanno attaccato nessuno”.
C’e comunque stato un tentativo di intimidire la stampa svedese sui social. Come contrastate le fake news?
“Il settore dei media svedesi si confronta come tutti gli altri con le sfide del nuovo panorama digitale, compresi i modelli di business malfunzionanti e la disinformazione che si manifesta in molte forme diverse”.
Che tipo di governo dovremmo aspettarci?
“La situazione dopo le elezioni è ancora molto poco chiara poiché si è verificato un pareggio tra i due gruppi esistenti in parlamento. Questo probabilmente porterà a diversi negoziati nelle prossime settimane per formare un nuovo governo. Questo sarà per molti versi un processo interessante poiché c’è un partito nazionalista che non fa parte di nessuno dei gruppi. La questione per le parti che vogliono formare un governo è quindi come farlo senza parlare con il partito nazionalista. Un tempo questo partito era formato da razzisti e tutte le altre parti prima del voto hanno promesso di non negoziare con loro”.


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