Denunciare squadristi da tastiere un dovere per me, la mia famiglia e tutte coloro che sul web subiscono attacchi di stampo sessista

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Quando ti travolge un’onda di offese, intimidazioni, minacce hai due possibilità. Lasciarti andare sperando che prima o poi passi o la cavalchi per domarla e attendere che si infranga e si dissolva ridotta a innocua schiuma. Ed è ciò che ho fatto io di fronte all’ennesima aggressione sul web semplicemente per aver fatto il mio lavoro. Questa volta non mi sono limitata a segnalare gli squadristi da tastiera alla polizia postale ma li ho denunciati penalmente. Saranno chiamati a rispondere delle offese e delle minacce che mi hanno rivolto nascondendosi dietro profili falsi.

Come capita spesso ho anticipato via Twitter il tema di un articolo che avrei scritto. Nel giro di pochi minuti hanno cominciato a coprirmi di insulti. Di solito li ignoro ma quando hanno insinuato che potessi essere vittima di uno stupro allora ho reagito. Anche perché non era la prima volta che succedeva. Proprio un anno fa, per un mio commento su un manifesto di Forza nuova che riprendeva slogan fascisti contro lo stupro, avevo subito lo stesso trattamento. D’altronde nel mio sangue scorre quello di un partigiano, il mio bisnonno, che ci ha rimesso un occhio e una gamba per i principi della democrazia e della libertà e di un nonno e due prozii che hanno trascorso oltre 5 anni nei campi nazi-fascisti.

In quell’occasione, per oltre 24 ore, sono stata oggetto dell’attenzione dei peggiori seminatori di odio della rete per aver espresso il disappunto per l’apprezzamento manifestato da tanti, troppi, italiani nei confronti di quell’immagine propagandata dalla Repubblica sociale che ritraeva un uomo di colore mentre aggrediva una donna bianca. Una palese istigazione all’odio razziale.

Allora, come oggi, non ho fatto altro che esprimere preoccupazione per l’avanzare dell’estrema destra. Non ho mai nascosto l’amarezza per una realtà ormai innegabile: l’Italia è sempre più lontana da quella che avevano in mente i nostri padri antifascisti. Non a caso ho contribuito a scrivere il Manifesto del coordinamento nazionale antirazzista promosso, tra gli altri, da Anpi, Libera e Cgil. E non escludo che l’accanimento nei mie confronti sia dovuto anche a questo.

Sia che ne scriva sui social o in uno dei miei articoli gli attacchi con commenti sessisti e offese, non tardano mai a arrivare.

Ci sono abituata, anche ai post su questo blog non sono mancate critiche e messaggi sgradevoli. Quasi mai rispondo, non amo amplificare polemiche sterili e inutili. Ma questa volta no. E andrò fino in fondo.

Spesso nascosti dietro profili anonimi, ho ignorato a lungo i contestatori. Ma quando, come in questo caso, si raggiunge il punto di non ritorno, ovvero l’istigazione alla violenza sessuale, non si può più “ignorare”.

Chiunque ha il diritto di ribattere e dissentire dal pensiero di chi la pensa diversamente ma augurare lo stupro è davvero intollerabile.

Per questo ho deciso di denunciare alla polizia postale chiunque abbia utilizzato toni e parole di odio nei miei confronti. E continuerò a farlo, sia quando tenteranno di intimidirmi per le mie opinioni che per gli articoli e le analisi sui temi di cui mi occupo. E mai smetterò di difendere i valori in cui credo, la libertà, la democrazia, la nostra Costituzione.

Da giornalista, come ho già scritto in passato, prima ancora come donna e madre, continuerò a denunciare violenze e soprusi nei confronti di chi tutela e promuove tali principi.

Spero che questo gesto sia un incoraggiamento per le tante ragazze e donne esposte a questo genere di insulti sessisti. Qualcuno sostiene che sia meglio l’oblio. Invece no.

Nel mio piccolo voglio lasciare una testimonianza del contrasto dell’odio e delle aggressioni in rete da parte di vigliacchi che non hanno il coraggio di firmarsi e si nascondono dietro pseudonimi.

Nessuno di noi, uomo o donna, può più restare silente.

La denuncia è il primo passo, continuare a fare il mio lavoro senza mai tirarmi indietro, la mia strada. La stessa che percorro da 30 anni. Con coerenza e determinazione.

Grazie a tutti per l’ondata, questa volta piacevole, di solidarietà che mi ha avete riversato addosso. Dall’Anpi alla Fnsi e, soprattutto, da Articolo 21, che mi vede impegnata da oltre 10 anni nelle battaglie per il diritto alla libera informazione.

Non essere soli conta.

Avanti.

Sempre.


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