Ciad: livelli allarmanti di malnutrizione a N’Djamena

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La malnutrizione acuta, endemica nella regione, colpisce non solo le province rurali della fascia del Sahel ma ora è cronica e ha raggiunto proporzioni allarmanti tra i bambini sotto i cinque anni a N’Djamena, capitale del Ciad, città di circa 1,5 milioni di abitanti.

“Quest’anno è davvero critico, a causa di un peggioramento della situazione economica in seguito al calo dei prezzi del petrolio” spiega Chibuzo Okonta, vice coordinatore per le emergenze di Medici Senza Frontiere (MSF).

MSF ha lanciato una risposta d’emergenza il 26 luglio, in collaborazione con il Ministero della Salute, con l’apertura di un centro nutrizionale terapeutico nel quartiere di Ndjari, per trattare i bambini di età compresa tra sei mesi e cinque anni affetti da malnutrizione acuta grave e complicazioni mediche associate.

Oltre 100 bambini ammessi in due settimane

“Abbiamo aperto questo centro perché le poche strutture gestite dal Ministero della Salute e dai suoi partner stavano lavorando a pieno regime e avevano ricevuto un gran numero di bambini gravemente malnutriti” spiega Patient Kighoma, responsabile del nuovo centro nutrizionale terapeutico ospedaliera di MSF a N’Djamena. “I bambini arrivano spesso in uno stato molto critico e a questa età, quando sono così fragili, la situazione può peggiorare molto rapidamente.”

Il centro è diviso in diverse aree che consentono ai bambini di essere assistiti in base alle loro condizioni. La struttura ha un’unità di terapia intensiva, dove l’équipe di MSF stabilizza i pazienti più critici che richiedono un costante controllo medico. Sono troppo deboli per deglutire e vengono quindi alimentati attraverso un sondino che va dal naso allo stomaco. Alcuni ricevono assistenza respiratoria e liquidi per via endovenosa.

“Una volta stabilizzati e dopo che hanno riacquistato appetito, diamo loro alimenti terapeutici a base di latte, preparati da assistenti nutrizionisti, o pasta di arachidi. In parallelo, continuiamo a trattarli per eventuali altre malattie o complicazioni presenti” afferma Kighoma di MSF.

Da quando è stato aperto il centro due settimane fa, oltre 100 bambini sono stati ricoverati nel centro di Ndjari. Quando le loro condizioni migliorano e vengono dimessi, questi bambini devono continuare a casa il trattamento con cibo terapeutico pronto all’uso e fare controlli settimanali presso un centro sanitario, come parte di un programma medico-nutrizionale ambulatoriale.

Famiglie vulnerabili che lottano per il loro sostentamento

Gli alti livelli di malnutrizione acuta osservati ogni anno in Ciad sono il risultato di diversi fattori, a volte complessi. Quest’anno a N’Djamena, il fenomeno è stato amplificato da una crisi del potere d’acquisto, un’insicurezza alimentare stagionale particolarmente grave e uno sciopero del servizio pubblico che ha colpito il settore sanitario. Molte famiglie nella capitale sono colpite da questa crisi, e non tutte hanno i mezzi per affrontarla.

“Mio marito ha perso il lavoro. Non veniva pagato da sette mesi. Alla fine di ogni mese, quando avrebbe dovuto essere pagato, gli veniva detto: “Torna domani”, dice Fatima, il cui secondo figlio, Bathradine, è in cura presso il centro nutrizionale di MSF. La famiglia di Fatima ha cercato prima nuove opportunità nel sud del paese, ma poi è tornata a N’Djamena a mani vuote. Hanno venduto oggetti di valore, come tappeti e tende, ma non sono riusciti a pagare l’affitto. Il proprietario della loro casa si è appropriato di ciò che avevano lasciato.

Accesso limitato all’assistenza sanitaria nutrizionale e pediatrica

Le difficoltà economiche non sono l’unica ragione degli allarmanti livelli di malnutrizione tra i bambini a N’Djamena.

Hajja, madre con un figlio di 18 mesi curato presso il centro nutrizionale di MSF, è determinata: ha i mezzi sostenere suo figlio, la sua più grande sfida era però trovare una struttura sanitaria che potesse curarlo quando si ammalava. “Adoudou ha avuto prima la febbre poi la diarrea” spiega. “L’ho portato in ospedale e ho pagato per la cure e le medicine ma pochi giorni dopo le dimissioni, è stato male di nuovo. La clinica nel nostro quartiere è chiusa – lo staff è in sciopero – così sono andata in un’altra clinica e mi è stato detto che poteva essere malnutrito, ma che non era “il giorno giusto”. Alla fine sono andata al centro di salute di Ndjari, e ora, finalmente sono qui all’ospedale di MSF” racconta sospirando.

Dei circa 60 centri di salute a N’Djamena, almeno 25 hanno un’unità nutrizionale terapeutica per i bambini affetti da malnutrizione acuta che non hanno ancora sviluppato complicazioni che richiedono il ricovero in ospedale. Oltre alle sei unità supportate da Alima/Alerte Santé, che operano dal lunedì al venerdì, la maggior parte delle altre, supportate dall’UNICEF, svolgono solo visite di controllo e distribuiscono una volta alla settimana razioni alimentari terapeutiche pronte all’uso. Questo rende ancora più complicato avere accesso rapido al trattamento medico-nutrizionale per i bambini in questa età critica.

“Dobbiamo considerare che quando un bambino è gravemente malnutrito, le sue funzioni metaboliche sono compromesse e il sistema immunitario ne risente. Questo è il motivo per cui possono facilmente contrarre infezioni e le complicazioni possono essere fatali” dice Okonta di MSF.

“Dobbiamo aumentare la capacità di ricovero ospedaliero, come abbiamo fatto con l’apertura di emergenza del centro di Ndjari, ma è fondamentale anche fare tutto il possibile per garantire che i bambini gravemente malnutriti siano curati in tempo nei centri sanitari, prima che sviluppino complicazioni”.

Per questo, in collaborazione con il Ministero della Salute ciadiano, MSF sta avviando attività medico-nutrizionali in due centri sanitari a N’Djamena e si sta preparando ad espandere ulteriormente questo tipo di attività in altre aree della città.


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