Open Arms accusa libici e governo italiano di omicidio
Di Pino Salerno
Un totale di 50.872 migranti e rifugiati sono giunti in Europa via mare dall’inizio del 2018 al 15 luglio scorso e 1.443 persone sono morte mentre tentavano di raggiungere le coste europee, ha indicato oggi l’Organizzazione internazionale per le migrazioni (Oim). La rotta del Mediterraneo centrale verso l’Italia resta la più letale, con 1.104 vittime registrate dall’inizio del 2018, quasi quattro volte il numero di annegamenti notificati sulla rotta per la Spagna (294), benché i numeri degli arrivi nei due Paesi siano quasi identici. Il totale degli arrivi è pari a circa la metà del dato di 109.746 registrato nello stesso periodo l’anno scorso. Anche il numero di decessi del 2018 risulta inferiore a quello segnalato nello stesso periodo dell’anno scorso (2.381), ma è proporzionalmente maggiore rispetto al numero delle partenze. La nuda verità delle cifre non solo manifesta l’orrore di un Mediterraneo reso sempre più un cimitero di migranti, per responsabilità diretta del governo italiano, del ministro Salvini, del ministro Toninelli, ma soprattutto ne smentisce le convinzioni: non è vero che se partono di meno si salvano di più, è esattamente il contrario. Partono di meno, ma ne muoiono di più. Perché? Perché non è rimasto più nessuno a salvarli. Il blocco della navi delle Ong è la causa diretta di questo orrore. E non è un caso che mentre l’Oim forniva queste cifre, dal comandante della Proactiva Open Arms arrivava un’accusa terribile, verso la Guardia costiera libica e il governo: omicidio, di una donna e del suo bambini, al largo delle coste libiche: omissione di soccorso.
La Ong spagnola Open arms mette in salvo una naufraga, ma recupera i corpi di un bambino e di un’altra donna. Il comandante Camps accusa la Guardia costiera libica e il governo italiano
L’Ong spagnola Proactiva Open Arms ha criticato dunque la Guardia Costiera libica ma anche la “politica” del governo italiano per la morte di una donna e un bambino che ha recuperato in mare insieme a una donna superstite vicino al relitto di un gommone che era stato soccorso da una motovedetta di Tripoli. “Denunciamo l’omissione di soccorso in acque internazionali e l’abbandono di una persona viva e i cadaveri di un bambino e di una donna da parte della cosiddetta Guardia Costiera libica, che l’Italia legittima”, ha lamentato il fondatore della ong, Oscar Camps, in un video postato sul suo profilo Twitter. “Ogni morte -aggiunge- è una diretta conseguenza di quella politica” ed “è la conseguenza diretta del fatto che si tratta con le milizie armate libiche”. Le due imbarcazioni della ong Proactiva Open Arms, il veliero Astral e la nave ‘ammiraglia’ Open Arms, sono le uniche due imbarcazioni di Ong che al momento si trovano nel Mediterraneo centrale. Oscar Camps si trova su una di queste.
Erasmo Palazzotto, deputato di Sinistra Italiana, è a bordo della Open arms, testimone diretto dell’orrore. “Salvini e Minniti, siete voi i responsabili”
“Il Governo italiano a questo punto è responsabile dei crimini commessi da quella che chiama Guardia Costiera libica: ha annunciato poche ore fa di avere intercettato una barca con 158 persone a bordo e di avere prestato soccorso medico e umanitario. Peccato che si siano dimenticati di dire che hanno lasciato due donne ed un bambino di quattro anni a bordo e che hanno affondato l’imbarcazione perché non volevano salire sulla motovedetta libica”, afferma Erasmo Palazzotto di Liberi e Uguali che si trova imbarcato su una delle navi della Ong Open Arms. “Questa mattina- prosegue il parlamentare di Leu – quando siamo arrivati abbiamo trovato una delle due donne ancora vive, mentre non c’era più niente da fare per l’altra donna e per il bambino. Caro Matteo Salvini e caro Marco Minniti. Di questi brutali assassinii siete responsabili voi, i vostri accordi, il vostro cinismo. Voglio ringraziare pubblicamente i volontari di Open Arms che stamattina hanno rischiato la loro vita per soccorrere queste persone”. “Adesso mi aspetto che l’Italia faccia la sua parte per prestare soccorso a questa donna sopravvissuta che ha urgente bisogno di cure mediche. Sperando che almeno stavolta- conclude Palazzotto – davanti all’omicidio di una donna ed un bambino il ministro Salvini abbia la decenza stare zitto”.
Salvini con lo stesso cinismo del marchese del Grillo: “io so io e voi non siete un…”
Invece no. Chiedere a Salvini di restare in silenzio è come chiedere un miracolo. Ecco che il ministro twitta: “Bugie e insulti di qualche Ong straniera confermano che siamo nel giusto: ridurre partenze e sbarchi significa ridurre i morti, e ridurre il guadagno di chi specula sull’immigrazione clandestina. Io tengo duro. Porti chiusi e cuori aperti”. Ovvero, come avrebbe detto il marchese del Grillo, con un insuperabile cinismo, “io so io, e voi non siete un…”, e conferma ciò che l’Organizzazione internazionale dei migranti ha smentito con la forza dei numeri. Anche la Chiesa stigmatizza questo cinico comportamento di Salvini e soci, con appelli, dichiarazioni, omelie, prese di posizione pubbliche, interventi della gerarchia ecclesiastica dal papa in giù, con le pagine del quotidiano Avvenire. E nonostante ciò, Salvini continua ad avere la croce nella mano destra e il rosario nella mano sinistra. Ogni commento è superfluo.
L’arcivescovo di Palermo indignato: “dinanzi all’orrore non posso restare in silenzio”
“E’ la miopia dell’egoismo politico, propugnato da governanti e da politici europei che spesso si vantano – soprattutto nell’Est – di costruire regimi privi delle garanzie e fuori dai confini minimi della democrazia. Di fronte a tutto questo, care sorelle e cari fratelli, la Chiesa non può restare in silenzio, io non posso restare in silenzio”, scrive l’arcivescovo di Palermo, Corrado Lorefice, nel suo messaggio rilanciato dall’ufficio stampa della diocesi. “La Chiesa – aggiunge – non ha alternative. Essa è stata collocata dal suo Signore accanto ai poveri e ai derelitti della storia, e tutte le volte che è uscita – e quante volte è successo – è uscita da quel posto per mettersi accanto ai forti, ai ricchi, ai potenti, ha perso il senso stesso del suo essere”. Il Vangelo rivela il suo Dna “se diventa forma vitae, se diventa una carta dei diritti che garantisce la difesa degli ultimi. Ed è questo messaggio che vogliamo lanciare dal vascello di Palermo verso le navi d’Italia e di Europa. Non è questione di accoglienza, non si tratta di essere buoni, ma di essere giusti. Non di fare opere buone, ma di rispettare e, se necessario, ripensare il diritto dei popoli. E’ in nome del Vangelo che ogni uomo e ogni donna hanno diritto alla vita e alla felicità, perché ‘non c’è più giudeo né greco, non c’è più schiavo né libero in Cristo Gesù, perché il nostro Signore, morendo sulla croce, ha abbattuto – dice ancora Paolo – ogni muro di separazione tra gli uomini”.