Partito Democratico. Quello che non è stato possibile con i forni, verrà da una pentola a pressione

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Allora elezioni anticipate? Non è ancora detto. Molto si capirà dal duello di giovedì tra Martina e Renzi.
Il pronostico sembra scontato (Renzi), ma non è così. E’ vero, lui controlla la maggioranza, ma nuove elezioni sarebbero la fine delle poltrone che ha distribuito in Parlamento. Un terremoto capace di ridurre in macerie il partito, già fortemente lesionato dalle spinte tra chi punta all’opposizione conservativa e chi invece vuole rischiare un governo con i grillini, pur con la precauzione di un contratto di programma, che escluda alleanze ideali.
Ma chi potrebbe rovesciare Renzi dal suo trono? Zingaretti: l’unico che ha vinto una regione importante; l’unico che con i 5 Stelle ci parla da tempo e li ha coinvolti anche nella nuova giunta; l’unico che nel partito ha sempre cercato di unire.
Ma lo farà? Si, ma non in prima persona, perché intende uscire allo scoperto solo al congresso. Ora invece sembra più plausibile che indirizzerà la sua notevole autorevolezza nel sostegno di una scelta alternativa a Renzi, per dare al PD un nuovo segretario di emergenza, che risolva la reggenza. Sarà Franceschini? Cuperlo? Forse. Quello che è certo è che in una rivoluzione del genere, Renzi – che non sa perdere – uscirebbe dal PD sbattendo la porta con tutta la sua corte, per fondare un nuovo partito. Magari con l’aiuto di Calenda con le sue entrature in Confindustria e di Casini, per riconquistare il consenso dei cattolici tradizionalisti rimasti senza sponda politica, Comunione e Liberazione in primis.
Insomma, quello che non è stato possibile con i forni, verrà da una pentola a pressione.

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