La testata Unità pignorata, un giudice dà ragione ai lavoratori

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L’Unità non è più in edicola da sei mesi, ma ora giornalisti e poligrafici hanno vista riconosciuta l’ultima delle loro battaglie: la storica testata è stata pignorata, perché il Tribunale di Roma ha dato ragione ai lavoratori che avevano presentato decreti ingiuntivi per ottenere il pagamento degli stipendi arretrati. In questi mesi il silenzio da parte dell’editrice Unità srl, saltati gli incontri sindacali con la Fnsi, l’Asr e il Cdr con la giustificazione che “non c’è alcuna novità da comunicare”. Il nulla, insomma. Così i lavoratori hanno deciso di passare per le vie legali, sborsando di tasca propria essere pagati: assistiti dagli avvocati Giordanelli e De Caro hanno chiesto all’azienda che si “ripristinasse la legalità violata”, come scrivono i legali stessi, e venissero riconosciuti i loro diritti. Dalla Unità srl nessuna risposta, così i ricorsi sono stati accolti dal Tribunale, che ha disposto i molteplici pignoramenti della testata fondata da Antonio Gramsci. A questo punto è bloccata e “potrebbe essere venduta coattivamente”.

L’Unità ha cessato le pubblicazioni dal 2 giugno 2017, dopo mesi di agonia, perché lo stampatore non era stato più pagato. I lavoratori, 27 giornalisti e sei poligrafici, avevano fatto di tutto per salvare il giornale, persino lavorare fino alla sera senza sapere se sarebbe andato in edicola il giorno dopo. Non hanno più ricevuto lo stipendio da aprile, quindi reclamano giustamente i compensi di maggio e giugno, più i vari arretrati.

In questi mesi dall’Unità srl (per l’80% Pessina costruzioni e Guido Stefanelli,  ad dell’azienda, il 20% Eyu, società del Pd) non è arrivata alcuna risposta, né un impegno a risolvere la questione, nel disinteresse generale e anche del Pd che ha invece fatto nascere Democratica, giornale web che nulla ha a che fare con la storica Unità (come del resto il blog Unita.tv). Nel giugno scorso, dopo un lungo sciopero, i lavoratori hanno continuato ad andare in redazione ogni giorno in una situazione surreale, senza giornale e senza futuro. Dopo pressioni infinite hanno ottenuto almeno di essere messi in cassa integrazione, ricevuta dai giornalisti a fine luglio solo grazie all’anticipo della Federazione Nazionale della Stampa e dell’Inpgi, mentre i poligrafici non vedono un euro dall’aprile scorso, neppure a Natale hanno ricevuto la Cigs nonostante il decreto sia stato emanato, ma ulteriori ritardi nella presentazione dei documenti necessari blocca il sussidio.

Dall’azienda nessun segno, da qui la decisione di procedere per vie legali. Il pignoramento è stato disposto alla fine del 2017, il 4 gennaio 2018 è stato depositato e trascritto, ora il giudice potrebbe decidere se concedere l’udienza per iscrivere a ruolo il pignoramento stesso e quindi la testata potrebbe essere valutata e messa all’asta. E a questo punto la Pessina non può certo cercare nuovi soci, se volesse evitare la vendita coatta dovrebbe pagare subito i lavoratori e gli altri eventuali creditori.

Il pignoramento di una testata da parte dei lavoratori è un fatto pressoché inedito, ha un precedente circa vent’anni fa, ma che sia avvenuto per un giornale storico come l’Unità è clamoroso. Tra l’altro l’editore ha reso inaccessibile anche l’Archivio Storico de l’Unità, sparito un patrimonio culturale per tutto il Paese.

 

Il COMUNICATO DEI LEGALI

Il 4 gennaio 2018 è stata depositata, a cura degli Avvocati Iolanda Giordanelli e Valerie Stella De Caro del Foro di Cosenza, presso la Sezione per la Stampa e l’informazione del Tribunale di Roma, formale istanza per la trascrizione del pignoramento della storica testata giornalistica “L’Unità”. Dal maggio 2017 la società “Unità s.r.l.”, proprietaria della testata giornalistica “L’Unità”, non ha più provveduto al pagamento del salario dei giornalisti alle proprie dipendenze. In seguito alla palese violazione dei propri diritti, i lavoratori si sono rivolti in prima istanza, con l’assistenza degli Avvocati Giordanelli e De Caro, alla società debitrice, affinché ripristinasse la legalità violata. In difetto di riscontro è stato necessario il ricorso all’Autorità giudiziaria, nella specie il Tribunale di Roma, sezione lavoro, che ha accolto i ricorsi presentati dai legali dei lavoratori ed ha emanato una serie di decreti ingiuntivi cui sono seguiti molteplici pignoramenti della testata, che potrebbe essere dunque venduta coattivamente.

Fonte: Strisciarossa.it


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