“Vieni Via”, un viaggio tra Russia e Messico alla ricerca dell’amore e della libertà

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È stato presentato, in questi giorni, presso l’Ambasciata del Messico a Roma, “Vieni Via” (Ensemble Editrice), il nuovo romanzo di Nicola Viceconti, pubblicato in lingua nel 2016, in Spagna (Chiado Editorial – https://www.youtube.com/watch?v=BQaVJU3u1pg) e presentato alla Fiera Internazionale di Lisbona 2017. Il romanzo è risultato primo classificato alla XXXIII edizione del “Premio letterario Città Cava de Tirreni ” per la narrazione avvincente e la ricercatezza formale nella scrittura incentrata sui temi della libertà, dell’ideologia e dell’amore (https://www.youtube.com/watch?v=ikcNEHbps1k). 

In questa sesta opera, il respiro internazionale che caratterizza la narrativa di Viceconti si sposta dall’Argentina per focalizzarsi su tre paesi, attraverso un viaggio di settantuno di giorni che il protagonista compie attraverso due continenti, alla ricerca della donna amata. Tale esperienza lo porterà a rivolgere il proprio sguardo dentro se stesso per ricomporre i pezzi della propria vita tra convinzioni, illusioni, scelte ideologiche e dirottamenti. Anche in questo testo, grazie alla tecnica dello scavo psicologico che Viceconti sviluppa nei monologhi interiori dei propri personaggi, il protagonista mostra il proprio vissuto per rituffarsi nei propri ricordi. Il tempo soggettivo investe la struttura del romanzo “Vieni Via” con continue analessi, prolessi (flashback); l’intreccio e la fabula non coincidono, se non per qualche deliberato punto di sutura a opera dell’autore, che garantisce così coerenza all’architettura della narrazione, grazie all’ausilio di contrafforti temporali (tempo oggettivo) e spaziali (date, orari, indicazioni topografiche ecc.).

“Vieni via” è puntellato da descrizioni paesistiche denotative e connotative accurate, decisamente evocative, dalla prosa pittorica che rilevano un’originale caratteristica immaginifica dell’autore. È evidente in alcune pagine ambientate in Messico, l’indugiare di Viceconti sui dettagli e sui cromatismi tipici di una certa narrativa latinoamericana a conferma della scelta di un cambio di registro a seconda dei luoghi descritti come, a esempio, le rappresentazioni dei bistrot parigini nei quali, invece, si respira un clima decisamente più mentale e razionale.

A partire dall’incipit, è chiaro che il romanzo affronta anche il delicato tema dell’ideologia. Un incubo del protagonista lo spingerà a mettersi in discussione rispetto alla formazione acquisita in seno alla famiglia d’origine e a seguito degli studi compiuti in Italia e a Mosca. Su tale aspetto, è centrata l’interessante postfazione del poeta madrileno Álvaro Muñoz Robledano che, rispetto al crollo delle ideologie e alla conseguente delusione di molti militanti, auspica di perseverare nell’impegno e nella partecipazione, affrancandosi dal rancore e dal risentimento, per cercare attraverso forme di lotta innovative ed efficaci, le giuste modalità di salvaguardia dei diritti acquisiti fino ad oggi e per nutrire i valori per i quali si è sempre creduto. Il poeta spagnolo consiglia di “(…) affrontare ancora una volta il presente. Riconoscere il momento che viviamo ogni istante e lottare per mantenerlo; prendere il dolore, il piacere, la paura e la speranza come propri. Questo è il futuro che ci attende, che noi possediamo e che dobbiamo combattere. Un luogo che forse non esiste, ma che non si esaurisce nell’oppressione; che può essere vissuto come parte di ciò che resta da vivere. Un luogo nel quale dire a qualcuno “Vieni via” sia un atto supremo di libertà”.


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