Intende dare fuoco alle polveri in Medio Oriente (per vendere più armi?)
Di Pino Salerno
Il presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, ha fatto la mossa che tutti i suoi elettori della Bible Belt, la cintura dei cristiani americani integralisti e di destra, aspettavano da decenni: ha informato il presidente palestinese Mahmoud Abbas che intende spostare l’ambasciata Usa in Israele da Tel Aviv a Gerusalemme. Lo riferisce il portavoce di Abbas, Nabil Abu Rdainah, senza precisare se Trump abbia o meno fornito indicazioni sulla tempistica. A chiamare è stato lo stesso Trump, ha riferito ancora il portavoce, aggiungendo che “il presidente Abbas ha avvertito delle conseguenze pericolose che una decisione del genere avrebbe sul processo di pace e su pace, sicurezza e stabilità della regione e del mondo”. Poi, Donald Trump ha telefonato anche al re di Giordania Abdullah per informarlo che intende procedere. Lo fa sapere il palazzo reale giordano, aggiungendo che il monarca ha detto a Trump che questa decisione avrebbe “ripercussioni pericolose sulla stabilità e la sicurezza della regione”, ostacolerebbe gli sforzi Usa di riprendere i colloqui di pace arabo-israeliani e infiammerebbe gli animi di cristiani e musulmani. E infine, Trump ha avvertito anche Al-Sisi, presidente egiziano, il quale però gli ha risposto che non serve “complicare” la situazione in Medioriente. Lo fa sapere la presidenza egiziana, aggiugendo che Al-Sisi ha messo in guardia Trump “dall’adottare misure che minino le possibilità di pace in Medioriente”. “Il presidente egiziano ha affermato la posizione egiziana relativa al preservare lo status legale di Gerusalemmeall’interno della cornice di riferimento internazionale e delle risoluzioni Onu pertinenti”, si legge nella dichiarazione.
Il presidente palestinese Abbas lancia l’allarme, e ottiene anche il sostegno di Russia e Germania. L’Italia? Alfano e Gentiloni fanno gli gnorri
Il presidente palestinese Mahmoud Abbas, dopo avere sentito il presidente Usa Donald Trump, ha parlato al telefono con il Papa, con i presidenti di Russia e Francia e con il re di Giordania, e “li ha invitati a intervenire per evitare” che si concretizzi l’intenzione dichiarata da Trump di trasferire l’ambasciata Usa in Israele da Tel Aviv a Gerusalemme. Lo riferisce a Reuters il portavoce di Abbas, Nabil Abu Rdainah. Il presidente russo, Vladimir Putin, ha telefonato al presidente palestinese Mahmoud Abbas per dirgli che Mosca sostiene una ripresa dei colloqui fra israeliani e palestinesi, anche sullo status di Gerusalemme. Lo riferisce il Cremlino, senza fornire altri dettagli. Secondo il ministro degli Esteri tedesco, la posizione di Berlino sul tema “rimane invariata: la soluzione alla questione puo’ essere trovata soltanto con contatti diretti tra le due parti”. Ogni altra iniziativa che potrebbe “aggravare la crisi e’ controproducente”, ha sottolineato Gabriel. Per il capo della diplomazia tedesca, “in nessun caso la Germania puo’ permettersi di aspettare le decisioni di Washington” o assumere una posizione attendista per poi commentarle. Al contrario, la Germania “deve prima e soprattutto” descrivere la sua posizione e “in alcuni casi, a volte direttamente con i nostri alleati, deve dire chiaramente quali sono i limiti” della sua solidarieta’. Durante il suo intervento, Gabriel ha, inoltre, lamentato che, con l’amministrazione Trump, gli Stati Uniti hanno abbandonato il loro ruolo di “garante affidabile del multilateralismo occidentale”. Alfano invece fa lo gnorri: “Non si può retrocedere dalla soluzione a due Stati. Guardiamo con grande preoccupazione tutti i fatti e tutte le decisioni che sembrano contraddire la strada che la comunità internazionale ha imboccato da tanto, troppo tempo senza vedere il traguardo”, ha detto il ministro degli Esteri Angelino Alfano dopo gli ultimi sviluppi sull’intenzione di Washington di riconoscere Gerusalemme come capitale di Israele. Il capo della Farnesina ha spiegato di aver ribadito la posizione in un incontro bilaterale col segretario di stato Usa Rex Tillerson.
Palestinesi annunciano tre giorni di collera. Riprenderà l’Intifada?
I palestinesi hanno annunciato “3 giorni di collera” da mercoledì a venerdì per protesta contro la volontà di Donald Trump di trasferire l’ambasciata Usa da Tel Aviv a Gerusalemme. Tutte le fazioni palestinesi hanno condannato Trump definendo la sua politica “un ricatto”. “Chiamiamo tutto il nostro popolo in Israele e nel mondo – hanno detto – a raccogliersi nei centri delle città e di fronte alle ambasciate e consolati israeliani con l’obiettivo di portare la generale rabbia popolare”.
Palazzotto e De Cristofori, Liberi e uguali: “preoccupati per le conseguenze della decisione americana”
“E’ imbarazzante il silenzio del governo italiano sulla decisione degli Stati Uniti di trasferire la propria ambasciata in Israele a Gerusalemme. Una decisione che viola il diritto internazionale non riconoscendo lo status di Gerusalemme sancito da diverse risoluzioni delle Nazioni Unite”, affermano i vicepresidenti delle commissioni Esteri di Camera e Senato Erasmo Palazzotto e Peppe De Cristofaro, esponenti di Liberi e Uguali. “Ci chiediamo – proseguono- come sia possibile che, davanti ad una situazione di questo tipo il Ministro degli Esteri e il Presidente del Consiglio non sentano il dovere di intervenire. Siamo molto preoccupati per le conseguenze della decisione americana perchè può compromettere irrimediabilmente il processo di pace e la stabilità dell’intera regione mediorientale. Chiediamo al Governo Italiano di attivarsi anche in sede di Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite, dove è membro non permanente ancora per poco, per scongiurare questa decisione scellerata”.