Testamento biologico, manca il voto in Senato ma il Papa fa cadere gli alibi mentre si torna allo scontro tra i vescovi e Barbiana

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La legge sul testamento biologico non sarà approvata da questo parlamento, ormai è chiaro. Passata alla Camera in aprile, è ora ferma al Senato, dove nessuno riuscirà a farla riemergere per farla approvare prima della fine della legislatura. Questa legge che non è legge non riguarda l’eutanasia, non consente insoma di andare in Svizzera a morire pagando in una clinica attrezzata per questo. Niente di questo genere. Ma questa norma, se approvata, consentirebbe a qualsiasi maggiorenne la possibilità di rinunciare ad alcune terapie mediche, in particolare la nutrizione e l’idratazione artificiale. Questa interruzione può essere ottenuta anche con le cosiddette “disposizioni anticipate di trattamento” (DAT), un documento nel quale si può indicare a quali terapie si vuole rinunciare e a quali condizioni, nel caso in cui a un certo punto si sia impossibilitati a esprimere la sua volontà. Il paziente può anche chiedere di essere sedato in maniera continua e profonda, in modo da poter morire senza soffrire, in una sorta di coma indotto.
Ieri è caduto anche l’alibi usato da decenni da alcune forze politiche conservatrici perché ha parlato il Papa e, come nello stile di Francesco, ha detto parole semplici ma chiare: può essere lecito moralmente rinunciare o sospendere le cure da parte dei malati terminali.
Ma i papisti più papisti del Papa – in realtà quella enorme fronda che vorrebbe cacciare al più presto Francesco dal pontificato – non cede di un millimetro, pur sapendo ben, o forse proprio per questo, che in termini di dottrina la Chiesa ha questa posizione fin dagli anni ’50 e che il Papa si sta muovendo anche perché sensibilizzato al tema da un preciso incontro: quello avvenuto a giugno nella pieve di Barbiana durante il ricordo di Don Lorenzo Milani.
Michele Gesualdi, uno dei primi quattro allievi di Barbiana, poi sindacalista e presidente della provincia di Firenze, è ormai da tre anni affetto da SLA, la terribile sclerosi laterale amiotrofica che non lascia scampo ai malati sia pure con tempi diversi. Gesualdi ora non parla più, agisce attraverso il suo pc portatile e con l’aiuto di sua figlia: A Francesco ha spiegato che vuole essere sicuro che di fronte al suo dissenso ad avere la tracheotomia il medico non abbia scuse burocratiche per potersi opporre ma esegua le sue volontà. Gesualdi ha parlato da cattolico convinto e praticante e da missionario della fede di Don Lorenzo per 50 anni e a Francescco ha spiegato che è ben comsapevole del fatto che la vita è sicuramente il più prezioso dono che Dio ci ha fatto e deve essere sempre ben vissuta e mai sprecata. Però accettare il martirio del corpo della persona malata, quando non c’è nessuna speranza né di guarigione né di miglioramento, può essere percepita come una sfida a Dio.
Lui ti chiama con segnali chiarissimi e rispondiamo sfidandolo, come se si fosse più bravi di lui,martoriando il corpo della creatura che sta chiamando, pur sapendo che è solo una sofferenza senza sbocchi e quindi una forma inutile di martirio.
Francesco ha colto l’ultima giusta provocazione di Barbiana e ha rotto il silenzio, ma tutto questo ai vescovi non basta, se l”Avvenire” fa controreplicare a Gesualdi da un medico, Gigli, che è anche deputato ed un feroce oppositore della legge sul testamento biologico.
Dunque tutto resterà come prima. I malati scriveranno le loro volontà e se hanno dei cari che li seguiranno fino a quell’ultimo terribile momento potranno far valere le loro ragioni ma solo se troveranno un medico coscienzioso e consapevole, non nella certezza di una legge dello Stato a cui potersi appellare.
La sofferenza della malattia è un tema che conosce solo chi lo vive e chi vive accanto a lui. Forse per i parlamentari è un tema lontano. Ma fa parte del vissuto delle famiglie, dei popoli. La legge, se venisse approvata, non consentirebbe i viaggi all’estero per andare a morire o altre forme di eutanasia, darebbe soltanto la certezza al malato di non essere sottoposto ad accanimento terapeutico nel caso che non possa esprimere formalmente il suo consenso.
E’ vero però che la lettera di Gesualdi e le parole di Francesco hanno spinto intellettuali e politici a firmare un appello per chiedere di accelerare l’approvazione della legge sul testamento biologico, con la dichiarazione anticipata di volontà del malato colpito da patologie degenerative che non hanno speranza di guarigione“.
Anche noi di Articolo21 vogliamo firmare e diffondere questo appello di civiltà, sperando che, come ha detto Rosy Bindi, le parole del pontefice abbiano fatto cadere l’ultimo alibi, sapendo già purtroppo che non è così.


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