Mai più la guerra!

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È l’accorato appello lanciato da Papa Francesco alla messa per la commemorazione dei defunti celebrata nel cimitero militare di Nettuno.

«Per favore Signore, non più la guerra, non più, non più questa strage inutile, come avrebbe detto Benedetto XV». È l’accorato appello lanciato da Papa Francesco alla messa per la commemorazione dei defunti celebrata nel cimitero militare di Nettuno, in provincia di Roma, dove sono sepolti oltre 7mila americani, anche crocerossine, morti in Italia durante la Seconda guerra mondiale.

«Meglio sperare senza questa distruzione, giovani, a migliaia, a migliaia, a migliaia, speranze rotte, non più Signore – ha continuato il pontefice nel corso della funzione alla quale, secondo la Gendarmeria vaticana, hanno preso parte 5mila persone – e questo dobbiamo dirlo oggi in questo luogo in modo speciale per questi ragazzi, oggi che il mondo è un’altra volta in guerra e si prepara per andare ancora in guerra, non più Signore, non più, con la guerra si perde tutto».

Dopo la messa Bergoglio ha visitato le fosse Ardeatine, luogo della strage nazista del 24 marzo 1944, dove ha sostato in preghiera presso il sacrario che ricorda le vittime gettate nelle cave.
Tanti, anche bambini, muoiono oggi in guerra
«Quando tante volte nella storia gli uomini pensano di fare una guerra, – ha detto ancora il Papa durante la celebrazione – sono convinti di fare una primavera, e finisce in inverno, brutto, crudele, regno del terrore, della morte». «Oggi preghiamo per tutti i defunti, tutti», ha continuato il pontefice, e per «quanti muoiono nelle battaglie di ogni giorno di questa guerra a pezzetti, preghiamo per chi muore oggi», «anche i bambini innocenti, questo è il frutto della guerra, è la morte», e chiediamo il dono delle «lacrime».

Arrivato a Nettuno intorno alle 15, Papa Francesco ha fatto una sosta in mezzo alle tombe, tra le quali quella di un ignoto, un italo-americano e un ebreo, e subito dopo è stato accolto in sagrestia dal vescovo di Albano, mons. Marcello Semeraro, dalla direttrice del cimitero, Melanie Resto, dal sindaco di Nettuno Angelo Casto, e dal sindaco di Anzio Luciano Bruschini.

Umanità non dimentichi lacrime di chi ha morti in guerra
Nell’omelia Bergoglio ha ricordato «quell’anziana che guardando le rovine di Hiroshima con rassegnazione sapienziale, con molto dolore, con quella rassegnazione lamentosa che sanno vivere le donne, diceva “gli uomini fanno di tutto per dichiarare e fare una guerra, e alla fine distruggono se stessi”. Questa è la guerra, – ha ammonito il Pontefice – la distruzione di noi stessi. «Sicuramente quella donna aveva perso dei figli e dei nipotini, aveva una piaga nel cuore e le lacrime», ha continuato il papa. «Sono lacrime -ha detto – che oggi l’umanità non deve dimenticare, questo orgoglio di questa umanità che non ha imparato la lezione e sembra che non voglia impararla».
In preghiera silenziosa alle Fosse Ardeatine
Giunto poi alle Fosse Ardeatine, Papa Francesco ha sostato per quattro minuti in preghiera silenziosa davanti alla cancellata che delimita il luogo dove furono uccisi con un colpo alla nuca 355 italiani, militari e civili, e tra loro 75 ebrei, nella strage del 24 marzo ’44, compiuta dai nazisti per rappresaglia all’attentato di via Rasella. Il pontefice era entrato solo nelle gallerie delle cave, e solo le ha percorse, mentre alla cancellata è stato raggiunto, tra gli altri, dal rabbino di Rom, Riccardo Di Segni. Un medico ebreo, Emanuele Ascarelli, aiutò il riconoscimento dei cadaveri ammucchiati in cinque strati.
Lasciata la cancellata, papa Francesco è entrato nelle grotte dove ci sono le lapidi dei defunti identificati, ha deposto mazzi di fiori su alcune tombe a ha percorso da solo, in silenzio, i corridoi che le delimitano.
«Questi sono i frutti della guerra: odio, morte, vendetta…Perdonaci, Signore», ha scritto poi il Papa firmando il Libro d’Onore del Sacrario delle Fosse Ardeatine. L’uscita di Bergoglio dal Sacrario è stata accolta da un lungo applauso dei tanti cittadini presenti.

Alessia Tripodi

Il Sole24ore

Da perlapace


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