C’è troppa corruzione nella politica, per aspettarsi una politica contro la corruzione

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E’ questo il giudizio che emerge dalle ultime novità legislative. Che limitano le intercettazioni e persino l’utilizzo delle tecnologie più avanzate di ascolto remoto (trojans). Le intercettazioni verranno amputate di ciò che viene ritenuto non “essenziale” a discrezione del trascrivente, che non è un magistrato, ma un semplice addetto. Così, intere parti di conversazione non giudicate di immediata rilevanza penale vengono perse, anche se è noto che spesso proprio dal riascolto dopo anni delle stesse registrazione emergono dettagli decisivi per l’accusa o la difesa.
Ma quello che è più sconvolgente nella nuova normativa è che lo stesso Stato si pone limiti all’uso della tecnologia più avanzata, per dare un vantaggio ai corrotti. I partiti che hanno vietato contro la corruzione l’uso dei trojans – gli unici sistemi che captano le comunicazioni in Whatup e Messanger – mandano un messaggio molto chiaro ai criminali: voi corrompete pure, ma poi ricordatevi di noi alle elezioni. La chiamano protezione della privacy, ma siamo vicini al punto di non-ritorno dall’illegalità. Quello dove il voto di scambio produce leggi di scambio.

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