Boicottaggio funzionale

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In un Paese che soffre di mafia e corruzione, non ci sono strumenti adatti a far funzionare la Commissione Antimafia. La dichiarazione di Rosy Bindi è clamorosa, ma finisce relegata in poche righe sui giornali. La situazione è incredibile: chi dovrebbe analizzare i candidati per intercettare quelli incompatibili per la legge Severino non ha un casellario nazionale da consultare ed è costretto a lavorare con tempi del tutto insufficienti. Morale: il controllo rimane teorico (10 Comuni su circa 1000) perché la lobby trasversale del malaffare buca le gomme alla Commissione.

D’altronde, il “boicottaggio funzionale” è la specialità della casa di vasta parte della classe politica. Che tiene sotto organico cronico la giustizia per allungarne i tempi e aumentare le prescrizioni. Che tiene sotto  organico l’Agenzia delle Entrate per lo stesso motivo. E potremmo andare avanti analizzando molti organismi di controllo, che non controllano per boicottaggio funzionale.
Così viviamo nella finzione dell’auto-certificazione. Istituto nobile di responsabilità civile del cittadino, ma che senza il deterrente del controllo degrada ad auto-mistificazione. E, nel caso delle candidature, blocca il filtro della Severino, e rende inevitabile lo sversamento nelle giunte comunali – quelle del “servizio percepito” dai i cittadini – il liquame della peggiore politica.

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