Papa Ratzinger: il teologo che riscoprì il senso del limite

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Non era certo un pontefice empatico e capace di entrare in sintonia con il dolore e la sofferenza degli ultimi come papa Francesco: era, al contrario, un finissimo teologo, un uomo di immensa cultura e in grado di entrare nel merito non solo delle questioni religiose ma, più che mai, anche di quelle politiche, economiche e sociali. Eppure papa Joseph Ratzinger, che in coincidenza con la Santa Pasqua compie novant’anni, non è stato affatto un successore di Pietro alternativo al pontefice che tutti noi oggi amiamo e consideriamo una rivoluzione globale, forse l’unica positiva di questa drammatica stagione.

Assai più conservatore per quanto concerne l’aspetto dottrinario, infatti, è stato invece un precursore e un notevole apripista per quanto riguarda l’analisi della crisi economica e le ricette per contrastare lo strazio che essa ha provocato e continua tuttora a provocare nei ceti maggiormente colpiti dalle sue conseguenze.
Non a caso, nel terribile anno 2009, quando la crisi varcò l’Oceano e venne a manifestarsi in tutta la sua devastante potenza nel Vecchio Continente, Benedetto XVI ebbe il coraggio di porre al centro dell’enciclica “Caritas in veritate” alcuni concetti come la dignità e la centralità della persona, poi resi costitutivi e introdotti nel dibattito politico mondiale da papa Francesco.
E anche nel contrasto alla guerra e alle discriminazioni, sul tema dell’accoglienza dei migranti e del rispetto per l’ambiente e per le risorse di un pianeta sempre più fragile, sia pur in maniera molto più tenue e senza l’energia del suo successore, già Ratzinger aveva formulato riflessioni che hanno gettato un seme nel campo accidentato di un mondo sull’orlo del baratro.
Infine, e questo è stato il suo merito più importante, quando si è reso conto, a quasi ottantasei anni, di non avere più le risorse necessarie per svolgere un incarico tanto gravoso e sfiancante, sia sul piano fisico sia dal punto di vista mentale e psicologico, Ratzinger ha avuto l’umiltà di farsi da parte, fornendo una lezione davvero commendevole sul senso del limite e sulla necessità di riscoprire un minimo di umiltà e di amore per il prossimo, fino al punto di sacrificare se stessi e le proprie ambizioni personali.
Inutile sottolineare, ancora una volta, i limiti di un uomo anziano e provato, probabilmente trovatosi nell’impossibilità di far fronte agli scandali che hanno travolto e condotto la Chiesa ad un passo dall’abisso; molto più saggio, invece, dare atto ad un uomo ormai disarmato della saggezza che ha dimostrato nel dimettersi e nel fare posto ad un pontefice che ha impresso, fin da subito, un altro passo alla comunità ecclesiastica mondiale.
Scrissi in tempi non sospetti che senza Ratzinger non avremmo avuto Bergoglio, pur rappresentando le due frange opposte del delicato universo cardinalizio, e che la sua elezione sia stata, pertanto, una scelta nel segno della continuità, almeno sui temi summenzionati e oggi ancora più centrali nella discussione complessiva sull’avvenire dell’umanità.
Rendere omaggio a Ratzinger, mentre spirano pericolosi venti di guerra fra gli Stati Uniti e la Corea del Nord e mentre noi europei avvertiamo, per la prima volta nella storia, un senso di totale impotenza, come se fossimo spettatori del nostro destino, è quindi un buon modo per restituire prestigio e speranza ai valori fondanti del nostro stare insieme, mai così calpestati e violati un po’ a tutte le latitudini.
Che sia davvero una Pasqua di resurrezione! Che il tema della pace torni centrale: non ne abbiamo mai avuto tanto bisogno.

P.S. Oltre a rivolgere i migliori auguri ai nostri lettori, colgo l’occasione per inviare un messaggio di sincera stima e gratitudine a Goffredo Fofi, neo-ottantenne con l’entusiasmo di un bambino, e per dire addio alla signora Emma Morano, la donna più anziana del mondo, scomparsa all’età di centodiciassette anni al termine di un’esistenza straordinaria e unica nel suo genere. Ci mancherà.


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