Pedofilia: don Di Noto denuncia silenzio di stampa e politica

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Pedofilia on line, una piaga sociale grandemente sottovalutata, che non ha confini tra Paesi. “In pochi minuti – si legge oggi sulla pagina Facebook di don Fortunato Di Noto, fondatore e presidente dell’Associazione Meter – sono stati segnalati 500 video pedopornografici. Filmati pieni di abusi, con compilation di abusi… tre quattro anni di continui abusi (dall’età di 3 anni fino ai 10)… orrori… orrori e nessuno ci crede. E qualcuno, anche con responsabilità, dice che esageriamo!” Abbiamo intervistato il sacerdote.

Don Fortunato, in queste sue parole, una denuncia che si fa grido di scandalo?
E’ più che uno scandalo. Noi non riusciamo a comprendere, a capire, quale sia la ragione del silenzio, che è diventato un silenzio quasi connivente, compiacente, di fronte a degli abusi sessuali su bambini piccolissimi. 500 sono stati quelli di un giorno fa, ma aumentano quotidianamente, vertiginosamente, i video, le foto in situazioni che basterebbe guardarle per far sobbalzare qualunque persona, papà, mamma, sia nella Chiesa sia nella società.

Già in passato abbiamo raccolto e sottolineato questa sua denuncia: la latitanza della grande stampa sul fenomeno pedofilia, in particolare sulla pedofilia on line. Lei che idea si è fatto?
L’idea che ci sia un silenzio pauroso. Io mi vergognerei, essendo un capo redattore, un direttore di un quotidiano nazionale, che può favorire anche una forte riflessione, di non dare neanche una mezza riga di notizia su abusi impressionanti. Abbiamo denunciato anche abusi su neonati nelle nursery degli ospedali e nessuno dice una parola! L’unica voce che spesso abbiamo è “Avvenire” o voi Radio Vaticana che lo fate sempre. Allora io credo che la stampa, i media – che hanno anche il potere di sviluppare coscienze rette, ma soprattutto anche di mobilitare chi è preposto a fornire maggiore impegno nella lotta alla pedofilia, un crimine contro l’umanità –  abbiano una grandissima responsabilità riguardo a questo ed io mi appello – mi appello ai papà, alle mamme, ai redattori, ai giornalisti, alle giornaliste, alle persone che hanno una sensibilità, a chi ha figli, a chi non ha figli, a chi ha a cuore questo fenomeno – di dare una voce a questi bambini che già sono stati violati. Non è che stiamo pensando di fare prevenzione, qui stiamo parlando di bambini ripetutamente violati. Se pensiamo solo al Report 2014 – ora stiamo preparando quello del 2015 – stiamo parlando di milioni di bambini.

La stampa tace e la politica colpevolmente ignora…
Ma certo, ci sono state – credo – decine  di interrogazioni al governo anche riguardo a questi fenomeni, ma nessuno ha risposto. E l’Osservatorio nazionale contro la pedofilia e la pedopornografia, voluto da me e dalla Prestigiacomo nel 1998, non funziona. Ed anche il database, necessario a livello italiano per un coordinamento internazionale, non è stato mai realizzato, e sono passati la bellezza di 13 anni. C’è un silenzio assordante, di fronte a queste problematiche, del mondo della politica e – aggiungerei anche – del mondo culturale.

Visto che il fenomeno è così esteso, possiamo pure ipotizzare che ci siano delle connivenze, che ci siano delle pressioni a non parlarne, ci siano delle pressioni a non perseguirlo…
Sono stato uno dei primi a denunciare le lobby pedofile tantissimi anni fa e mi hanno preso a pesci in faccia. Oggi i movimenti pro-pedofilia, che aprono alla possibilità di naturalizzare e far diventare normale il rapporto tra adulti e bambini anche nella relazione affettiva e sessuale, e i movimenti e le lobby che stanno dietro a questa ideologia perversa e drammatica sono migliaia e stanno proliferando sempre di più: dai movimenti pseudo-politici pro-pedofilia, ai partiti pro-pedofilia, ai gruppi che fanno anche la giornata internazionale pro-pedofilia nel mondo, a situazioni di commistione tra le ideologie – non mi vergogno a dirlo – del gender e della pedofilia, come se il pedofilo fosse uno che nasce così e non può essere perseguitato e vorrei vedere chi mi smentisce! Allora noi siamo convinti che ci sia un movimento sottostante, culturale, quasi quasi di giustificazione di un fenomeno che è una nuova forma di schiavitù.

Fonte: Radio Vaticana


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