Roma/Colonia: le cautele del prefetto Gabrielli con i cronisti

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Botta e risposta con scambio di lettere tra il prefetto Franco Gabrielli e il Sindacato cronisti romani sul carattere della comunicazione in tempi di eccezionale allerta contro il terrorismo, e sull’opportunità di una partecipazione delle esperienze professionali dei cronisti al Comitato provinciale per l’ordine pubblico (un precedente a Napoli).
Il Prefetto riconosce che esiste “il problema concreto della modalità di fare informazione a fronte di una minaccia terroristica che ha assunto, oggi, contorni magmatici precedentemente ignoti”. Però “pur apprezzando lo spirito di servizio che anima il suggerimento”, ne manifesta la contrarietà, sostenendo che le valutazioni del Comitato “devono essere assistite da un’indispensabile cornice di cautela e di riservatezza”.

In tempi di palpabile tensione, cautela e riservatezza potrebbero produrre effetti contrari alle intenzioni di tranquillizzare il cittadino, perseguendo in pari tempo l’obiettivo di mantenere alta la guardia e basso il profilo allarmistico. Più si rafforzano comprensibilmente le misure della prevenzione e della sicurezza con l’onnipresenza delle forze dell’ordine, più giocoforza sale la temperatura dell’apprensione e della preoccupazione della gente messe a dura prova dall’inevitabile moltiplicarsi dei falsi allarmi (quasi ogni giorni sulla metropolitana). La sensazione di insicurezza è diffusa, la suggestione alla prudenza è cresciuta con inevitabili ripercussioni nella vita quotidiana che stanno provocando cali di frequentazione nei posti altrimenti a più alto tasso di affollamento (da San Pietro alla notte di S. Silvestro). D’altra parte è impossibile fingere di nulla, chiudere gli occhi e girarsi dall’altra parte, mentre il tam tam mediatico delle stragi, dei conflitti armati, della mobilitazione internazionale risuona in tempi reali, ti insegue ovunque. Purtroppo, senza una strategia della comunicazione, si rischia di assecondare contro ogni immaginazione i disegni dei terroristi che, bombe o non bombe, puntano a non farci più dormire sonni tranquilli.

Peraltro, un giro di vite sul’’informazione può condurre a degli eccessi di cautela e di reticenza che si ritorcono contro l’interesse generale. In Germania, a Colonia, la brutale notte di S. Silvestro contro le donne più che sottovalutata, è stato occultata e sdrammatizzata scientemente dalla polizia con l’assurdo e miope intento di non causare allarmismi e rinfocolare la xenofobia. Se non ci fossero state le denunce delle vittime, il silenzio avrebbe avvolto l’accaduto. Negare, minimizzare, nascondere le realtà dei fatti è un errore che i tedeschi stanno pagando a caro prezzo.
Per cercare di vincere le paure e di scongiurare un vivere in stato di ansia, l’informazione comunicazione non può rispondere a ordinari criteri di ordine politico e burocratico (comunicati, conferenze-stampa, interviste ecc.), ma richiede un’attività mediatica organizzata, condotta e gestita da esperienze culturali e professionali, quali quelle dei cronisti e dei loro rappresentanti, che vivono il quotidiano rapporto con la città a tu per tu con i cittadini, sapendone cogliere gli umori, le speranze e le inquietudini ancor prima dei pubblici amministratori.


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