Perché oggi continuo a ripetere: “Je ne suis pas Charlie”

0 0

Se un Dio esistesse, non credo che potrebbe essere turbato da una caricatura e neppure da una bestemmia. Ma chi crede all’amore del prossimo o anche soltanto alla pace come a  valori da custodire e rispettare per il bene dell’umanità non può identificarsi (Je suis Charlie) con quanti di fatto li ostacolano, sia pure in nome di un altro valore importante come la libertà. Perché è vero che un dio inferocito che fugge con le vesti insanguinate e un fucile a tracolla potrebbe rappresentare, piuttosto che Allah o un Padreterno ebraico-cristiano, il fanatismo assassino dei suoi devoti. Ma chi lo accosta, senza distinzione alcuna, alla fede  dei credenti nelle tre religioni di Abramo, sa anche di urtare profondamente la sensibilità, se non di tutti, di buona parte tra loro. E mentre si affaccia nel Mediterraneo la tragica realtà di una guerra, tanto sanguinosa quanto assurda, condotta pretestuosamente “in nome di Dio”, non mi pare davvero intelligente, umanamente e politicamente, contrapporre un culto “religioso” della libertà a quella “verità” condivisa, giusto o sbagliato che sia, da miliardi di abitanti, per la maggioranza pacifici, di questo pianeta. Ecco perché, pur rinnovando la mia solidarietà alle vittime del massacro parigino, continuo oggi a ripetere: “Je ne suis pas Charlie”


Iscriviti alla Newsletter di Articolo21