Al Qaeda torna a seminare il terrore. Almeno ventitre morti in Burkina Faso

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In Burkina Faso Al Qaeda non ha colpito solo gli occidentali, ha scelto un paese che aveva iniziato un processo di democratizzazione. Gli attentati in Burkina Faso non avevano solo l’obiettivo di colpire gli occidentali, Al Qaeda per tornare a seminare il terrore ha scelto un paese che aveva iniziato un percorso di democratizzazione.
Ma prima di tutto le vittime predestinate al sacrificio sull’altare della jihad sono stati coloro che rappresentano tutto ciò che l’estremismo islamico avversa.
Il commando qaedista ha preso di mira l’Hotel Splendid di Ouagadoudou, la capitale del Burkina Faso. La struttura è frequentata da imprenditori e cooperanti e personale delle Nazioni unite così come il “Cappuccino Café”, cuore di un assalto in simultanea.
Il locale, di proprietà di un italiano, si trova sulla centralissima Avenue Nkrumah, accanto all’albergo, dove è avvenuto il primo attacco terroristico. Entrambi sono punti di riferimento per i visitatori italiani e occidentali nella capitale del Paese africano. Il bilancio delle vittime non è ancora definitivo ma si parla di almeno 23 morti. E potevano essere molti di più se il blitz delle teste di cuoio scattato nella notte non avesse portato alla liberazione di 126 persone prese in ostaggio dai jihadisti. Tre terroristi sono stati uccisi, un arabo e due neri africani.
L’unità di crisi della Farnesina ha per il momento escluso ci siano italiani tra le vittime.
L’attentato a Ouagadoudou arriva a pochi mesi dall’elezione di Roch Marc Kaboré, che con oltre il 53% dei voti ha vinto le presidenziali dello scorso novembre al primo turno.
Il nuovo presidente del Burkina Faso, il secondo civile a diventare capo dello Stato negli ultimi 30 anni, aveva subito annunciato un’azione e riforme per avviare un processo di democratizzazione.
La sua affermazione aveva dal primo momento rappresentato un momento fondamentale per lo Stato africano, governato finora da leader arrivati al potere con colpi di stato.
Ex primo ministro, 59 anni, Kaboré è stato anche presidente dell’Assemblea nazionale sotto il regime di Blaise Compaoré, rovesciato da una rivolta popolare nell’ottobre del 2014, suscitata dal tentativo dello stesso dittatore di modificare la Costituzione per assicurarsi un ulteriore rinnovo del mandato.
La tornata presidenziale dello scorso anno, che era programmata in un primo momento ad ottobre, era stata rinviata dopo un tentativo di golpe da parte della guardia presidenziale il 16 settembre 2015.
Grazie all’accordo raggiunto sei giorni dopo tra l’esercito regolare e le forze golpiste che avevano rovesciato il governo di transizione, lo stato di emergenza era rientrato ed era stato avviato l’iter per le elezioni .
Anche per questo quelle che hanno portato Kaboré al potere, scelto tra 14 candidati chiamati a rimpiazzare l’esecutivo ad interim, sono state elezioni storiche.
Un voto libero e democratico. Un successo inimmaginabile per un popolo che per la maggior parte della sua storia, dopo l’indipendenza dalla Francia nel 1960, è sempre stato soggetto a regimi di lungo corso.
E forse per questo diventato un simbolo da abbattere.


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