Roma. Il sindaco si difende e alza dubbi sulle dimissioni. Civati e Vendola lo scaricano. Il Gay Pride lo sostiene. Orfini e il Pd vogliono elezioni

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Di Pino Salerno

Il caso Roma, dopo le dimissioni del sindaco Ignazio Marino e la sua testimonianza resa lunedì presso la Procura della Repubblica, resta sotto i riflettori nazionali e internazionali. La conferenza stampa con la quale Marino ha voluto chiarire all’opinione pubblica la sua posizione è stata lanciata non solo da tutte le agenzie nazionali, ma anche dalla Associated Press, che fa una sintesi di una decina di righe su quanto è accaduto. La sintesi è lo specchio fedele del punto in cui si è giunti: “il sindaco uscente di Roma ha negato di aver usato denaro pubblico per le cene private con la famiglia ed ha cercato di difendersi da uno scandalo politicizzato che può costargli il posto”. Nel lancio dell’Associated Press, ripreso dalla stampa di mezzo mondo, si fa riferimento anche al fatto che Marino ha scelto volontariamente di recarsi in Procura e che non è indagato. E infine, ora il mondo intero sa che forse Ignazio Marino potrebbe addirittura ripensarci a proposito delle sue dimissioni, dal momento che i venti giorni previsti dalla legge non sono ancora scaduti.

La conferenza stampa di Ignazio Marino: “Penso di riflettere e verificare”

Siamo partiti dal sintetico lancio dell’Associated Press. Tuttavia, le parole di Marino in conferenza stampa, che rischiano di avere un peso politico rilevante nel dibattito controverso con Matteo Renzi, segretario Pd, e il gruppo dirigente e consiliare del Pd a Roma, sono le seguenti: “Nella lettera di dimissioni al presidente Valeria Baglio ho scritto che mi sarei preso i venti giorni previsti dalla legge per riflettere. È quello che ribadisco anche adesso. Penso di riflettere e verificare”. Marino è stato mollato dal Pd, isolato dal gruppo consiliare, criticato dai renziani di Roma e perfino da una buona fetta della sua stessa giunta, per la questione relativa all’uso della carta di credito e al pasticcio dei rimborsi spese. Dunque, Marino ha voluto attendere la sua volontaria “deposizione” in Procura prima di esporre le sue verità all’opinione pubblica. Ecco come, in conferenza stampa, ha presentato le sue ragioni: “uno degli esposti parlava di spese di lavanderia: bastava informarsi meglio per comprendere che non si tratta di spese personali, ma per lavare gli abiti storici dei trombettieri di Vitorchiano che il Comune utilizza per ricevere gli ospiti illustri”. Ma soprattutto, Marino dice di aver spiegato alla Procura che “non ho mai utilizzato denaro pubblico a scopo privato, semmai il contrario: mi sono recato per due giorni a New York il 1 settembre per confrontare il lavoro fatto per l’housing sociale di New York e la gestione del patrimonio pubblico, il giorno dopo ho avuto un lungo incontro con il sindaco di New York Bill de Blasio. Era un viaggio istituzionale, ma visto che ero reduce da una vacanza negli Stati Uniti decisi di pagare l’albergo, circa 700 euro, a mie spese”. E le cene con la moglie, o quelle smentite dai presunti? “Errori della segreteria”.

Il legale di Marino, Enzo Musco: “non è indagato in niente. Sentito come persona informata dei fatti”

D’altronde, fa notare il suo avvocato Enzo Musco, “chi può dire di ricordare con chi è stato a cena 15 mesi fa?”. Il legale di Marino ha poi aggiunto, a ovvio sostegno delle tesi del sindaco: “Confermo che il sindaco è stato sentito in Procura come persona informata sui fatti, quindi il sindaco non è indagato in niente. È entrato come persona informata sui fatti ed è uscito come persona informata sui fatti”. Perché Marino non è indagato? Il suo legale Musco spiega: “Non abbiamo accusato nessuno perché non c’è nessuno da accusare, ma abbiamo descritto davanti al magistrato il modo di operare della burocrazia romana in merito a questi scontrini. Questi scontrini venivano registrati a distanza di tempo, coloro che registravano non commettevano nessuna falsità né oggettiva, né soggettiva, né ideologica né materiale, perché non facevano altro che seguire una prassi che nel Comune di Roma è presente da tempo e che è stata, peraltro, convalidata dal regolamento dell’Anci in merito alla restituzione dei rimborsi per attività fuori sede”. Chiarita la posizione giudiziaria, si apre ora la questione politica, perché sic stanti bus rebus cade gran parte delle accuse sollevate contro Marino.

La posizione di Sel in Campidoglio, aperturista. Vendola chiude: “l’esperienza Marino è fallita”

È questa una delle ragioni che ha spinto il capogruppo di Sel in Campidoglio, Gianluca Peciola, a scrivere in una nota che: “Alla luce di quanto si apprende dalla conferenza stampa, confermiamo la nostra posizione. Il sindaco Marino venga in Aula Giulio Cesare a riferire sugli incidenti che hanno caratterizzato questa fase istituzionale, e soprattutto per far capire alle forze politiche e ai cittadini come intende far ripartire Roma”. E non solo, Peciola carica di aspettative il futuro prossimo del sindaco Marino: “Ci aspettiamo un discorso di sinistra, che parli della dignità dei dipendenti capitolini e del lavoro in una città in crisi, dei diritti, del potenziamento dei servizi nelle periferie, del rafforzamento dei servizi sociali e delle politiche abitative. Ci aspettiamo anche una forte discontinuità con il passato. Noi – conclude – siamo pronti ad ascoltarlo”. Solo ad ascoltarlo? Sembra piuttosto una riapertura di credito nei confronti di Marino, dalla cui maggioranza Sel era uscita nello scorso luglio. In realtà, la posizione di Sel sul caso Marino appare non chiarissima e piuttosto ondivaga, se si pensa che lo stesso Nichi Vendola partecipando ad una trasmissione radiofonica ha ribadito che egli dà comunque un giudizio non positivo del sindaco di Roma: “L’esperienza Marino è fallita. Contro la sua esperienza si sono mobilitati poteri reali che continuano a puntare sulla alleanza tra rendita fondiaria e speculazione edilizia, il partito trasversale del cemento. Sicuramente contro Marino si sono mossi anche tanti sodali di mafia capitale. Lui pensava a una città che fosse il contrario rispetto a quella disegnata dai manager di mafia capitale. Il problema è che però Marino, per superficialità o non so che altro ha ferito e lesionato il suo rapporto con la città e questo è un punto difficilmente rimovibile”.

Pippo Civati: Giusto che a Roma si torni a votare

Lo stesso giudizio di Vendola è stato espresso anche Pippo Civati, leader di Possibile, per il quale il caso Marino “è un problema di scontrini. Si perde di vista il fatto che non ci sono più le condizioni politiche per andare avanti a Roma. Roma è stata commissariata da Renzi, in un modo che non si era mai visto prima. È giusto che si torni alle elezioni e decidano i cittadini”.

La solidarietà del movimento Lgbt di Roma: Marino sindaco laico e democratico

Solidarietà totale nei confronti di Ignazio Marino viene invece dal Gay Pride romano, che ha intravisto qualche ragione significativa nella “cacciata” del sindaco proprio nell’impegno verso i diritti degli omosessuali e delle persone trans gender. In una lunga nota, infatti, il Gay Pride romano scrive: “Il Coordinamento Roma Pride esprime tutta la propria solidarietà al Sindaco Marino e ritiene che l’operazione che ha portato alle sue dimissioni, a prescindere dai colori politici, sia connotata da un preoccupante deficit democratico. Non si tratta semplicemente di gratitudine verso un sindaco a noi vicino, ma è una vicinanza ad una persona che ha rappresentato quei valori di laicità e democrazia in cui noi crediamo. Il Coordinamento Roma Pride ritiene infatti che il Pride, in cui per la prima volta Marino ha coinvolto i simboli dell’amministrazione comunale partecipando in prima linea, sia una manifestazione di libertà che riguardi tutta la cittadinanza. Il Coordinamento Roma Pride ritiene inoltre che la trascrizione dei matrimoni celebrati all’estero e la delibera del registro sulle unioni civili siano atti di laicità e civiltà che spingano avanti il nostro Paese ed esercitino un effetto profondo sulla vita delle persone LGBTI così come su quella delle loro famiglie e dei loro cari”. E se loro avessero ragione? Se cioè il sacrificio di Marino si fosse giocato sull’altare delle celebrazioni dell’Anno Santo?

In tarda serata Matteo Orfini vede il gruppo consiliare al Nazareno: elezioni!

Non ci sono le condizioni per proseguire l’esperienza amministrativa della giunta Marino. E quindi se il sindaco dimissionario di Roma dovesse decidere di tornare sui suoi passi per ritirare le dimissioni, il Pd non sarebbe disposto a seguirlo. È quanto emerge dall’incontro tra il presidente nazionale del Pd, Matteo Orfini, e i consiglieri capitolini del partito. A quanto riferiscono alcuni presenti alla riunione, i Dem sarebbero dunque intenzionati a confermare la linea già stabilita a ridosso delle dimissioni di Ignazio Marino.

Da jobsnews


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