Beppe Giulietti non accetta la candidatura a Presidente della Fnsi. Chiarezza sui fatti

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Il 6 ottobre Giuseppe Giulietti ha partecipato ad un incontro organizzato dal Coordinamento di Fiuggi in cui ha parlato di quella che è la sua idea del ruolo di Presidente della Federazione Nazionale della Stampa, rispondendo alla richiesta della maggioranza Federale che aveva chiesto la sua disponibilità ad essere candidato

Beppe Giulietti poi, non ha accettato la candidatura a Presidente della Fnsi. Queste le motivazioni
Carissime e carissimi,

Avevo legato la mia disponibilità ad accettare la candidatura alla presidenza della Fnsi alla esistenza di un vasto consenso, esterno ed interno alla maggioranza.

Dal momento che, in primo luogo all’interno della maggioranza, esistono posizioni diverse e legittime riserve, non saró certo io ad incentivare rovinosi fenomeni di divisione che considero pericolosi e devastanti alla vigilia di sfide decisive per il futuro della professione.

Ringrazio chi ha pensato e sostenuto una mia candidatura, ma non ho intenzione di comportarmi in modo diverso da quanto ho sempre sostenuto e cioè che l’unità del sindacato sia un bene più prezioso delle ambizioni o delle velleità di ciascuno di noi.

Sono sicuro che saprete individuare, tra le donne e gli uomini presenti nel consiglio nazionale, la figura giusta per dare alla Fnsi un o una Presidente che voglia garantire il rispetto dello Statuto e delle libere determinazioni che avete assunto nell’ultimo congresso, come ha saputo fare Santo Della Volpe, amico e compagno di tante battaglie per la libertà e per l’articolo 21 della Costituzione.

Un abbraccio e chiedo scusa per il disturbo.

Ed ora alcuni elementi di chiarezza. Non è vero che la maggioranza non aveva i numeri per votare Giulietti. Sarebbe stato eletto alla prima votazione. Alle 8 di questa mattina Beppe Giulietti ha inviato quella lettera in cui ha spiegato le sue motivazioni.

E la storia va raccontata in questo modo. I veti di una parte dei delegati della Romana facenti riferimento alla candidatura di Paolo Butturini e da  altre esigue e minoritarie individualità hanno affermato che Giulietti non fosse il candidato ideale. Volevano sottoporre Giulietti ad un esame approfondito, dimenticando in fretta la sua storia. Hanno detto no a tutte le candidature avanzate, hanno posto il veto sui profili individuati.

Avrebbero preteso un faccia a faccia tra i due candidati (Butturini e Giulietti) non comprendendo o non volendo comprendere che Paolo Butturini si è autocandidato mentre a Giulietti la maggioranza dei Consiglieri Federali ha chiesto di candidarsi.

Non hanno minimamente contestato i ragionamenti politici fatti da Giulietti nel corso del suo intervento organizzato dal gruppo di Fiuggi. Anzi, hanno chiesto anche che l’esperienza di Fiuggi potesse essere superata perché non è ammissibile, a loro giudizio, che alcune componenti della Federazione della Stampa scegliessero di cominciare ad abbandonare le componenti per ricercare la più larga unità, in una fase in cui la frammentazione indebolisce qualsiasi corpo intermedio.

Non hanno considerato le risposte date da lui in occasione del convegno sui profili del presidente della Fnsi. Hanno posto un veto incomprensibile se non legato unicamente a questioni legate all’impegno di Giulietti in politica dimenticando il lavoro fatto in quella veste a difesa del sindacato, della libertà di informazione e dei diritti ad informare ed essere informato. Hanno pensato che quel suo ruolo politico, esercitato innanzitutto a difesa dei nostri temi, potesse essere un elemento penalizzante della sua condidatura e non un punto di forza.

Hanno dimenticato il ruolo esercitato per 15 anni dentro l’associazione Articolo 21.

A fronte della rinuncia di Giulietti oltre 80 consiglieri nazionali hanno deciso di non procedere all’elezione del Presidente della Fnsi perché dovrà essere individuato il nuovo candidato.

Alcuni twitter di cattivo gusto hanno affermato che coloro che hanno sostenuto la candidatura di Giulietti siano peggio dei Verdiniani, anzi spicciano casa a Verdini. Non esiste replica a questa considerazione che rappresenta però in quel contenuto la pochezza politica.

Io dico che chi ha sostenuto la proposta di Giulietti a questo punto non ha più nulla da attendere. Non ci serve un sindacato dove ci siano veti, vecchio, fossilizzato su posizioni inconcludenti dove i protagonisti sono vecchi al di là dell’età anagrafica.

Spero che il prossimo candidato voglia ripartire dall’intervento di Beppe, dalla sua lettera, dalla proposta di Fiuggi, dall’idea di un sindacato moderno, deciso e che pensi più all’attività sindacale e meno ai giochi e giochetti che alla fine sembrano dire, Non va bene nessuno eccetto me. Che si decida, che si voti senza ripassare nella logica del pedigree e poi… Poi chi c’è c’è. Qualcuno, e non chi voleva Beppe Giulietti presidente, ha sancito coi suoi veti che la maggioranza di Chianciano è divisa, semplicemente non c’è più. E se una maggioranza è divisa forse bisognerebbe cominciare a comprendere che sarà meno larga, diversa, ridotta. Ma non è possibile che non abbia mai la capacità di decidere.

Se non ti trovi d’accordo, dopo 4 riunioni e 22 ore di dibattito, non è detto che il candidato o anzi i candidati proposti dai più non siano giusti, forse saranno sbagliate le considerazioni di chi è contrario. A meno che, dietro il veto, ci sia la volontà di dire. O si gioca come dico io oppure noi non giochiamo più. Anzi, vi porto via anche il pallone. Alla fine della discussione, quando la sintesi non c’è o non si vuole trovare, non resta che il voto. Per Beppe non si è arrivati mai al voto per sceglierlo. E’ stato un errore. spero che non lo faremo la prossima volta. E lo accetterei anche se io fossi contrario a quella candidatura. E’ semplicemente questione di democrazia. Ed io spero che con Fiuggi vi sarà anche la possibilità di coinvolgere Beppe, le sue idee, il lavoro fatto da sempre per un obiettivo che non è mai stato individuale ma collettivo.

Giorgio Santelli, Consigliere Nazionale FNSI


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