Informazione, rivoluzione etica

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La nostra professione ha bisogno di verità e di senso. Tutto qui. Nessuna ricetta magica. Padre Francesco Occhetta con la sua riflessione tocca il cuore del problema. Occorre abbassare il rumore del mondo, lasciando parlare i fatti e offrendo chiavi di lettura molteplici. Per  tutti i giornalisti, credenti o non credenti.     La sbornia di spettacolarizzazione ha raggiunto livelli insopportabili. Non siamo credibili. Tutto qui. Penso, ad esempio, alla disinformazione, alla diffamazione, alla calunnia, i nuovi mali della professione. Lo ha ricordato più volte anche Papa Francesco. Internet docet.

“Sono un peccato -ha detto – questo e’ dare uno schiaffo a Gesù”. Ma senza scomodare Cristo e’ uno schiaffo a lettori e telespettatori di certo. E’ uno dei buchi neri del nostro fare informazione, oggi. Quel fango della strada dove “anche la Chiesa – ha ricordato sempre il Papa – corre il rischio di sporcarsi”. Ne saremo capaci?

Non lo so. La professione ha bisogno di una rigenerazione etica profonda. Le strutture associative, negli ultimi anni, non sono state in grado di affrontare la crisi. Certo, c’era l’emergenza occupazionale, certo c’era l’esigenza di riforme normative (non siamo stati capaci di fare neanche queste!) ma i contenuti, la “mission” del giornalista oggi? Papa Francesco ci chiede di raccontare “verità, bontà, bellezza”, e forse, come tutti i profeti, chiede troppo. Ma, per dirla come l’amato Cardinal Martici,” non c’è solo la banalità del male, c’e’ pure il male della banalità”.

Nella più generalizzata crisi del paese, con il crollo delle ideologie dei partiti e del senso civico, l’informazione ha responsabilità aggiuntive e fondamentali. Più che mai il servizio pubblico. Essere coautori – come giornalisti – nel processo di formazione del capitale culturale sociale e, soprattutto, umano della nostra società. Cambiano linguaggi, strumenti, piattaforme, modelli gestionali, l’informazione   deve essere strumento capace di fornire a ciascun cittadino gli elementi necessari a formarsi, autonomamente, opinioni e idee e a partecipare in modo attivo e consapevole alla vita del paese. Informazione “levatrice”, potremmo scomodare Socrate, dell’apprendimento e dello sviluppo del senso critico civile etico della collettività nazionale, prestando attenzione alle differenze, ai nuovi bisogni, alle emergenze, alla complessità dei fenomeni. Insomma, abbassare i toni, megafono spesso ridondante del nulla assoluto e pensare di più ai contenuti

E chissà, forse, potremmo recuperare anche qualche copia di giornale o qualche telespettatore in più. Le continue esortazioni di Papa Francesco possono accompagnarci su questa strada. Il Giubileo della Misericordia, nel racconto della quotidianità, è un banco di prova. Il lavoro che ci attende per questa revisione e’ complesso ma non deve spaventarci. Quante regioni vecchie e nuove ci sono per riproporre a noi stessi e agli altri una riflessione sull’esigenza di un impegno continuo per un processo di riconciliazione della società? Quante preoccupazioni ci richiamano sulla fragilità delle relazioni umane nel tempo in cui viviamo? Quanti timori, come giornalisti, ci accompagnano nel racconto e nella rappresentazione della realtà umana e sociale per  i pericoli sempre più gravi di un progressivo, quasi inarrestabile, deterioramento delle condizioni di convivenza? Su questo, come su altri terreni, sembra dirci padre Occhetta, riflettendo sulla crisi della professione, non ci sono tracciati certi, soprattutto non ci sono regole e ricette risolutive.

E’ la volontà dei singoli, la disponibilità di ognuno nel rapporto con gli altri che può introdurre motivi di fiducia dove domina solo il cinismo, il mercato, il potere, la disperazione, la solitudine. Dove l’uomo e la società sono soffocati dai conflitti, dove c’e’ l’urgente bisogno di riconoscersi, rigenerarsi e riscattarsi. Mi fermo qui. Quanto è, oggi, l’informazione responsabile del travisamento delle ragioni di vita, come delle ragioni di morte? Mezze menzogne e mezze verità, il rischio c’è ed e’ sotto gli occhi di tutti. Apriamo un dibattito. Per un mondo migliore, sembra dirci padre Occhetta, per la pace, la giustizia, per la dignità dell’uomo, il campo d’impegno di ognuno e’ qui ed e’ ora.

* Direttore Rai Vaticano


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