Le oche del lusso. Caffè del 3 novembre

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Ohibò, i giornali si sono scocciati. Non sembrano più disposti a seguire il piè veloce in tutte le sue giravolte tra un media e un altro, non ne possono più di rivelare il verbo e di disegnare l’identikit del prossimo vecchio e gufo da spianare e asfaltare. Povero Vespa! Che sperava di  ripetere con Renzi i colpi per lui consueti dei libri-intervista dedicati a Berlusconi. Una rivelazione al giorno, notizia “in prima”, pubblicità gratuita e qualche soldo in più per lui, per Bruno. 

Corriere della Sera: “L’ingorgo delle tasse a novembre. In un mese 221 adempimenti”. La Stampa: “Ricercatori all’Università. Solo 1 su 100 trova posto”. Sole24Ore: “Comuni, effetto manovra. Ecco i tagli città per città”. E Repubblica: “La Corte dei Conti. Così le regioni truccano i bilanci”. Persino Franceschini, con la sua proposta di spianare il basamento del Colosseo e ricreare l’arena com’era, fa meglio del Premier; e “scala” la prima pagina di Repubblica e della Stampa. Il Fatto promuove Landini: “Renzi non rappresenta gli operai”, Il Giornale se la prende con lo sciopero che ha paralizzato Fiumicino: “Svaligiati dai sindacati”. Per abbeverarsi al Renzi-Vespa-pensiero bisogna scendere a pagina 4 di Corriere e Stampa:  “Sfida sinistra e sindacati…Il rischio scissione non (lo) spaventa”. Repubblica, addirittura, lo riduce a contraltare di un sindacalista: “Lite Renzi Landini”. “Non cambierà la delega”. Così andrai a sbattere”. Cose mai viste! 

Ilaria Cucchi è una donna straordinaria. Invece di crollare dopo l’insulto giudiziario alla memoria del fratello e alla sua famiglia, invece di vergognarsi d’essere italiana per i commenti di sedicenti sindacalisti della polizia di stato, Ilaria ha rilanciato: voglio giustizia, civile se non penale, e ha chiesto la riapertura delle indagini. “Non si può morire nelle mani dello stato”, le ha risposto il procuratore capo di Roma. E Stefano Cucchi era un uomo di trent’anni, pieno di problemi ma vivo, quando è stato arrestato nel 2009. Una settimana dopo hanno restituito alla  famiglia il suo corpo senza vita, martoriato, pieno di ecchimosi, come tutti l’avete visto. “Vanno azzerate le perizie e le consulenze che hanno fatto solo fumo e nebbia sui fatti». Si riaprano le indagini. 

Ieri, splendida inchiesta di Report dedicata alle oche del lusso. Quelle che vengono spennate vive in Ungheria per riempire piumini che costano da mille euro in su. Tra tortura alle oche e sfruttamento della mano d’opera, in Romania, in Transnistria (regione della Moldavia nelle mani dell’ex KGB) o in Armenia, un piumino costa al produttore non più di 100 euro. Il resto è furto, perdón “profitto” che il padrone di Monclair Remo Ruffini, perdón il “generoso imprenditore”, citato da Matteo Renzi come esempio di italico savoir-faire, si assicura deocalizzando dall’Italia, poi anche dalla Romania perché -si sa- il profitto non basta mai. La Gabanelli non si è però limitata alla pars destruens, ha scovato un altro imprenditore del lusso, Brunello Cucinelli, che lavora solo in Italia, con operaie italiane, senza temere né l’articolo 18 né “gli scherzi del Landini” ,per evocare il Marchionne – Crozza. Nel suo piccolo, Report propone ala governo una politica industriale: il made in Italy solo a chi lo merita. Aggiungo: giù le tasse sul lavoro solo a chi lo merita.

Infine, avete visto tutti il bel sorriso di Ghoncheh Ghavami, condannata a un anno di carcere per aver voluto assistere a una partita di pallavolo in Iran. Secondo me non è da compatire ma da sostenere e ringraziare. Lei, come Reyhaneh Jabbari, che ha pagato,purtroppo, con la vita, svelano agli iraniani e al mondo l’intollerabile ipocrisia del regime. E fanno più male alla guida suprema, Ali Khamenei, delle anacronistiche e dannose sanzioni americane. Ghoncheh Ghavami e Reyhaneh Jabbari ricordano Bartolomeo Sacco e Nicola Vanzetti. E Malala Yousafzai.

Da corradinomineo.it


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