A Latina contro mafie e corruzione

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A Latina in 100mila per la  XIX edizione della Giornata dell’impegno in ricordo delle vittime innocenti delle mafie, organizzata da Libera e Avviso pubblico. Nel capoluogo pontino sono arrivati giovani, studenti, associazioni, anziani, amministratori locali di tanti terrritori per “abbracciare” i familiari delle vittime delle mafie, oltre 800 che hanno camminato insieme come fanno dalla prima volta nel 1996, per rinnovare memoria e impegno, a partire dal ricordo dei loro cari.

“Siamo venuti qui per affetto, stima e riconoscenza per questo territorio, qui ci sono belle persone e belle risorse – ha detto don Ciotti in testa al corteo – Siamo venuti per cercare verità per don Cesare Boschin e tanti altri e per non dimenticare che le organizzazioni mafiose attraversano tutto il territorio e anche l’Agro Pontino. Ho trovato migliaia di ragazzi, qui c’è un’Italia intera che si è data appuntamento”, ricordando che ieri “il Papa è stato chiaro: ‘Piangete e convertitevi, in ginocchio chiedo di cambiare vita’”. “Le nostre antenne di cittadini ed associazioni – continua don Ciotti – ci dicono che qui le mafie non sono infiltrate, sono presenti. Fanno i loro affari nel settore dell’economia e della finanza. Se fosse solo un problema di criminalità basterebbero le forze dell’ordine ma è anche un problema di case, di povertà e di politiche sociali”. Sul caso rifiuti e sulle dichiarazioni del pentito Schiavone, don Ciotti ha ricordato: “Si sapeva da vent’anni, mi sono stupito di chi si è stupito. Boschin vedeva tutto questo dalla sua finestra e sulla sua morte non sappiamo ancora la verità. Non c’è strage in Italia di cui si conosca la verità”.
 A Latina anche le biciclette della ‘Transumanza per la legalità’, che hanno anche alimentato il  palco a pedali allestito nel cuore della città, in un silenzio commmosso, rotto solo dagli applausi della folla, sono stati scanditi le oltre 900 vittime della mafia. Tre i maxi schermi allestiti per seguire gli eventi: uno in piazza San Marco, uno in viale Italia e uno in piazza del Popolo.
Dal palco don Ciotti ha parlato alla politica e ai cittadini, ai giovani e ai familiari delle vittime, con ancora negli occhi le immagini della veglia del 21 marzo con il Papa e nelle orecchie il suono di quel “convertitevi” rivolto agli uomini e alle donne di mafia. ”Chiediamo che la politica decreti per legge il 21 marzo come Giornata nazionale per le vittime di tutte le mafie – ha detto Ciotti: le sveglie delle nostre coscienze sono loro, che sono caduti per la legalità e per la giustizia. Per vivere ci vuole coraggio, non perché la vita sia difficile o spaventosa: ci vuole coraggio perché così la vita è più vera. Siamo tutti fragili e piccoli ma metterci in gioco significa vincere e si eviterà l’errore più grande: vivere senza aver davvero vissuto”. Tante le esortazioni alla politica, fra gli altri un monito contro la prescrizione e le attuali leggi anticorruzione ancora poco incisive. Forte e’ arrivato in piazza, il richiamo di Ciotti all’assunzione di responsabilità da parte di tutti, dalle associazioni, alla politica, ai cittadini, ai familiari delle vittime. Non fa sconti a nessuno, il presidente di Libera, e invita a guardare con coraggio dentro le proprie realtà, sui territori, per una antimafia che non sia fatta di parole (“parole stanche, malate” – commenta Ciotti) ma di atti concreti e coraggiosi. Non nasconde le tante difficoltà del fare quotidiano, la stanchezza dei percorsi, la necessita’ di guardare dentro le proprie realtà e di riconoscere i propri limiti.  Infine, rivolgendosi ai giovani: “siete me-ra-vi-glio-si”, ha detto salutando la piazza  intorno alle 13. Nel pomeriggio 25 seminari, spettacoli e mostre sono stati occasione di confronto, condivisine e dibattito in  una Latina colorata da bandiere di Libera, dai colori degli scout, dalle tantissime e diverse realtà che hanno preso parte al corteo che ha ribadito come l’Agro Pontino sia anche terra di forti radici antimafia e non solo luogo di conquista dei boss.

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