Siria, perché Kerry non convince.

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C’è un disegno americano per il “Nuovo Medio Oriente”? E se c’è, davvero segna un “ragionevole” passo avanti?

Un vecchio adagio, condivisibile, invita a stare attenti, “non mischiare la morale con la politica.” Giusto, ma anche l’insegnamento di Santa Romana Chiesa “non si raggiunge il bene facendo il male” ha una sua logica. Chi non ha “il bene” tra le sue finalità ultime? Ma se intanto fa il male, dove andrà? Per altro però se non si dà alla politica la possibilità di confrontarsi con le realtà e i compromessi che ciò comporta, si farà mai qualche passo avanti? Sartre parlava di “mani sporche”, e non certo nel senso che immaginano i fanatici di “mani pulite”. Tutto questo serve a dire che non è una scelta “moralista” quella che induce a guardare con perplessità agli sforzi del segretario di stato americano Kerry in Medio Oriente. Non ci siamo iscritti al partiti dei nemici del coinvolgimento dell’Iran nella grande questione mediorientale. Né al partito dei bombardieri.

L’Iran, con le sue articolazioni interne che nessun normodotato negherà, ha perseguito la sua agenda con coerenza, intelligenza e visione. Quale sarebbe l’agenda? A nostro avviso questa: favorire il disegno neocon dell’alleanza delle minoranze smantellando gli stati arabi del Levante, e in prospettiva del Golfo, conquistare la direttrice Tehran-Baghdad-Damasco-Beirut in modo da divenire il real broker della partita petrolifera, il dominus eurasiatico, e dare in cambio l’accordo sul nucleare. Per fare questo occorreva prima consolidare le conquiste sul terreno e poi avviare il tango con Washington. Guardando alla storia degli anni recenti, a quella del conflitto siriano e alla successiva svolta-Rohani si potrebbe dire “mission accomplished”.

Poiché la storia ci ha insegnato che a far deragliare il processo di pace israelo-palestinese è stato l’Iran, si può dire che coinvolgere l’Iran è indispensabile oggi per salvarlo. E altrettanto si può dire per la Siria. Ma come? Con uno scambio “nucleare per diritti umani?”, o con uno scambio “diritti umani per sdoganamento”?

La Casa Bianca spera di salvare quel po’ che resta della possibile pace israelo-palestinese chiudendo gli occhi su Homs, Aleppo e il Qalamun e avallando la nascita di stati-etnico confessionali su questa direttrice (e non solo)? Tehran accetterebbe la ” pulizia etnica” vincente da Beirut a Tehran, rinunciando all’odierno sud della Siria e non sabotando l’accordo israelo-palestinese? Può essere . Ma se questo è il disegno, almeno bisogna saperlo.

Da ilmondodiannibale.it


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