Un’aggressione alla democrazia. E non solo

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Martedì scorso,  alla presentazione al  Jewish Community Center di via Balbo a Roma del libro di Fabio Nicolucci “Sinistra e Israele. La frontiera morale dell’occidente” (la copertina nella foto),  Marco  Ramazzotti,  noto intellettuale ebreo aderente alla rete ECO – Ebrei Contro l’Occupazione –  e’ stato prima scacciato  e poi, portato  in strada,  anche malmenato. A Tobia Zevi e a Giorgio Gomel, ambedue della Comunità Ebraica di Roma, tra gli organizzatori della iniziativa, dell’associazione di cultura ebraica Hans Jonas  il primo e il secondo  rappresentante di JCall Italia  (il gruppo italiano del movimento «/European jewish call///for reason») nonché  collaboratore del mensile interculturale Confronti, è stato impedito di prendere la parola per illustrare, come da programma, il loro punto di vista sulle tesi di Fabio Nicolucci.
Autori dell’aggressione fisica e verbale è stato un  gruppo di  picchiatori.

La vicenda non può essere rubricata nella categoria degli  “incresciosi episodi”, gravi ma isolati. Anche se non a tutti è noto,  a Roma  vi è da tempo  un problema di limitazione dell’agibilità democratica della città, per la presenza di bene addestrati picchiatori che  intervengono con minacce e non raramente con vere e proprie violenze per contrastare o impedire iniziative  che suonino di critica alle politiche dei governi israeliani.    Dopo che il 24 giugno del 2010 un gruppo di questi picchiatori, bene organizzato, aggredì sulla Scalinata del Campidoglio una pacifica e silenziosa manifestazione  in favore dei prigionieri politici palestinesi ristretti nelle carceri israeliane, e spedì  alcuni manifestanti in ospedale, uno dei quali vi rimase quattro mesi,  alcune zone  della città    sono precluse ad iniziative in favore della Palestina, per ragioni di “ordine pubblico”, essendo troppo vicine all’area abitualmente presidiata dai noti picchiatori. Con l’aggressione di martedì scorso  si  è giunti ad impedire la parola addirittura nei locali di una istituzione culturale ebraica e  non a sostenitori della causa palestinese, ma a sostenitori delle ragioni di Israele, però critici degli estremismi della politica israeliana.
Fino a quando si continuerà a tollerare  questa situazione?

Gli autori di queste prodezze, che per altro non fanno mistero della loro appartenenza, non sono ignoti alla forze dell’ordine che però sembrano  avere qualche  difficoltà  a dissuaderli dall’esternare il  proprio fanatismo con modalità che non sono semplicemente disdicevoli  ma costituiscono fattispecie di reati. Così  essi  presumono di poter godere di una sorta di impunità  e se  ne avvalgono.
Non è solo la democrazia a venirne offesa, non sono solo  i sostenitori della causa palestinese a patirne, ma è lo stesso Ebraismo che ne resta ferito.

 

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*Il 16/01/2014 11.56, Pasqualina Napoletano ha scritto:*

Fabio, martedì scorso con Andrea siamo venuti alla presentazione del tuo  libro,tu non ci hai visti e noi non ti abbiamo neanche potuto salutare  ma è bene che tu sappia perchè e cosa è successo. Dopo i controlli  dovuti, siamo entrati nella sala già piena ed abbiamo notato una certa  tensione che non si addiceva ad un evento come la presentazione di un  libro. Andrea ha incontrato un vecchio amico ed io ho cercato di vedere  se c’erano posti a sedere, a quel punto sento gridare : “tu sei Marco  Ramazzotti non devi stare qui”. Immediatamente parte un gruppo di  persone che lo prende e lo scaraventa per le scale fino alla porta di  ingresso. Conosco Marco e sua moglie Annina dagli anni ’70, ma non ero  sicura che si trattasse di lui perché era circondato e sovrastato dalle  persone che lo stavano platealmente cacciando. Cerco Andrea e gli dico  dell’accaduto e insieme scendiamo in strada per cercarlo anche perché, a  quel punto, non avevamo alcuna voglia di rimanere. In strada Marco aveva  indossato il casco e stava andando via con il suo motorino quando le  stesse persone che lo avevano buttato fuori lo hanno spinto e  volutamente fatto cadere a pochi centimetri dalle ruote di una macchina  che sopraggiungeva in senso opposto. Ci fermiamo, quando si toglie il  casco lo riconosco e lui fa altrettanto, mantiene una calma ammirevole  nonostante gli insulti che gli venivano rivolti e fa notare agli  esagitati interlocutori di essere stato invitato da Tobia Zevi, per  tutta risposta gli rispondono che Tobia Zevi lì non conta niente.  Arrivano nel frattempo due poliziotti in borghese che prendono le nostre  generalità e la volontà mia e di Andrea di testimoniare dell’accaduto  anche perché gli aggressori continuavano a dire che lui era caduto da  solo, chiedono poi a Marco se vuole un’ambulanza e gli dicono che ha 90  giorni di tempo per sporgere denuncia. Non credo che Marco li denuncerà  anche perché, ne abbiamo parlato lì stesso e lui non vuole esasperare  ancora di più gli animi, se lo farà,noi siamo comunque pronti a  testimoniare. Proprio perché credo che lui non farà denunce sento la  responsabilità di fare almeno sapere cosa è successo. Non voglio  aggiungere commenti perché i fatti si commentano da soli.  Caro Fabio, tu sai che sulla questione israelo-palestinese tra noi ci sono posizioni  molto distanti, nonostante ciò eravamo venuti perché interessati al tuo  libro ed al tuo punto di vista. L’amara conclusione che traggo da questa  vicenda è che, se vengono meno anche gli spazi per un reciproco ascolto,  vuol dire che siamo messi proprio male. Spero anche che questo episodio  apra un dibattito nella comunità ebraica romana che abbiamo sempre  considerato parte di questa città e non ghetto degli irriducibili.  Con affetto anche da parte di Andrea.  Pasqualina   


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