Pensando a Mandela, da Tehran

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Nelson Mandela è un simbolo per tutti, ma per noi iraniani forse è qualcosa di più. E’ anche un monito. Su presente e futuro…

di Ali Izadi

La morte di Nelson Mandela è stata un grande dolore per tutto il mondo , specialmente per tutti i colori che soffrono a causa di un regime totalitario e stanno combattendo per la libertà: da questo punto di vista si può dire che con la morte di Mandela tutta la comunità internazionale è rimasta nel lutto, ma una parte di essa di più .

Con i 27 anni trascorsi in galera Mandela ha incarnato il rifiuto di un universo mentale, politico e culturale razzista, quello che poneva cani e neri allo stesso livello, proibendo ad entrambi di entrare nei locali pubblici. E’ stato questo il punto d’inizio della lotta di Nelson Mandela.

Se questo è il cuore della lotta-Mandela, il punto più importante e innovativo, che lo ha reso un mito globale, è stata la sua tolleranza verso i nemici.
In altre parole, Mandela quando era senza potere ha lottato contro quelli che avevano un potere assoluto, poi ha trascorso 27 anni in galera per la sua idea ed il popolo suo , ma diventato Presidente del SUO Paese lo ha voluto Paese di e per tutti: si potrebbe dire che la vera United Colors è stata la sua.L’arcobaleno di Nelson…

Mandela non ha creduto in una rivoluzione a tempo indeterminato, senza fine; è questo che lo ha reso particolarmente caro e importante agli iraniani sottoposti a questa rivoluzione che per eternizzarsi si è fatta regime. La rivoluzione khomeinista infatti facendosi rivoluzione permanente ha ucciso tutti i colori, ha combattuto l’individuo, stendendo soltanto il terrore del grigio sugli uomini, le donne, i colori, le culture, le passioni, le individualità, le passioni, le fedi, le etnie dell’Iran. I tribunali iraniani non hanno conosciuto né sosta né tregua. Non è mai cominciata l’epoca dell’arcobaleno da noi.

Mandela invece appena scarcerato ha creato una commissione per la verità e la riconciliazione: non ha voluto la sistematica e feroce eliminazione di chiunque avesse collaborato con l’Apartheid. In Iran è accaduto l’esatto contrario.

L’altra lezione di Mandela è stata questa: lui ha voluto lasciare il potere, dopo solo 5 anni. Una scelta che ha fatto non per sé, ma per il futuro democratico del suo Paese. Sapeva che identificare il potere con una persona sarebbe stato un male peggiore che andare incontro agli errori prodotti da inadeguatezze.

Mandela incarna tante lezioni per l’Iran, per gli iraniani, che valgono per chi sgoverna il nostro Paese dal 1978 ma anche per chi si oppone. C’è un tempo per condannare e un tempo per perdonare, nella verità e nella riconciliazione.

Da ilmondodiannibale.it


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